di Roberta Sciamplicotti
NAIROBI, giovedì, 1° ottobre 2009 (ZENIT.org).- “Signore Dio Onnipotente, dacci un cuore nuovo” è il titolo della dichiarazione diffusa dai Vescovi cattolici del Kenya alla fine dell’Assemblea Plenaria svoltasi a Nairobi a settembre.
Nel testo, i presuli affermano di voler affrontare alcune questioni “che sono fonte di sofferenza per noi e per tutte le persone di buona volontà”.
In primo luogo, citano le divisioni e la violenza che hanno insanguinato ultimamente il distretto di Samburu. “L’uccisione di donne e bambini innocenti aggiunge una nuova e terribile dimensione al conflitto tra tribù”, denunciano, sottolineando che il Governo “sembra incapace o non desideroso di intervenire in questa situazione”.
I Vescovi chiedono quindi “un piano globale per evitare situazioni di questo tipo”, a loro avviso provocate da “mancanza di cibo, acqua e istruzione e dalla proliferazione delle armi di piccolo calibro”.
I problemi tra le varie comunità, osservano, possono essere risolti “solo con il dialogo e gli sforzi responsabili”. “La legge della giungla non deve essere la regola. Le persone coinvolte dovrebbero essere guidate da una coscienza retta e dal rispetto per la vita umana”.
La questione delle lotte tra comunità si collega al tribalismo, un “male” che secondo i Vescovi non ci si impegna a sradicare.
“Noi kenyoti siamo davvero capaci di superare il tribalismo? Le nostre scuole fanno abbastanza per sradicare questo male?”, chiedono, sottolineando che “la promozione dell’etica patriottica deve essere una priorità nelle scuole” e facendo appello “a tutti i nostri cattolici e alla gente di buona volontà perché combattano la malattia del tribalismo perché siamo tutti figli di Dio e abbiamo un unico Padre”.
I Vescovi kenyoti sottolineano quindi altri aspetti critici, come il fatto che la classe politica non si preoccupi delle aspirazioni della popolazione – “molti nel Paese non riescono a mettere insieme un pasto decente e i nostri politici sembrano non curarsene” – e il degrado ambientale.
Allo stesso modo, denunciano l’insicurezza. I responsabili della legge e dell’ordine, dichiarano, “hanno trascurato i loro doveri e si sono dedicati ad arricchirsi”.
La dichiarazione, firmata dal Cardinale John Njue, Arcivescovo di Nairobi e Amministratore Apostolico di Ngong, presidente dell’episcopato, e da tutti i Vescovi del Kenya, si concentra poi sul dramma dell’insicurezza alimentare, rilevando l’urgenza di un “piano immediato per assicurare cibo sufficiente per il momento attuale e per gli anni a venire”.
La questione dell’approvvigionamento alimentare “sarà un test della qualità e della sincerità dei nostri leader”, commentano I Vescovi. “E’ vero che buona parte del nostro territorio è arida – ammettono -, ma la carestia può essere superata con una pianificazione costruttiva di trivelle, dighe e mezzi per l’irrigazione”.
Il problema alimentare si collega infine a quello degli sfollati interni. “Per quanto tempo la gente morirà di fame e vivrà nello squallore nel proprio Paese? – si chiedono i Vescovi -. La fame, la carestia e la disumanizzazione sono sinonimi dell’essere kenyoti?”.
Di fronte a tutti questi problemi, i presuli esortano a promuovere “la riconciliazione e un cambiamento del cuore”.
“La gente deve dire ciò che pensa e pensare quello che dice. Le nostre scuole devono educare gli studenti ad essere onesti e timorati di Dio”.
“Chiediamo a tutte le persone di buona volontà di pregare per il nostro Paese”, concludono.