Il ruolo del francescanesimo nell'economia

Si è svolto a Cosenza un convegno dal titolo “Filosofia, cristianesimo e capitalismo”

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COSENZA, martedì, 31 marzo 2009 (ZENIT.org).- Il 30 e il 31 marzo si è svolto a Cosenza il convegno “Filosofia, cristianesimo e capitalismo: dal pensiero francescano medievale alla Modernità”.

Hanno organizzato l’iniziativa la Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani della Pontificia Università Antonianum di Roma, l’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, lo Studio filosofico-teologico cosentino Redemptoris Custos (Rende, Cosenza), la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria (UNICAL), la Scuola Internazionale Dottorale di Studi Umanistici dell’UNICAL, la Fondazione Piccola casa Nicoletti di Rogliano (CS) e l’Officina di Studi Medievali di Palermo.

Gli interventi hanno toccato vari aspetti e molto interessante, quanto originale, è risultato l’intervento del dott. Marco Asselle, frate minore di Assisi che ha illustrato il tema “Francescanesimo e questione sociale nella Francia di fine Ottocento: due visioni a confronto”.

Fr. Asselle ha fatto riferimento “ad una vicenda storica che va dal 1893 al 1901, in cui si tentò di attuare un cambiamento culturale all’interno del Terz’Ordine Francescano, e cioè di fare in modo che i terziari si impegnassero di più nella sfera del sociale anziché concentrarsi solo nell’ambito devozionale”.

“Tra i motivi che spinsero alcuni a far sì che il Terz’Ordine Francescano guardasse al sociale fu il desiderio del movimento sociale cattolico francese del diciannovesimo secolo di dare una risposta alla questione sociale che fosse in alternativa a quella data dai socialisti”.

Il frate minore ha continuato illustrando l’importanza di “alcuni dei personaggi che hanno influenzato la riflessione sociale cattolica di quel periodo”, aggiungendo che un “altro elemento che influì sulla scelta di una sensibilizzazione sociale dei terziari fu il fatto che il Romano Pontefice Leone XIII, sensibile alle problematiche sociali, vedeva nell’applicazione sociale della spiritualità francescana una soluzione alla lotta di classe e i valori francescani come basi sicure dell’armonia fra i vari ceti sociali”.

A questo proposito, “rilevante centralità aveva il Terz’Ordine Francescano, nel quale era individuato lo strumento preferenziale per ricondurre alle masse una pietà francescana che poteva esercitare una benefica influenza sociale, come aveva fatto nel Duecento”.

Fr. Marco Asselle ha quindi sottolineato come in epoche diverse si sia fatto riferimento al francescanesimo per rispondere alle esigenze del periodo: “con Leone XIII c’era il problema della questione operaia e il francescanesimo poteva dare una risposta in quanto sensibile a valori come il lavoro e la povertà; con Benedetto XV il problema era la guerra, e anche lì il francescanesimo era chiamato in causa in quanto portatore della dimensione della concordia insita nel messaggio francescano”.

In quegli anni, inoltre, “il Terz’Ordine Francescano conobbe un incremento straordinario di adesioni”, dovuto principalmente a tre fattori: “un forte appoggio papale, in quanto sia Pio IX che Leone XIII furono terziari francescani; la restaurazione del Primo Ordine nei suoi vari rami; un’ondata di simpatia verso San Francesco che partiva dagli ambienti intellettuali. Altro fattore fondamentale fu l’utilizzo della stampa”.

Il tentativo di modificare l’impegno culturale del Terz’Ordine Francescano “avvenne attraverso congressi, pellegrinaggi, pubblicazioni nei quali si formavano i terziari ad una sensibilità verso i problemi economico-sociali che caratterizzavano quel periodo. In particolare si affrontavano i temi inerenti all’usura, alla lotta contro l’individualismo i cui rimedi potevano essere identificati con le società cooperative, i sindacati, le casse rurali”.

Pio X, l’8 settembre 1912, scrisse tuttavia una lettera ai Ministri Generali dell’Ordine, intitolata Tertium Franciscalium Ordinem, in cui vietò formalmente al Terz’Ordine Francescano come tale di immischiarsi nella politica o in questioni puramente economiche, giudicando tale azione come totalmente contraria ai presupposti del Terz’Ordine.

Ad ogni modo, ha ricordato fr. Asselle, “consigliò ai singoli terziari di partecipare all’azione sociale di altre associazioni, come per esempio l’Azione Cattolica che godeva del riconoscimento della Sede Apostolica, e pose le associazioni fondate dai terziari sotto l’autorità dei Vescovi, ai quali trasmise il diritto di nominarne i dirigenti, limitando in questo modo l’influsso degli stessi terziari sulla formazione del carattere e sul funzionamento di tali associazioni”.

Riconoscendo che riguardo a questa pagina della storia francescana rimangono aperte “domande alle quali non siamo in grado di rispondere e richiedono un ulteriore lavoro di scavo archivistico”, il frate minore ha concluso dicendosi certo che la pubblicazione degli Atti del convegno sarà un ulteriore stimolo a comprendere i cambiamenti avvenuti nei secoli nella visione dell’economia, e ciò grazie anche alla riflessione e alle attività dei francescani.

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ZENIT Staff

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