CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 4 novembre 2009 (ZENIT.org).- “Questa Europa del terzo millennio ci lascia solo le zucche delle feste recentemente ripetute e ci toglie i simboli più cari”. Lo ha affermato il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, in un commento pubblicato da “L’Osservatore Romano” sulla sentenza della Corte di Strasburgo sul crocifisso nelle aule scolastiche.
“Questa è veramente una perdita – ha aggiunto –. Dobbiamo cercare con tutte le forze di conservare i segni della nostra fede per chi crede e per chi non crede”.
Dopo aver espresso “apprezzamento” per l’iniziativa del Governo italiano, che ha annunciato il ricorso contro la decisione dei giudici europei, il porporato ha ricordato che il crocifisso “è simbolo di amore universale, non di esclusione ma di accoglienza”.
“Mi domando se questa sentenza sia un segno di ragionevolezza oppure no”, ha osservato.
Dal canto suo monsignor Aldo Giordano, Osservatore Permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, ha commentato la vicenda alla “Radio Vaticana” affermando che si riscontra “un certo atteggiamento ideologico” e “nel nome di certe idee si vuole forzare la realtà o si vogliono imporre delle cose alla realtà”.
“Io credo invece che l’Europa abbia estremamente bisogno di un rispetto delle realtà dei popoli, delle tradizioni”, ha dichiarato. “Se noi continuiamo a corrodere l’identità, cominciamo a non avere più visione per il futuro”.
“Invece di un’Europa che sia al servizio delle persone, al servizio dei popoli, al servizio dell’identità e quindi sappia prendere l’identità, metterla in una comunione dove le identità siano valorizzate, sembra invece che abbiamo paura delle identità, abbiamo paura delle tradizioni”, ha aggiunto.
A suo avviso, la sentenza della Corte europea usa “una concezione di laicità in senso esclusivista: cioè, una laicità che tenda ad escludere, quindi una laicità che crea spazio vuoto”.
Al posto di una laicità di questo tipo, che è “pericolosa” e “non attira”, c’è bisogno di “una laicità che crea spazio per tutti i contributi positivi, per il sociale, per l’uomo, per affrontare i grossi problemi dell’umanità”, ha dichiarato monsignor Giordano.
In questo senso, la sentenza “non esprime ciò che la gente in Europa comincia veramente a sentire e a voler vivere e che qualche Nazione comincia già a percepire”.
“Mi sembra che siamo rimasti un po’ nel vecchio, nel sorpassato”, ha concluso.