ROMA, mercoledì, 4 novembre 2009 (ZENIT.org).- Durante il suo viaggio in Camerun nel marzo scorso, Papa Benedetto XVI ha menzionato un grande sacerdote di questo Paese: padre Simon Mpeke, che i fedeli camerunensi chiamano affettuosamente “Baba Simon” (papà Simon).
“Sapete come ‘il missionario dai piedi nudi’ ha speso tutte le forze del suo essere in una umiltà disinteressata, avendo a cuore di aiutare le anime, senza risparmiarsi le preoccupazioni e la pena del servizio materiale dei suoi fratelli”, ha detto il Pontefice nella Basilica Marie Reine des Apôtres di Yaoundé (cfr. ZENIT, 18 marzo 2009).
Nato nel 1906, Baba Simon venne battezzato quando aveva 12 anni. All’inizio degli anni Venti, lesse per la prima volta su una rivista insieme a due amici notizie riguardanti un sacerdote africano, che all’epoca era del tutto inusuale. I tre ragazzi decisero che sarebbero diventati anch’essi presbiteri.
In questo Anno Sacerdotale, ricorda l’associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), Simon Mpeke può essere un esempio anche per i sacerdoti non africani.
“Nei decenni del suo ministero – ricorda l’associazione –, non arrivò neanche a possedere un paio di scarpe: tutto ciò che aveva lo regalava agli altri”.
“La sua capacità di sacrificarsi, il suo profondo amore per il prossimo, il suo zelo nell’annuncio del Vangelo lo consumarono finché morì santamente nel 1975, alla vigilia dell’Assunzione della Vergine”.
“Baba Simon è il Vangelo di Gesù Cristo messo in pratica”, ha detto un suo confratello.
Il processo di beatificazione del sacerdote è già stato avviato. Molti africani vogliono seguire il suo esempio, ma spesso la povertà ostacola, quando non impedisce, il cammino di quanti vogliono diventare presbiteri.
Nell’Arcidiocesi di Bertoua, nella zona orientale del Camerun, attualmente 92 giovani si preparano all’ordinazione.
L’Arcivescovo, monsignor Roger Pirenne, ha confessato che le condizioni economiche permettono appena di finanziare il seminario e che c’è urgente bisogno di aiuto.
“Sono convinto che non volete che ci vediamo costretti a respingere candidati per la mancanza di risorse economiche, ma è certo che ci troviamo nelle condizioni di prendere in considerazione questa possibilità”, ha scritto in una lettera ad ACS.
“Abbiamo una grande responsabilità nei confronti della formazione di questi giovani, affidati a noi dal Signore perché siano sacerdoti e lavoratori nella Sua grande missione nell’Arcidiocesi di Bertoua”, ha aggiunto.
ACS ha promesso all’Arcivescovo 25.000 euro per far sì che non debba respingere “nessun candidato che bussa alla sua porta”.