In Pakistan, i Salesiani danno lezioni di speranza

Si dedicano all’istruzione dei più poveri, cristiani e musulmani

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KÖNIGSTEIN, mercoledì, 7 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Gli abitanti più poveri di Quetta, la capitale della provincia del Belucistan, nel Pakistan sud-occidentale, hanno un punto di riferimento per l’istruzione dei propri figli: i sacerdoti salesiani.

I religiosi sono infatti impegnati nell’assicurare l’istruzione in una regione afflitta dalla povertà e che vede un ingente flusso di rifugiati provenienti dall’Afghanistan.

Il missionario italiano don Pietro Zago ha riferito all’associazione internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) che la missione educativa dei Salesiani include il lavoro con i bambini dei campi di rifugiati afghani vicino Quetta, esclusi dalle scuole pakistane per la loro povertà e lo status di immigrati.

In una provincia in cui il 70% della popolazione è analfabeta, i Salesiani hanno costruito il Centro Educativo Don Bosco nella zona di Issa Nagri, che in lingua urdu significa Gesù di Nazareth.

La scuola fornisce l’istruzione di base ai giovani – cristiani e musulmani – che non possono studiare in istituti privati perché non possono permettersi di pagarne le rette.

Le scuole private costano fino a 2.000 rupie al mese, quando uno stipendio medio si aggira sulle 6.000 rupie mensili per famiglia.

La retta del Centro Don Bosco oscilla invece tra le 70 e le 100 rupie al mese, cifra che copre solo una parte del costo totale sostenuto per ogni alunno. Le spese del Centro, tra stipendi per gli insegnanti, materiale scolastico e pasti, superano i 7 milioni di rupie annuali.

“Abbiamo iniziato il Centro per i cristiani che non possono permettersi di andare a scuola, ma abbiamo pensato che fosse ingiusto non aprire le porte anche ai musulmani poveri”, ha detto don Zago.

Dei 1.300 studenti, quasi la metà è costituita da musulmani.

Gli immigrati afghani

In Pakistan ci sono circa 2 milioni di immigrati afghani, e circa 500.000 di loro vivono nei campi intorno a Quetta.

“Molti bambini rifugiati vanno a scuola in case affittate nel loro campo perché non hanno il permesso e i mezzi per entrare nelle scuole governative”, ha ricordato il sacerdote. “Il Centro Don Bosco aiuta tre di queste scuole, fornendo fondi per pagare gli insegnanti e distribuire materiale scolastico e pasti, ma molti altri non ricevono un’istruzione per la mancanza di denaro”.

I rifugiati appartengono a due categorie: quelli che hanno lasciato l’Afghanistan prima del 2000 per l’invasione russa e quanti sono emigrati dopo il 2001 in seguito alla campagna statunitense contro i talebani.

Don Zago ha spiegato ad ACS che il Centro promuove il rispetto reciproco tra i vari gruppi etnici. Gli alunni sono divisi in classi diverse solo quando studiano religione.

“Quando sono messi insieme fin dalla tenera età e imparano a rispettarsi, significa che possono crescere vivendo insieme nella collaborazione reciproca”, ha sottolineato don Zago.

I cristiani in Pakistan rappresentano appena l’1,4% della popolazione: 2,3 milioni tra 160 milioni di musulmani.

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ZENIT Staff

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