La Santa Sede sulla questione dei profughi palestinesi

Intervento alla 64ª sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite

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CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 6 novembre 2009 (ZENIT.org).- Pubblichiamo l’intervento pronunciato il 3 novembre dall’Arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione delle Nazioni Unite, davanti al Comitato Speciale politico e sulla decolonizzazione (Quarto Comitato) sull’item 31: Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’impiego dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente.

 

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Signor presidente,

la mia Delegazione desidera cominciare esprimendo il proprio apprezzamento al Commissario Generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’impiego dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente per il rapporto annuale sull’operato dell’agenzia nello scorso anno. Il rapporto del Commissario Generale, Karen Abu Zayd, è degno di nota per due motivi: è il sessantesimo anniversario dell’Unrwa e lo scorso anno è stato eccezionalmente difficile per l’Unrwa.

La mia delegazione coglie l’occasione di esprimere gratitudine e apprezzamento per i sei decenni di servizio e di assistenza dedicati dall’Unrwa ai profughi palestinesi. Porgiamo anche sincere condoglianze per i membri dello staff dell’Unrwa che sono rimasti uccisi o feriti nello svolgimento dei loro doveri negli ultimi sessant’anni.

L’Unrwa fu creata come organismo temporaneo delle Nazioni Unite con il compito di aiutare i profughi palestinesi fino a quando la loro situazione non si fosse giustamente risolta. Ora, sei decenni dopo, l’esistenza stessa dell’Unrwa rammenta che la questione dei profughi palestinesi resta irrisolta.

Signor presidente,

questa tragica realtà porta la mia Delegazione al secondo punto, ed esattamente al fatto che questo rapporto riferisce di tragedie e di difficoltà  che i profughi vivono attualmente come hanno già fatto negli ultimi sessant’anni. La Santa Sede comprende perfettamente in che modo l’attuale situazione ha colpito la vita di milioni di persone con grande avversità. Operando con i suoi donatori e collaboratori di tutto il mondo, la Pontificia Missione per la Palestina, anch’essa fondata come agenzia temporanea nel 1949, offre attualmente, insieme con l’Unrwa, educazione, assistenza sanitaria, soccorso, servizi sociali e programmi per l’impiego ai profughi palestinesi in Giordania, in Libano, nella Repubblica Araba di Siria, in Cisgiordania e a Gaza.

Signor presidente,

la soluzione del conflitto israelo-palestinese rimane la chiave per risolvere le così  tante situazioni che portano il caos nella regione  del Medio Oriente e che hanno gravi implicazioni nel mondo. Purtroppo, entrambe le parti interessate falliscono nell’impegnarsi in un dialogo significativo e sostanziale e in una risoluzione delle dispute  per portare stabilità e pace in Terra Santa. Ora più che mai, la comunità internazionale deve proseguire gli sforzi per facilitare rapidamente un riavvicinamento delle parti. È ovvio che i mediatori nei negoziati dovranno mantenere un approccio equilibrato, evitando l’imposizione di precondizioni da entrambe le parti.

Nella speranza che i numerosi problemi della regione vengano infine risolti grazie ai negoziati e al dialogo, la mia Delegazione sottolinea ulteriormente che una soluzione duratura deve includere lo status della Città Santa di Gerusalemme. Anche alla luce dei numerosi atti di violenza e delle sfide al libero transito poste dal Muro di Sicurezza, la Santa Sede rinnova il suo sostegno a «disposizioni internazionalmente garantite, atte ad assicurare la libertà di religione e di coscienza dei suoi abitanti, come pure l’accesso permanente, libero e privo di ostacoli ai luoghi santi per i fedeli di tutte le religioni e nazionalità» (A/RES/ES-10/2).

Infine, esortiamo ancora una volta la comunità internazionale a facilitare significativi negoziati fra le parti in conflitto. Soltanto con una pace giusta e duratura, non imposta, ma garantita da negoziati e compromessi ragionevoli, le aspirazioni legittime di tutti popoli della Terra Santa saranno soddisfatte.

Grazie, presidente.  

[Traduzione del testo in inglese a cura de “L’Osservatore Romano”]

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ZENIT Staff

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