Brasile: i cristiani siano “una presenza incisiva nella società”

Il presidente della Conferenza Episcopale Nord Est 1 esorta ad evangelizzare

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CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 23 settembre 2009 (ZENIT.org).- L’evangelizzazione è la sfida e il compito più importante della Conferenza Episcopale Nord Est 1 del Brasile, ha rivelato monsignor Aparecido Tosi Marques, presidente dei Vescovi di questa Conferenza, in un’intervista rilasciata a “L’Osservatore Romano”.

In questa regione, ha ricordato il presule, “la Chiesa è molto viva grazie alle sue comunità, alle parrocchie e alle realtà missionarie, ma anche per merito della pluralità delle iniziative di movimenti e nuove comunità ecclesiali coinvolte in un’intensa azione evangelizzatrice”.

Quello di Ceará è considerato il secondo Stato più cattolico del Brasile, con circa l’85% della popolazione che si dichiara ufficialmente credente.

Le sfide che deve affrontare la Chiesa locale sono fondamentalmente “la disuguaglianza sociale, con gli squilibri che genera, e la necessità di una evangelizzazione più profonda – al di là dell’aspetto devozionale molto presente – affinché la vita cristiana sia testimonianza dei veri valori del Vangelo nelle diverse dimensioni personali e sociali, così da suscitare una presenza incisiva nella società”, ha rivelato.

Attualmente, infatti, la principale preoccupazione delle nove Diocesi della Chiesa del Nord Est 1, è proprio l’evangelizzazione.

“Questo – ha spiegato monsignor Marques – comporta la formazione di discepoli missionari che nell’incontro con Cristo, nella sua sequela, nell’impegno evangelico verso i più poveri, costruiscano una società più solidale e fraterna, perché in Cristo tutti abbiano vita in abbondanza”.

Altri pericoli, ha osservato, sono “il pluralismo delle offerte religiose, la perdita dei tratti distintivi dei valori familiari, le molteplici forme di indigenza vissute da un gran numero di cittadini, il disorientamento, i nuovi paradigmi di comportamento personale e sociale, le proposte consumistiche, l’aggressione alla vita, la corruzione”.

Difesa dei diritti umani

La Chiesa del Ceará, ha ricordato il presule, “si è sempre impegnata nella difesa e nella tutela dei diritti umani”.

Un’attenzione particolare viene riservata ai più giovani, attraverso la catechesi sacramentale e l’impulso dato alla realtà dell’Infanzia missionaria, alla pastorale dei fanciulli, dei minori e del popolo della strada e a quella carceraria, rivolta ai minori detenuti.

“Interpellata dall’appello per la tutela della dignità dei bambini e degli adolescenti contro gli abusi di cui sono vittime, la Chiesa ha avviato molte opere educative per l’accoglienza dei minori in situazioni a rischio, come i bambini e le bambine di strada e i giovani tossicodipendenti”, ha aggiunto, ricordando che si sta lavorando “per affrontare le situazioni più gravi, come le aggressioni dirette contro i minori o il loro sfruttamento sessuale”, svolgendo anche “un’esplicita azione chiarificatrice ed evangelizzatrice rispetto alla dignità umana”.

Allo stesso modo, ha proseguito, la Chiesa locale “ha una lunga tradizione nel campo della lotta a favore della giustizia sociale, per il superamento delle situazioni di miseria sociale e di corruzione”.

L’azione più incisiva, rileva, “è stata nel campo della lotta all’illegalità, nella formazione della coscienza civile e nella presentazione a livello nazionale di progetti di legge d’iniziativa popolare per combattere la corruzione elettorale. Tutto questo con buoni risultati e grande speranza”.

Successo si attende anche dal nuovo campo pastorale rappresentato dalla realtà del turismo e della mobilità umana, che “esorta a creare nuove forme di accoglienza e nuove azioni pastorali”.

“La pastorale del migrante e la pastorale del turismo si stanno a poco a poco rafforzando e stanno trovando la propria strada per rispondere alle sfide che lo sviluppo e la crescita generati dalle nuove situazioni stanno presentando – ha concluso il presule –. Già si percepisce comunque che questi nuovi incontri umani sono anche opportunità per una testimonianza accogliente e fraterna, in grado di aprire spazi per la trasmissione della fede e per la vita stessa della Chiesa”.

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ZENIT Staff

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