di Luca Marcolivio

ROMA, mercoledì, 22 luglio 2009 (ZENIT.org).- Le edicole sacre, note anche come ‘Madonnelle’, sono uno dei tanti segni della grandezza dell’arte cristiana, in special modo nella capitale della cristianità. Sull’argomento è stato pubblicato il volume “A passeggio per Roma alla ricerca delle edicole sacre” (Edizioni ACM, pp. 384), a cura di Sergio Gittarelli. 

La pubblicazione, unica nel suo genere, consiste in una raccolta fotografica di immagini delle edicole sacre della capitale, corredate di didascalie e digressioni storico-artistiche riguardo a ogni opera. 

Il libro è  articolato in una sezione ‘istituzionale’ e in quattro appendici. Nella sezione principale sono illustrate le immagini di circa 500 edicole sacre, suddivise in base ai 21 rioni del centro storico di Roma. 

La prima delle appendici illustra le immagini devozionali della Madonna del Divino Amore; la seconda appendice raffigura ceramiche e maioliche policrome raffiguranti la Vergine e realizzate per lo più nell’ultimo secolo; la terza include i simboli degli ordini e delle confraternite; la quarta tratta degli appellativi mariani; la quinta ed ultima appendice, riproduce la “pianta monumentale a volo d’uccello del centro storico di Roma nell’anno del centenario – 1970”, realizzata da Armando Ravaglioli e disegnata da Luigi Piffero. 

Il termine “edicola” deriva dal latino aedicula, diminutivo di aedes, vocabolo con cui si indicava il tempio dove si veneravano gli dei o gli antenati in epoca pagana. La cristianità ha conservato questa usanza ridestinandola per lo più al culto mariano. Camminando per le strade di Roma, è dunque assai facile imbattersi in immagini sacre di piccole o medie dimensioni, ognuna con una propria storia e un proprio valore artistico. 

Le edicole sacre più antiche riprendevano e mutuavano, quindi, i canoni estetici del tempietto classico. In epoca medioevale e moderna questo tipo di opere si sono moltiplicate, trovando collocazione negli angoli più  sperduti della città. La maggior parte delle edicole sacre sono state realizzate per iniziativa di nobili famiglie, di Ordini Religiosi, di Confraternite e di Corporazioni. 

Se ne possono trovare sugli spigoli e sulle facciate dei palazzi aristocratici, nei frontoni dei portoni, sotto gli archi, in cima a torri e campanili, all’interno di giardini, sui muri perimetrali delle chiese e sulle antiche mura di cinta della città. 

Le edicole sacre dedicate alla Vergine (affettuosamente definite ‘Madonnelle’ dai romani) vengono esposte alla pubblica venerazione dei pellegrini, a tutela dell’edificio cui sono incastonate, o a memoria di un fatto miracoloso o di uno storico avvenimento. 

L’obiettivo del volume di Sergio Gittarelli, autore delle fotografie e dei testi, è quello di “riempire un vuoto inspiegabile mediante centinaia e centinaia di immagini e di storie di tutte le madonnelle di Roma”. L’opera intende anche rivalutare l’attenzione su una forma d’arte e di devozione popolare che vale la pena preservare dall’incuria e dal degrado. 

“Le edicole sacre – prosegue l’autore nell’introduzione – non sono importanti in quanto opere d’arte, né lo sono per la loro semplice ed esuberante bellezza, né tantomeno per la loro capacità di arricchire e nobilitare un angolo, una facciata, un frontone; la loro importanza è nel messaggio di fede semplice e ricco di umanità che trascende il tempo e la devozione”. 

“La riscoperta delle Madonnelle è espressione della consapevolezza che la città in cui viviamo (Roma, ndr) è frutto della storia di tanti che ci hanno preceduto consegnandoci la bellezza dei luoghi nei quali oggi viviamo”, scrive nella prefazione monsignor Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio catechistico della Diocesi di Roma. 

“Non possiamo dimenticare poi – prosegue monsignor Lonardo – che l’amore per le immagini si radica profondamente nella novità dell’evento cristiano. Se Dio si è fatto uomo, allora (come ha insegnato il Concilio di Nicea II) non è solo possibile ma addirittura doveroso rappresentare Dio”. 

Le Madonelle, inoltre, “esprimono l’importanza della gente comune – conclude Lonardo – uomini e donne che hanno sentito e sentono che la loro vita è preziosa al cospetto di Dio ed hanno così voluto attestare la sua benedizione, la sua presenza, nei vicoli e nelle piazze della nostra vita quotidiana e non solo all’interno dei luoghi nei quali la comunità cristiana si raduna per le feste e le celebrazioni”.