di padre Paolo Scarafoni*
ROMA, giovedì, 8 ottobre 2009 (ZENIT.org).- L’Africa è il continente con la maggiore varietà e la più grande quantità di materie prime del mondo. Petrolio, diamanti, oro, uranio, platino, legno pregiato ecc …. non c’è materia prima che in Africa manchi. Anche il coltan (columbite-tantalite), minerale che serve per le batterie dei telefonini è presente in Africa. Anche dal punto di vista delle terre da utilizzare in attività agricole e di allevamento l’Africa non ha pari al mondo.
Eppure l’Africa è il continente più povero del mondo. I dati ONU sullo sviluppo del Pianeta ci dicono che tra i 50 paesi più poveri del mondo 35 sono africani. Sono molte ed articolate le cause che impediscono all’Africa di svilupparsi. Due in particolare sono decisive e cioè, la bassa densità demografica, e la scarsità di scuole e università.
Dal punto di vista demografico, l’Africa ha subito la grande emorragia dello schiavismo. Per secoli le persone più forti e valenti sono stati catturati e portati a lavorare in altri continenti. Gran parte dello sviluppo agricolo delle americhe non sarebbe stato possibile senza le braccia degli africani.
Nonostante che oggi il numero di nascite per ogni donna sia superiore alla crescita zero (2,1 figli per donna) e seppure in diverse parti dell’Africa si registrano tassi di crescita economica significativi, l’Africa rimane il continente con la più bassa densità demografica del pianeta.
Seppure le società abbiano un alto numero di giovani, la scarsa produttività agricola, la mancanza di infrastrutture, la povertà, le malattie e gli scontri armati, fanno sì che la parte più avanzata delle società africane emigrino senza tornare. Gli studenti che vengono inviati all’estero per studiare, rimangono nei paesi avanzati e non tornano in Africa. Così mancano anche gli insegnanti per le scuole africane.
Quelli che rimangono in Africa perchè non hanno il denaro per andare a studiare all’estero, appena raggiungono l’età per lavorare, emigrano nei paesi avanzati. Per invertire il trend che vede gli africani fuggire. Per sviluppare l’Africa e farla diventare, come ha detto il Pontefice Benedetto XVI, il continente della speranza. Per sviluppare quello che gli economisti chiamano capitale umano e noi cattolici chiamiamo persona, la prima cosa da fare è investire nelle istituzioni educative ed in particolare nelle università.
Il grave deficit in capitale umano dell’Africa deriva in primo luogo dalla scarsità di istituzioni scolastiche. L’Africa ha il più basso numero di scuole e università rispetto alla popolazione, del mondo. Gli unici che hanno veramente investito in Africa nel sistema scolastico sono i cattolici. Nel continente africano vi sono un totale di 110 tra Università cattoliche (istituite secondo la Costituzione Apostolica “Ex Corde Ecclesiae”), Istituti per gli Studi superiori e Seminari, e Università e Facoltà ecclesiastiche (istituite secondo la Costituzione Apostolica “Sapientia Christiana”). In particolare, le Università cattoliche sono 19, con 12 Facoltà ecclesiastiche (Teologia, Filosofia, Diritto Canonico e altro), a volte all’interno di un’università cattolica; vi sono poi 73 Istituti (affiliati, aggregati, incorporati o d’altro tipo).
Si calcola che le università cattoliche in Africa rappresentino circa il 70% del totale delle università del continente. E’ evidente che non basta solo trovare i fondi per costruire le università in Africa, ma creare le condizioni perchè ci sia un numero qualificato e sufficiente di corpo docenti e che possano vivere in condizioni di vita adeguate.
Però non ci sarà un reale sviluppo senza un radicale investimento nelle scuole e nelle università in Africa. In questo contesto la collaborazione con le Università Europee, ed in particolare con le università romane è decisiva. In Africa vi è un’Associazione delle Università Cattoliche e degli Istituti Superiori dell’Africa e del Madagascar (ACUHIAM, Association of Catholic Universities and Higher Institutes of Africa and Madagascar/ ASUNICAM, Association des Universiés et Instituts Catholiques d’Afrique et de Madagascar), organismo che riunisce le Università e gli Istituti superiori cattolici nel continente. Oggi, l’Associazione opera nello spirito della Federazione internazionale delle Università Cattoliche (FIUC), che si ispira alle Costituzioni Apostoliche “Sapientia Christiana” per gli istituti e le facoltà ecclesiastiche, ed “Ex Corde Ecclesiae”, per le università cattoliche in genere.
Credo che gli obbiettivi indicati dalla ACUHIAM possano essere di stimolo e di condivisione per tutti. Gli obiettivi dell’associazione sono: Promuovere una collaborazione accademica tra le università e le istituzioni coinvolte; promuovere un elevato livello di formazione e ricerca; favorire la circolazione di conoscenza attraverso pubblicazioni, e con lo scambio di programmi e docenti; promuovere insegnamento e ricerca attraverso il principio dell’inculturazione; condividere esperienze di auto-sostegno nelle strutture amministrative e finanziarie di università e istituti; sensibilizzare le Chiese locali e le Conferenze Episcopali in vista di un impegno più solido e di un sostegno deciso alle università e agli istituti di formazione; adoperarsi perché la formazione universitaria abbia un impatto sulla vita concreta della popolazione in Africa.
Dal punto di vista più laico, è evidente che lo sviluppo dell’Africa deve partire da una rivoluzione agricola. Infatti più del 70% della popolazione africana lavora in agricoltura, con risultati pessimi, vista la bassissima produttività e la scarsità alimentare che colpisce gran parte del continente. In questo contesto l’Università Europea di Roma sta sviluppando una proposta per un centro di ricerca in collaborazione con le università africane, che lavori sulle biotecnologie, vegetali, animali, per miglioramenti alimentari e la produzione di medicine e vaccini.
Un tale progetto, semplice da realizzare e subito operativo potrebbe contribuire in maniera significativa a sostenere una rivoluzione verde per l’Africa, e mettere i primi mattoni per uno sviluppo integrale del continente e dei popoli. Inoltre il centro romano in collaborazione con gli altri centri universitari africani potrebbe diventare subito punto di riferimento per tutti coloro che intendono investire in Africa, incentivando la ricerca e applicandola sul campo.
In conclusione vorrei ricordare che la nascita e lo sviluppo delle università in Europa ha avuto origine grazie alla lungimiranza della Chiesa cattolica che sempre alla ricerca di verità e carità, ha realizzato nel Vecchio continente quell’Umanesimo cristiano che per secoli ha illuminato il mondo intero. In base a questa tradizione e insieme ai popoli africani rinnoviamo la nostra sfida a cercare verità, giustizia e bellezza.
———
* Padre Paolo Scarafoni è Rettore dell’Università Europea di Roma