Valori non negoziabili per un'Europa più solida

Il Cardinale Bagnasco indica le basi cristiane su cui consolidare la civiltà europea

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di Antonio Gaspari

ROMA, lunedì, 9 novembre 2009 (ZENIT.org).- Prendendo spunto dalla recente sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che vorrebbe imporre la rimozione dei crocifissi nelle aule scolastiche italiane, il Cardinale Angelo Bagnasco ha indicato i “valori non negoziabili” come decisivi per impedire che la civiltà europea cristiana si sfaldi.

Nel corso della prolusione alla 60a assemblea Generale dei Vescovi italiani, svolta ad Assisi lunedì 9 novembre, l’Arcivescovo di Genova ha spiegato che “il sorprendente pronunciamento deve fare riflettere su una certa ideologia che non rinuncia a fare capolino nelle circostanze più delicate della vita continentale, quella di un laicismo per cui la neutralità coinciderebbe con l’assenza di valori, mentre la religione sarebbe necessariamente di parte”.

Ma una simile posizione, ha sottolineato il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), “oltre ad essere un’impostura, non è mai stata espressa dalla storia e neppure dalla volontà politica degli europei”.

Dopo aver ribadito che “il crocifisso nella molteplicità dei suoi significati può suggerire solo valori positivi di inclusione, di comprensione reciproca, in ultima istanza di amore vicendevole” ed aver difeso “il fermo e inalienabile diritto di ciascun popolo alla propria identità culturale” il Cardinale Bagnasco ha denunciato “il tentativo di rivalsa” di “esigue minoranze culturali” le quali, “servendosi del volto apparentemente impersonale della burocrazia comunitaria, perseguono sulle libere determinazioni dei popoli”.

Per impedire che il modello di civiltà dell’Europa si sfaldi, il Presidente della CEI ha proposto di “riconoscere la visione trascendente della persona e la pari dignità di tutti gli esseri umani”.

Facendo riferimento ai tanti interventi in materia di Benedetto XVI, il porporato ha sottolineato che ci sono “valori profondamente radicati nella struttura dell’essere umano” e che “per la loro natura e il loro ruolo di fondamento della vita sociale non sono negoziabili”.

Si tratta in sostanza di quello che il Pontefice ha indicato come un “giusto e delicato equilibrio fra l’efficienza economica e le esigenze sociali, della salvaguardia dell’ambiente, e soprattutto dell’indispensabile e necessario sostegno alla vita umana dal concepimento fino alla morte naturale, e alla famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna”.

Riprendendo l’enciclica “Caritas in veritate” (n.15), il Cardinale Bagnasco ha sostenuto che “non può avere basi solide una società che – mentre afferma valori quali la dignità della persona, la giustizia e la pace – si contraddice radicalmente accettando e tollerando le più diverse forme di disistima e violazione della vita umana, soprattutto se debole ed emarginata”.

L’Arcivescovo di Genova ha rivelato che questo è uno dei temi rilevanti su cui l’Assemblea dei Vescovi rifletterà.

In questo contesto, il Cardinale Bagnasco ha espresso pesanti riserve sulla pillola abortiva ru-486 e sulla proposta di inserire l’ora di religione islamica nelle scuole.

In merito al via libera concesso dall’Aifa per l’utilizzo e la commercializzazione della pillola abortiva ru-486, il Presidente della CEI ha fatto presente che “ciascuno naturalmente si fa carico delle proprie responsabilità circa gli effetti concreti sulla salute delle persone che vi ricorreranno ed il rispetto delle condizioni minime che sono state a fatica riconosciute come indispensabili per la sua assunzione”.

“Nello stesso tempo – ha aggiunto – non si potrà non riconoscere, come già fa la legge 194, la possibilità dell’obiezione di coscienza agli operatori sanitari, compresi i farmacisti e i farmacisti ospedalieri, che non intendono collaborare direttamente o indirettamente ad un atto grave”.

Circa la ventilata ipotesi dell’ora di religione islamica, che la CEI avversa, il porporato ha precisato che “non è in discussione, la libertà religiosa di chicchessia, ma la peculiarità della scuola e le sue specifiche finalità che − in uno Stato positivamente laico − sono di ordine culturale ed educativo”.

“Infatti, – ha ribadito – l’insegnamento di religione cattolica, com’è noto, non è un’ora di catechismo, bensì un’occasione di conoscenza che si vuole ‘assicurare’ circa quei ‘principi del cattolicesimo’che ‘fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano’ (Accordo di revisione del Concordato Lateranense, art. 9). Conoscenza che è indispensabile in ordine ad una convivenza più consapevole e matura”.

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ZENIT Staff

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