di Antonio Gaspari

ROMA, lunedì, 23 marzo 2009 (ZENIT.org).- Aprendo a Roma questo lunedì i lavori del Consiglio Episcopale Permanente, il Cardinale Angelo Bagnasco ha spiegato le due culture che segnano i tempi moderni: una che libera l’uomo nella sua dimensione di persona  e l’altra che l’opprime con l’egoismo e il nichilismo.

Nel mondo dell’oggi – ha precisato il porporato – “si fronteggiano sostanzialmente due culture riferibili all’uso della ragione”. Due diverse visioni antropologiche al centro delle quali “c’è una specifica risposta alla domanda sull’uomo”.

“Su un versante – ha spiegato – c’è la cultura che considera l’uomo come una realtà che si differenzia dal resto della natura in forza di qualcosa di irriducibile rispetto alla materia. Qualcosa che è qualitativamente diverso e che costituisce la radice del suo valore e il fondamento della sua dignità”.

 “In questa prospettiva - ha aggiunto -, la natura umana, dentro lo scorrere della storia, è un perno fermo e insieme bussola per l’esercizio della libertà personale. Nel gioco stesso dell’uomo, la libertà trova così i riferimenti oggettivi per le scelte e i comportamenti coerenti alla sua autentica umanità”.

Nell’altro versante, invece, si esplica una cultura per la quale “il soggetto umano è un mero prodotto dell’evoluzione del cosmo, ivi inclusa la sua autocoscienza”.

“In quanto risultato di un processo evolutivo mai concluso - ha affermato il Cardinale –, l’uomo sarebbe solamente un segmento di storia, sganciato cioè da qualunque fondamento ontologico permanente e comune a tutti gli uomini, privo quindi di riferimenti etici certi e universali”.

Così, “essendo semplicemente uno sghiribizzo culturale fluttuante nella storia, l’individuo si trova sostanzialmente prigioniero di sé  ma anche solo con se stesso”

Secondo il Presidente della CEI è all’interno di queste due concezioni antropologiche che si gioca la libertà umana, e le concezioni conseguenti  come la vita, la pace, la giustizia, la solidarietà.

“Per i cattolici – ha sostenuto - la libertà è dono del Signore, e si realizza attraverso l’impegno di farsi carico degli altri, specialmente dei più deboli, dei meno dotati ed efficienti”.

Mentre, nella società secolarizzata “l’individuo, paradossalmente, finisce schiacciato dalla propria libertà, e ritenendo di essere pieno e assoluto padrone di se stesso arriva a disporre di sé a prescindere da ciò che egli è fin dal principio del suo esistere”.

Per l’arcivescovo di Genova “In questa direzione, si scivola inevitabilmente verso un nichilismo di senso e di valori che induce alla disgregazione dell’uomo e ad una società individualista fino all’ingiustizia ed alla violenza”.

“Anzi, verso un nichilismo gaio e trionfante, in quanto illuso di aver liberato la libertà, mentre semplicemente la inganna rispetto ad una necessaria e impegnativa educazione della stessa”.

In questo contesto il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha letto la vicenda di Eluana Englaro, la ragazza lecchese che è stata fatta morire a Udine il 9 febbraio scorso, attraverso una operazione “tesa ad affermare un ‘diritto’ di libertà inedito quanto raccapricciante, il diritto a morire” come se “la vita potesse, in alcuni frangenti − i più critici −, cessare di essere un bene relazionale”.

“E – ha sottolineato il cardinale Bagnasco - non fosse vero piuttosto che, proprio quando è più fragile, l’esistenza di ciascuno di noi diventa allora più moralmente preziosa, nel senso che è più direttamente protesa a cementare il bene comune suscitando in ciascuno e nella società ulteriori energie di altruismo e di dedizione”.

L’Arcivescovo di Genova ha messo in guardia contro il sistema di arrogarsi “il diritto all’eliminazione dei soggetti inabili” ed ha chiesto se non si stia prefigurando “un nuovo tipo di selezione alla vita”.

Il porporato ha ringraziato quella parte del popolo italiano che ha sofferto, pregato, manifestato per salvare Eluana, ed ha chiesto alla politica di “agire nell’approntare e varare, senza lungaggini o strumentali tentennamenti, un inequivoco dispositivo di legge che preservi il Paese da altre analoghe avventure, ponendo attenzione a coordinarlo con l’altro sospirato provvedimento relativo alla cure palliative, e mettendo mano insieme alle Regioni ad un sistema efficace di hospice, che le famiglie attendono non per sgravarsi di un peso ma per essere aiutate a portarlo”.

A questo proposito il Presidente della CEI ha invitato la società civile a “mobilitarsi per acquisire in prima persona una coscienza più matura della posta in gioco in termini antropologici e culturali, così da evitare nel futuro ingorghi concettuali e tentazioni di delega”.

Per questo ha “incoraggiato e sostenuto” l’iniziativa annunciata dai tre organismi di collegamento laicale − Scienza & Vita, il Forum delle Associazioni familiari e RetinOpera – per una mobilitazione delle parrocchie, delle aggregazioni laicali, come degli ambienti e dei mezzi di comunicazione, in favore del manifesto “liberi di vivere”.

Il Cardinale Bagnasco ha rivolto un ringraziamento speciale alle Suore Misericordine della clinica Beato Talamone di Lecco per la “loro splendida, ineffabile testimonianza di carità”.

“Una testimonianza - ha concluso il porporato – che commuove la Chiesa e misteriosamente la edifica nel cuore del mondo. Ma edifica anche l’umanità intera nella sua autentica e intrinseca vocazione a non abbandonare nessuno, ma a farsi prossimo e solidale con tutti e con ciascuno nell’ora della maggiore debolezza”.