di Jesús Colina
CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 8 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Orrori dell’Africa come il traffico di esseri umani, gli abusi da parte delle multinazionali e delle ONG, il dramma di ragazze che uscendo da congregazioni religiose cadono nella prostituzione stanno commuovendo l’aula del Sinodo che riunisce i Vescovi dell’Africa.
L’ambiente fraterno e spesso caratterizzato dal buonumore africano si scontra brutalmente in alcune occasioni con la durezza delle situazioni che deve affrontare questo vertice episcopale a cui Benedetto XVI partecipa ogni volta che le sue responsabilità glielo permettono.
Per rispettare la libertà del dibattito tra i Vescovi, quando si tratta di interventi spontanei ai giornalisti viene rivelato il contenuto dell’intervento ma non il nome del padre sinodale che lo pronuncia.
In questo modo il nome e la proposta non finiscono sui giornali il giorno dopo, privando di confidenzialità o di libertà la discussione.
Monsignor Joseph Bato’ora Ballong Wen Mewuda, portavoce del Sinodo per la lingua francese, ha rivelato alcune delle denunce e degli orrori che hanno espresso i 23 padri sinodali che hanno preso la parola nello scambio di idee di questo martedì pomeriggio, al quale il Papa non ha potuto partecipare perché doveva preparare la sua catechesi per l’Udienza generale del mercoledì.
Preoccupazione per i giovani
In questa sessione, l’argomento più trattato è stato quello della situazione dei giovani africani, perché i presuli si rendono conto che la Chiesa deve riflettere molto di più sul modo in cui avvicinarsi a loro. Troppo spesso, si è denunciato, sono vittime delle sette fondamentaliste.
Allo stesso tempo, si è constatato che per i Vescovi è praticamente impossibile contenere l’esodo dei giovani che cercano una vita migliore all’estero, soprattutto in Occidente.
Di fronte a questa situazione, i presuli considerano che possono almeno prepararli ad affrontare con l’emigrazione altre culture e mentalità, e formarli nella Dottrina Sociale della Chiesa. Non tutto è negativo, hanno riconosciuto, perché alcuni di questi giovani scoprono o riscoprono la propria fede nei Paesi di accoglienza.
Dalla vita religiosa alla prostituzione
Uno dei Vescovi ha denunciato la situazione di giovani cattoliche africane che, mosse da una curiosità vocazionale per la vita religiosa, si recano in Europa per discernere sul proprio futuro in qualche monastero o comunità religiosa.
In qualche caso, ha confessato, una ragazza non si è integrata nella vita religiosa, abbandonando la comunità e finendo poi per cadere nelle maglie della prostituzione.
Per questo motivo, si è spiegato nell’aula, nella Repubblica Democratica del Congo la Conferenza Episcopale ha stabilito che le ragazze che vogliono entrare in una comunità religiosa potranno farlo solo se quella comunità ha una presenza nel Paese.
In questa maniera si manterrà sempre un contatto con la realtà locale nel caso in cui la ragazza non voglia continuare la vita religiosa. In altri Paesi africani, i Vescovi consigliano questa pratica, pur non avendola assunta come obbligatoria.
Ad ogni modo, quando una ragazza si reca in Europa per entrare in una comunità religiosa, c’è un processo di permessi da parte dell’autorità ecclesiastica per evitare per quanto possibile questo tipo di problemi.
Organizzazioni non molto umanitarie
Altri Vescovi hanno denunciato che alcune ONG, molto ammirate in Occidente, in realtà diventano paraventi per agende nascoste o perfino segrete.
Stanno invadendo il continente africano con il pretesto di offrire aiuti umanitari, ma in realtà cercano di promuovere ideologie.
Monsignor Ballong Wen Mewuda ha spiegato che i Vescovi non hanno chiarito esplicitamente quali siano queste ideologie, ma ha considerato che ci si potrebbe riferire alle ONG che cercano di promuovere la “salute riproduttiva” (l’aborto) o che sono una copertura per le sette.
In questo senso, un padre sinodale ha fatto riferimento a un articolo pubblicato dalla rivista “Jeune Afrique” in cui si rivelava che ci sono guru di sette che diventano consiglieri di politici, o anche di Presidenti, e contribuiscono poi all’adozione di decisioni nefaste.
Multinazionali sfruttatrici
Vari Vescovi, almeno quattro, hanno chiesto anche che il Sinodo levi la propria voce contro gli abusi delle multinazionali presenti in Africa, che sfruttano abusivamente le risorse minerarie e i boschi e contaminano l’acqua, provocando gravi danni alle popolazioni locali.
In alcune zone in cui sono giunte, si è constatato, queste imprese sfruttano le risorse ma non hanno fatto niente per creare scuole o ospedali o per garantire l’acqua potabile.
Altri padri sinodali hanno chiesto di denunciare non solo queste multinazionali, ma anche i politici locali, che hanno permesso il loro inserimento o l’hanno attirato senza tener conto dei danni che soffrono ora per questo motivo gli africani.
Si è denunciata anche la crescente invasione nel continente africano della Cina, che sta costruendo strade o opere pubbliche in molti Stati africani in cambio di agognate materie prime, con personale cinese che vive praticamente in condizioni di schiavitù.
Buonumore
Come accade spesso in Africa, tutti questi drammi non tolgono ai Vescovi la speranza o il buonumore.
I presidenti delegati dell’assemblea, in particolare il Cardinale Francis Arinze, prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino, e il Cardinale Wilfrid Fox Napier, O.F.M., Arcivescovo di Durban (Sudafrica), strappano in genere sorrisi con i loro commenti di transizione prima di dare la parola a qualche Vescovo.
Quando un presule fa un intervento breve e finisce prima del tempo assegnato, è accolto con un sonoro applauso, che non è solo un premio, ma anche un incitamento affinché anche il padre sinodale successivo sia il più breve possibile.
Si verificano anche scene divertenti di vita quotidiana, come quando si chiede che il Vescovo che ha perso il proprio zucchetto o la cintura passi a prenderli in segreteria.
In queste occasioni il Papa sorride, e rispettando la metodologia del Sinodo è intervenuto solo per offrire la sua prima meditazione a braccio e per un saluto spontaneo alla fine delle sessioni.