L'educazione, priorità per le Chiese orientali

Secondo giorno della riunione della ROACO a Roma

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CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 24 giugno 2009 (ZENIT.org).- L’educazione è la priorità per tutte le Chiese orientali. E’ il messaggio che emerge dalla seconda giornata di lavori dell’81ma sessione della Riunione Opere Aiuto Chiese Orientali (ROACO), in svolgimento dal 23 al 25 giugno a Roma.

L’incontro è incentrato sulla situazione dei cristiani in Terra Santa e in Bulgaria, con particolare riferimento al viaggio apostolico compiuto da Benedetto XVI dall’8 al 15 maggio in Giordania, Israele e nei Territori palestinesi.

L’importanza dell’educazione è stata sottolineata sia dall’esarca di Sofia e presidente della Conferenza Episcopale Bulgara, monsignor Christo Proykov, che dal Custode di Terra Santa, p. Pierbattista Pizzaballa.

Il presule bulgaro ha ricordato alla “Radio Vaticana” che la Chiesa nel suo Paese “è veramente una piccola realtà”, rappresentando appena l’1% della popolazione, attualmente di 8 milioni di persone.

“Grazie a Dio, pian piano, dopo il periodo segnato dal comunismo e dall’ateismo – durato 50 anni – la Chiesa si sta rialzando”, ha confessato. “E’ un processo molto difficile, perché durante il regime sono stati confiscati tutti i beni”.

In questo contesto, osserva monsignor Proykov, “è assolutamente necessario promuovere l’educazione alla fede, perché durante il regime tutti i seminari, tutte le scuole cattoliche erano chiusi. Ci sono almeno due generazioni che si sono succedute senza avere questo tipo di istruzione e il catechismo era vietato”.

Nella sua relazione alla riunione della ROACO, il presidente dei Vescovi bulgari ha spiegato che durante il regime vennero imprigionati molti sacerdoti. Negli anni Sessanta, quando furono liberati, uscirono e si trovarono a vivere in un carcere più grande che si chiamava “Bulgaria”.

“I sacerdoti uscivano dal carcere, ma erano molto indeboliti da questa esperienza – ha confessato all’emittente pontificia –. Ricordo molto bene che alcuni di loro, dopo mesi o anni, morivano anche a causa di esaurimenti”.

“Pensavo, come pensavamo tutti in Bulgaria, che il comunismo sarebbe stato eterno. Pensavo anche che offrendo la mia vita alla Chiesa, avrei potuto essere di aiuto alla Chiesa stessa. In questo contesto è avvenuta la mia vocazione”.

Il presule ha ringraziato Dio per il fatto che oggi possano giungere in Bulgaria religiosi, religiose e sacerdoti stranieri, visto che i religiosi cattolici sono pochi vista l’assenza di luoghi di formazione durante il regime.

“Ora, abbiamo delle vocazioni al sacerdozio da parte di giovani bulgari. Quest’anno, per le tre Diocesi sono previste sei ordinazioni. Non è questo un avvenimento che si ripete ogni anno, però è significativo. Sono bulgari e questo è importante: la Chiesa locale inizia a crescere”, ha riconosciuto.

L’importanza della formazione per il sostegno alla fede è stata sottolineata anche per il contesto mediorientale da p. Pierbattista Pizzaballa, che ha ricordato che in Terra Santa “la sfida di sempre è quella della formazione, dell’educazione”.

“Sono molto importanti le scuole in Terra Santa e questo richiede investimenti cospicui a livello finanziario, ma soprattutto energie e risorse umane”, ha ammesso.

Secondo il Custode francescano, la Chiesa di Terra Santa “ha una missione ed una testimonianza da dare: custodire la memoria dell’incarnazione di Gesù”, e “questa missione deve proseguire sia durante un periodo di tensione e di conflitto come questo – richiamando ai valori della giustizia – e, speriamo presto, anche in periodo di pace, richiamando a quei valori che sono alla base dell’umanità”.

Il pellegrinaggio papale nella regione del maggio scorso, ha constatato il religioso, “è stato un momento intenso e molto importante soprattutto per la piccola comunità cristiana che si è sentita molto incoraggiata. I cristiani di Terra Santa hanno acquisito una grande visibilità in tutto il Medio Oriente”.

Per poter aiutare questi cristiani che vivono situazioni di grande difficoltà, p. Pizzaballa ha suggerito in primo luogo di pregare, sottolineando che la preghiera deve però poi diventare “un qualcosa di concreto”.

“Un modo principale penso sia quello di recarsi in pellegrinaggio in Terra Santa, ma anche di sostenere attraverso varie iniziative e diverse agenzie, come quelle della ROACO, tanti piccoli progetti di vita e di carità – ha commentato –. Progetti, realizzati in Terra Santa, che sono un esempio concreto della vitalità della Chiesa ed anche della sua testimonianza per cristiani, ebrei e musulmani”.

La ROACO è un comitato nato nel 1968 che riunisce agenzie di tutto il mondo impegnate a sostenere finanziariamente le comunità cattoliche orientali in vari settori. Ne fanno parte, ad esempio, la Pontificia Missione per la Palestina e molte agenzie di Germania, Francia, Svizzera, Paesi Bassi e Austria.

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ZENIT Staff

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