La Chiesa in Brasile risponde alle nuove modalità di immigrazione

Intervento dell’Arcivescovo di San Paolo, il Cardinale Odilo Pedro Scherer

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di Carmen Elena Villa

CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 10 novembre 2009 (ZENIT.org).- Lo spazio urbano diventa sempre più “la nuova frontiera per il dialogo tra culture e fede che i migranti portano con loro”, ha affermato il Cardinale Odilo Pedro Scherer, Arcivescovo di San Paolo (Brasile), durante una tavola rotonda sul tema “Una risposta pastorale al fenomeno dell’urbanizzazione delle migrazioni interne”.

Il porporato è intervenuto durante il congresso in svolgimento a Roma e organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti a cinque anni dalla pubblicazione della Costituzione “Erga migrantes caritas Christi”. L’evento accademico conta sulla presenza di circa 300 partecipanti dei cinque continenti e terminerà questo giovedì.

Il Cardinale Scherer ha presentato un breve panorama della realtà della migrazione dalle campagne alle grandi città del suo continente, affermando che questo fenomeno deve essere considerato un’opportunità “per la ricerca di nuove modalità di fare pastorale”.

Il Brasile, un Paese in movimento

L’80% della popolazione brasiliana vive in città, visto che negli ultimi 50 anni il fenomeno migratorio si è intensificato, ha ricordato il porporato. Ciò ha fatto sì che il 10% degli abitanti delle città brasiliane sia costituito da immigrati recenti.

Nel suo intervento, l’Arcivescovo di San Paolo si è riferito a un progetto congiunto con il Comune della metropoli chiamato “Il mio quartiere, la mia città”, che studia i gruppi e le personalità che hanno aiutato a costruire lo spazio di convivenza dei vari settori su cui le migrazioni hanno una forte influenza.

Molti di questi gruppi, ha sottolineato, sono stati creati per iniziativa delle comunità ecclesiastiche di base, “dando conferma di come la presenza e lo stanziarsi della Chiesa nello spazio urbano sia ancora un fatto importante”.

L’Arcivescovo ha ricordato che a San Paolo l’Arcidiocesi realizza dal 1970 un progetto chiamato “Operazione periferia”, che consiste nel cercare terreni per costruire nuove parrocchie e insediare nuove comunità religiose nei settori in cui cresce la città, soprattutto quando la sua crescita avviene in modo irregolare.

Ha anche segnalato come le colonie provenienti da altri Paesi (Cina, Giappone, Corea, Ucraina, Lituania, Germania, Italia Francia e Paesi latinoamericani) abbiano costruito parrocchie a cui partecipano i membri di questi gruppi.

Gli immigrati, ha aggiunto, trovano una nuova forma di agire in questi spazi, che “costituiscono per loro anche importanti punti di riferimento socio-culturali”. Una celebrazione si svolge in rito maronita, un’altra in rito greco-melchita.

Il Cardinale ha quindi sottolineato alcune lezioni dell’“Operazione periferia”: “l’importanza per la Chiesa di mobilitarsi, attraverso parrocchie, centri comunitari, sedi di istituzioni ed enti, per caratterizzare lo spazio urbano con una presenza ‘più mobile’”.

Alcuni Vescovi dei luoghi d’origine vanno a visitare queste comunità, ha segnalato, rimarcando la collaborazione tra le Diocesi d’origine e quelle di destinazione. Ha anche ricordato che i gruppi svolgono celebrazioni durante le feste religiose e nazionali tipiche del Paese.

Il Cardinale Scherer ha osservato che a San Paolo esistono anche case di accoglienza per gli immigrati, che vogliono dare loro spazi di convivenza degni. C’è anche un servizio di pastorale per gli ispanoamericani, per inserirli nelle comunità cattoliche già esistenti.

Il porporato ha quindi concluso il suo intervento sottolineando la grande varietà di gruppi pastorali e comunità ecclesiali attivi grazie agli immigrati: “nel corso della recente storia dell’Arcidiocesi di San Paolo, hanno aiutato a formare il volto di una Chiesa viva e in movimento”.

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ZENIT Staff

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