ROMA, lunedì, 2 novembre 2009 (ZENIT.org).- I due terzi degli irlandesi vanno in chiesa almeno una volta al mese, rivela un sondaggio condotto da RedC per conto del The Iona Institute, un’organizzazione non governativa dedita al rafforzamento della società civile mediante il sostegno alla religione e al matrimonio.
Questa percentuale mostra un notevole aumento rispetto all’anno precedente, quando un altro sondaggio, condotto da ESRI, aveva evidenziato una frequenza religiosa del 54%.
Secondo la ricerca più recente, la frequenza della chiesa a livello settimanale è aumentata dal 42% al 46% in un anno, mentre quella di coloro che vi si recano almeno una volta al mese è del 19%, arrivando a un totale del 65%. Solo l’1% degli intervistati non va mai in chiesa, mentre un altro 10% non vi si è recato nell’ultimo anno.
Il sondaggio dimostra che la frequenza religiosa è ancora abbastanza alta tra i giovani, anche se è inferiore alla media nazionale. Quasi un terzo dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni, infatti, frequenta la chiesa ogni settimana (31%), mentre un altro 22% ci va una volta o più al mese. Tra gli over 65, la percentuale della frequenza settimanale è invece del 70%.
La frequenza è diversa anche a seconda della zona dell’Irlanda presa in considerazione: se nelle zone rurali quella settimanale raggiunge il 56% degli intervistati, a Dublino è del 38%.
Commentando i risultati, il direttore del The Iona Institute David Quinn ha affermato che il sondaggio “mostra che la frequentazione della chiesa è aumentata da quando è iniziata la recessione, anche se nessuno può assicurare che questa sia la causa del fenomeno. L’aumento tra quanti dicono di andare in chiesa almeno una volta al mese è notevole, ed è significativo anche quello di chi la frequenta settimanalmente”.
“Ovviamente – ha riconosciuto –, nessuno leader dà il benvenuto alla recessione perché può avere un effetto sulla frequenza religiosa. Ad ogni modo, presi a sé, i risultati saranno ampiamente lodati da quanti credono nell’importanza della religione”.
“Anche i risultati riguardanti i giovani sono degni di nota – ha proseguito –. Si pensa che pochissimi giovani frequentino la Messa o altri servizi religiosi, ma non è vero”.
I risultati della ricerca, ha aggiunto Quinn, sono ancor più significativi visto che arrivano dopo la notizia degli abusi subiti da molti bambini nelle istituzioni gestite dalla Chiesa (cfr. ZENIT, 24 luglio 2009), ma il rapporto che le ha rese pubbliche “sembra non aver avuto effetti negativi sulla frequenza religiosa”.
La professoressa Patricia Casey, psichiatra presso il Mater Hospital di Dublino, ha affermato che “la recessione ha il potenziale di causare gravi problemi mentali, ed è in questo contesto che la gente può rivolgersi alla religione e beneficerà degli effetti della frequenza religiosa per combattere lo stress che deriva inevitabilmente dalle vicende economiche”.
La Casey ha scritto un testo intitolato “I benefici psicosociali della pratica religiosa”, pubblicato da The Iona Institute nell’aprile scorso.
Per ulteriori informazioni: www.ionainstitute.ie