di Roberta Sciamplicotti
ROMA, giovedì, 8 ottobre 2009 (ZENIT.org).- I popoli di tutto il mondo “vogliono vedere un mondo in cui istruzione, cibo, assistenza sanitaria e acqua pulita siano più accessibili delle armi illecite”.
Ha lanciato questo forte appello l’Arcivescovo Celestino Migliore, Nunzio Apostolico e Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, intervenendo questo giovedì a New York alla 64ma sessione dell’Assemblea Generale in occasione del dibattito sul disarmo e la sicurezza internazionale.
“La società civile, le organizzazioni umanitarie internazionali, gli individui e soprattutto i sofferenti e quanti subiscono i conflitti armati e la violenza si aspettano da noi risultati tangibili e convincenti nella speranza di vedere un mondo libero dalle armi nucleari, con severi controlli sul commercio delle armi, che oggi è strettamente collegato ai mercati illeciti e provoca seri danni all’umanità”, ha detto ai presenti.
I dati, ha rilevato, non sono tuttavia confortanti. Nel 2008, l’anno in cui si è verificata la gravissima crisi finanziaria che ha colpito tutto il mondo, le spese militari anziché diminuire sono aumentate del 4%, rendendo ancor più difficile il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, che tra le altre cose si proponevano di dimezzare la povertà entro il 2015.
“La gente può aspettarsi cambiamenti più concreti e coraggiosi da parte dei suoi leader?”, ha chiesto il presule.
“La risposta è nelle nostre mani, e mostrerà la determinazione della comunità internazionale a perseguire la pace e la sicurezza mondiali basate sulla promozione dello sviluppo umano integrale”, ha commentato.
“Disarmare la sicurezza”
Monsignor Migliore ha ricordato che l’articolo 26 della Carta delle Nazioni Unite dichiara che la spesa eccessiva in armamenti svia le risorse umane ed economiche da obiettivi fondamentali.
Il ruolo principale delle iniziative per il disarmo, ha affermato, è quello di “ridurre le spese militari attraverso il controllo delle armi e il disarmo, così che la comunità internazionale possa progressivamente disarmare la sicurezza”.
Chiedendosi quali possano essere le “alternative a queste spese militari eccessive che allo stesso tempo non diminuiscano la sicurezza”, l’Osservatore Permanente ha risposto che una di queste è “il rafforzamento del multilateralismo”.
A questo proposito, ha riconosciuto che si assiste a “un nuovo clima politico da parte dei protagonisti principali del disarmo”, che si affianca al raggiungimento di obiettivi come l’adozione di una nuova Convenzione sulle bombe a grappolo e i rinnovati impegni per un mondo libero dalle mine.
In questa prospettiva, la delegazione vaticana ha ribadito l’impegno della Santa Sede nel portare avanti i lavori su un Trattato per il Commercio delle Armi che rappresenti uno strumento vincolante per l’importazione, l’esportazione e il trasferimento di armi.
“Le armi non possono essere considerate come qualsiasi bene scambiato sul mercato globale, regionale o nazionale, e il loro eccessivo immagazzinamento o il loro commercio indiscriminato – soprattutto verso zone interessate da conflitti – non può essere moralmente giustificato in alcun modo”, ha dichiarato.
Se da un lato la Santa Sede ribadisce la necessità di “politiche nazionali e accordi bilaterali per ridurre gli arsenali nucleari”, dall’altro esorta a non dimenticare “molte questioni ancora irrisolte”, riferendosi in particolare al fatto che dopo 13 anni il Trattato per il bando dei test nucleari non sia ancora entrato in vigore, mancando nove ratifiche, e agli “ostacoli persistenti” che intralciano i negoziati su un Trattato per l’abolizione del materiale fissile.
“Molte questioni sul disarmo attendono ancora una soluzione definitiva”, ha concluso monsignor Migliore. “Uniamo gli sforzi e la buona volontà perché siano assicurati la sicurezza internazionale e organismi multilaterali efficaci”.