ROMA, lunedì, 12 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Le Università possono diventare un luogo privilegiato per la cooperazione con l’Africa. E’ il messaggio diffuso al termine del Convegno svoltosi a Roma il 9 e il 10 ottobre sul tema “Per una nuova cultura dello sviluppo in Africa: il ruolo della cooperazione universitaria”.
Il meeting è stato organizzato dall’Ufficio diocesano per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma in collaborazione con la Cooperazione Italiana del Ministero Affari Esteri e ha visto partecipare, tra gli altri, il Segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, monsignor Jean-Louis Bruguès, il Ministro degli Esteri Franco Frattini e quello dell’Istruzione, università e ricerca Mariastella Gelmini, così come rettori e professori di Università statali, private e pontificie italiane e africane.
La dichiarazione finale diffusa al termine del Convegno ricorda in primo luogo che la comunità internazionale è oggi alla ricerca di soluzioni e strategie per uscire dalla crisi che attraversa il pianeta, “di cui il continente africano risulta la parte più fragile e bisognosa”, e che lo Stato italiano ha bisogno di “aprire una stagione di rapporti strategici per il futuro con i Paesi del continente africano nell’era della globalizzazione”.
Per questo, “considerato il permanente ristagno di società, Stati e popoli d’Africa nonostante le numerose iniziative di cooperazione allo sviluppo a favore del continente negli ultimi cinquant’anni e degli innegabili segnali positivi nel rilancio del continente in termini di ownership e partnership” e tenuto conto dei “risultati positivi conseguiti dalle Università e dalla Chiesa Cattolica nel continente africano”, si sottolinea la necessità di aprire nuovi canali di cooperazione, visto che nonostante quella “classica”, “i cui attori principali e tradizionali sono gli Stati e le istituzioni internazionali”, resti valida, “l’evoluzione del mondo contemporaneo non ne garantisce più i risultati sperati per il continente africano”.
Nell’attuale mondo globalizzato ,“in cui l’Africa risulta il continente sempre marginalizzato dalle grandi potenze”, si ravvisa dunque “il bisogno di avviare nuove strategie e strade per uno sviluppo africano che sia umano e sostenibile nel lungo periodo, cioè integrale ed endogeno”, ricordano i firmatari della dichiarazione.
Nei processi di promozione di tale sviluppo, osservano, “le Università, laboratori non solo del sapere ma anche e soprattutto dell’agire liberante, perché fondato sul principio della libera razionalità, devono poter esercitare un ruolo cardine nella Cooperazione congeniale alla loro natura di ‘universitas‘”.
A tale scopo, i rappresentanti delle Università italiane pubbliche, private e pontificie partecipanti al Convegno hanno convenuto che “le Università dovranno essere parte integrante nei processi di ideazione, pianificazione ed attuazione non solo delle iniziative bensì anche delle politiche riguardanti la cooperazione stessa”.
In Italia, le Università devono essere “soggetti di consulenza permanente e strutturale per le politiche e le strategie di cooperazione allo sviluppo”, in Africa “partner strutturali riconosciuti nei meccanismi di finanziamento dei progetti di cooperazione Nord – Sud a fianco agli Stati”.
Obiettivi immediati
Per far sì che questi progetti possano realizzarsi, i firmatari della dichiarazione hanno previsto in Italia la costituzione entro e non oltre la fine di questo mese di ottobre di un Comitato Permanente per la Cooperazione Interuniversitaria Italia-Africa, “quale struttura di pensiero, di pianificazione e di coordinamento delle varie iniziative cooperative tra Università italiane ed Università africane”.
Il Comitato sarà composto da esperti del Ministero degli Affari Esteri, del Vicariato di Roma e di alcune università africane e italiane presenti al Convegno e creerà un “network interuniversitario nazionale italiano pro Africa, quale struttura di scambi e di azioni multilaterali delle Università italiane a favore del continente africano, entro la fine del mese di dicembre 2009”.
Presso ogni Università italiana che ha partecipato al Convegno saranno poi costituiti un “Ufficio di cooperazione pro Africa”, che rappresenterà un “soggetto interno di interlocuzione con le altre Università in materia di promozione e coordinamento delle attività cooperative per l’Africa”, e corsi o Master di Africanistica, che avranno preferibilmente come docenti africani laureatisi nelle Università italiane.
Nei bilanci annuali del Ministero degli Esteri ci sarà poi l’istituzionalizzazione della voce “Fondo pro Università Africane”, prevedendo borse di studio, organizzazione di convegni, finanziamento di microprogetti, attività di ricerca scientifiche, mobilità dei docenti ed altri operatori per vari cooperativi, ecc.
In Africa, in ogni Università partecipante al Convegno verrà creato un “Ufficio di cooperazione Italia-Africa; Africa-Africa” e sarà istituito un Comitato Permanente delle Università Africane per la Cooperazione Interuniversitaria.
Allo stesso modo, ogni due anni verrà organizzato un Convegno di studio della cooperazione universitaria Italia-Africa e si contribuirà presso le Università africane presenti all’incontro alla creazione di una “Cassa per la Cooperazione” quale “fondo permanente e stabile per una rapida attuazione delle varie iniziative cooperative in termini di ricerca scientifica, attività culturali ed attività didattiche ordinarie o straordinarie”.
Si tenterà infine di “agire nel sociale e nel culturale africano con microprogetti in collaborazione tra Università africane, università italiane ed istituzioni governative e non governative per dare risposte concrete ad alcune sfide dello sviluppo sociale”, come la promozione e la tutela della famiglia, della donna, dei diritti dell’infanzia, dell’educazione per la realizzazione degli Stati di diritto, democrazie e diritti umani.