di Nieves San Martín
BRUXELLES, venerdì, 20 novembre 2009 (ZENIT.org).- Questo mercoledì a Bruxelles, monsignor Adrianus van Luyn, Vescovo di Rotterdam e presidente della Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE), aprendo l’Assemblea Plenaria autunnale, in svolgimento fino a questo venerdì, ha tracciato le linee principali del dialogo di questo organismo con le istituzioni dell’Unione Europea, e ha affermato che “la causa più profonda della crisi economica è un’immagine falsata dell’uomo”.
Il presidente della COMECE ha iniziato il suo discorso ricordando avvenimenti degli ultimi mesi come l’elezione del Parlamento Europeo, dal 4 al 7 giugno scorso, e la conclusione della ratifica del Trattato di Lisbona.
Si è riferito anche al fatto che questo giovedì i Capi di Stato e di Governo si sarebbero riuniti per promuovere per la prima volta i due ruoli creati dal Trattato di Lisbona: quello di presidente del Consiglio Europeo e quello di “Alto rappresentante per la politica estera”, che sarà anche vicepresidente della Commissione Europea.
Nella seconda parte del suo discorso, monsignor Van Luyn ha affrontato “le principali sfide del prossimo futuro”. A suo avviso, “quello che l’UE mantiene con le Chiese e le comunità religiose è un dialogo aperto e regolare”, che “insieme alla fiducia tra le istituzioni europee e le Chiese è aumentato con gli anni”. “Il merito è anche del lavoro della COMECE”, ha riconosciuto.
Raggiunta l’elaborazione degli strumenti, ha aggiunto monsignor Van Luyn, “si tratta di sapere come e con quali obiettivi desideriamo condurre il dialogo”. Per questo, bisognerà mantenere con le istituzioni un “dialogo sul dialogo”.
Allo stesso modo, ha segnalato, “dobbiamo sapere su quali materie vogliamo entrare in dialogo con l’Unione Europea”. Non si tratta, ha constatato, della “preoccupazione per noi stessi o per le nostre prerogative”, ma del tentativo di “far fruttare nel processo politico la Buona Novella di Gesù Cristo, che è ugualmente valida per tutti gli uomini”. Per fare ciò, ha aggiunto, la COMECE deve “fondarsi sulla Dottrina Sociale della Chiesa in tutta la sua portata, e sui due pilastri che sono la dignità umana e il bene comune”.
Riferendosi al vertice sul clima che si svolgerà a Copenhagen (Danimarca) a dicembre, ha sottolineato che “è chiaro che non ci sarà un accordo sul protocollo che sostituisca Kyoto”. In questo contesto, a suggerito che “dovrebbe tuttavia essere possibile un accordo politico su obiettivi precisi”, che potrebbero portare “all’adozione di un nuovo protocollo l’anno prossimo, a Bonn o in Messico”.
“I climatologi lamentano che gli obiettivi dei Paesi industrializzati per la riduzione dei gas serra non siano abbastanza ambiziosi per limitare a 2°C il massimo di riscaldamento del pianeta da qui alla fine del secolo”.
Monsignor Van Luyn ha ricordato che nel contesto del dialogo con le istituzioni dell’UE il Segretariato della COMECE si è coinvolto a vari livelli perché chi decide nell’UE vigili soprattutto sul bene delle generazioni future e degli abitanti dei Paesi in via di sviluppo.
Il presidente della COMECE si è quindi riferito al Trattato di non proliferazione delle armi nucleari che sarà rinegoziato nel maggio prossimo. “Essendo sorte nuove potenze nucleari come l’India, il Pakistan e la Corea del Nord, e con l’inquietante interrogativo sul fatto di sapere se e quando l’Iran si unirà a questo club, i negoziati rivestono un’importanza maggiore”, ha affermato.
Monsignor Van Luyn ha aggiunto che “la causa più profonda della crisi economica” che il mondo sta vivendo è “un’immagine falsata dell’uomo”.
“Negli ultimi decenni, il concetto di un uomo come homo oeconomicus interamente concentrato sull’ottimizzazione ha guidato la politica europea. In questo momento di crisi, è tuttavia noto che l’aspirazione a un PIL sempre più elevato e alla crescita delle entrate per abitante non equivale a una maggiore soddisfazione dell’uomo e allo stesso tempo attenta contro le basi naturali della vita”.
Per questo, ha aggiunto, bisogna rallegrarsi della serie di iniziative significative che mettono in discussione gli strumenti di misura dell’efficacia economica e del progresso sociale attualmente in vigore.
Con l’adozione del Trattato di Lisbona, ha proseguito, l’Unione Europea si è impegnata a creare in Europa un’economia sociale di mercato duratura. Nei prossimi mesi, le istituzioni europee delibereranno su una nuova strategia decennale per lo sviluppo economico e sociale, che dovrà sostituire la strategia di Lisbona. E’ previsto che il Consiglio Europeo di Madrid nel marzo 2010 adotti una decisione in questo senso.
Nel frattempo, si è proposto che il segretariato della COMECE organizzi un Dialogo con i rappresentanti del Parlamento e della Commissione sulla concezione dell’uomo e della società su cui si baserà questa nuova strategia. Il presule ha poi concluso auspicando che le Conferenze Episcopali degli Stati membri cerchino questi contatti in vista del vertice di Madrid.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]