DANZICA, lunedì, 12 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Il futuro dell’Europa deve essere improntato alla solidarietà, alla difesa della famiglia e della vita umana, alla lotta alla povertà e alla promozione della pace e della giustizia.
Sono questi in sintesi gli orientamenti contenuti nel messaggio finale delle prime Giornate Sociali Cattoliche per l’Europa, conclusesi l’11 ottobre a Danzica, la città polacca che vide sorgere l’esperienza di Solidarnosc.
Una quattro-giorni di riflessioni e testimonianze sul tema “La solidarietà, una sfida per l’Europa”., promossa dalla Commissione degli Episcopati della Comunità Europea (COMECE), che ha riunito centinaia di delegati provenienti da ventinove Paesi.
A settant’anni dallo scoppio del secondo conflitto mondiale, la “nostra generazione” – si legge nel messaggio finale – è “chiamata a raccogliere nuovamente la sfida della costruzione d’una strategia per il bene comune”.
Questo “esige dalle istituzioni sociali il rispetto degli spazi per l’azione autonoma, affinché ogni persona possa realizzare pienamente il proprio potenziale” e richiede che le stesse istituzioni “siano permeate dai principi di solidarietà e di sussidiarietà”.
Pe questo occorre “una democrazia giusta, che può funzionare solo con il concorso responsabile di tutti. I comportamenti egoistici, l’utilitarismo e il materialismo devono lasciare spazio alla condivisione, come è stato ampiamente dimostrato dall’attuale crisi economica”.
In primo luogo è necessario rispettare “la dignità inalienabile della vita umana, dal concepimento alla morte naturale”, così come “quella dello straniero che bussa alla nostra porta e quella delle future generazioni».
Il comunicato finale invita poi a “non avere paura: la solidarietà è il nostro futuro comune. L’unità dell’Europa era il sogno di alcuni. È divenuta una speranza per molti. Oggi è nostro dovere far sì che continui a servire l’obiettivo d’una solidarietà globale”.
I delegati sottolineano poi l’urgenza di promuovere e proteggere la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, “creando le condizioni per consentire ai genitori d’allevare i figli e conciliare vita familiare e lavorativa”, e implementando “una politica comune europea per l’immigrazione e l’asilo, riconoscendo la dignità umana d’ogni migrante”.
Occorre inoltre adeguare “l’economia sociale di mercato alle nuove sfide; proteggere i più vulnerabili, accrescere la giustizia sociale e le pari opportunità per ciascuno”; assumere “misure più efficaci per ridurre la povertà e l’esclusione sociale”; e allo stesso tempo promuovere una “politica di regolazione dei mercati finanziari a livello dell’Unione europea e sostenere le strutture di governance a livello internazionale”.
L’Europa deve però guardare anche al resto del mondo, “rispettare la parola data nei confronti dei Paesi in via di sviluppo” e “promuovere il co-sviluppo con i Paesi più poveri, in particolare l’Africa”.
Allo stesso modo il Vecchio Continente è chiamato a promuovere “la pace e la giustizia, basata sul rispetto della dignità dell’uomo, dei diritti umani e in particolare della libertà religiosa”.
L’Europa, conclude il messaggio, “ha bisogno di uomini e donne con le braccia aperte per accogliere l’altro in nome di Gesù Cristo e costruire insieme relazioni e istituzioni di solidarietà”.