L’esercizio concreto della carità rende credibile la Chiesa (I)

ROMA, martedì, 24 marzo 2009 (ZENIT.org).- Per la rubrica sull’Amore misericordioso pubblichiamo l’intervento del Cardinale Nicolás de Jesús López Rodriguez, Arcivescovo di Santo Domingo, al Convegno svoltosi a Collevalenza, dal 27 al 29 ottobre 2006, sulla prima Enciclica di Benedetto XVI, “Deus Caritas Est”.

 

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1. Introduzione

L´accoglienza che ha avuto l´Enciclica “Deus Caritas Est” del Santo Padre Benedetto XVI é stata molto ampia nel mondo. Lo dimostra la sua rapida diffusione e le edizioni che si succedono continuamente in molteplici lingue, raggiungendo già vari milioni di esemplari venduti.

Non poteva essere diversamente, anzitutto l´argomento é nello stesso cuore del cristianesimo, lo stesso si può dire delle più profonde aspirazioni di tutta l´umanità, l´amore che é stato cantato da poeti, compositori e scrittori in generale. L´amore che occupa numerose e chissà le piú sublimi pagine della Sacra Scrittura.

Però, anche, per essere questo il primo documento pubblicato dal nostro amato Papa suscita maggior interesse e, direi, una certa curiosità per conoscere quali saranno le linee maestre del suo Pontificato.

Come diceva il Cardinale Renato Martino nella presentazione: “Si tratta indubbiamente di un´Enciclica programmatica, nel senso più nobile e compromesso che deve attribuirsi all´aggettivo programmatico”. Ricordando che Dio é amore, il Santo Padre invita tutti a dirigersi al centro della fede cristiana. Ed aggiunse: “Si tratta di un´Enciclica attraversata . . . da un gran alito spirituale che, di fronte al pericolo di un attivismo sociale e caritativo senza anima, reclama da tutti la coltura delle ragioni e motivazioni spirituali dell´essere Chiesa e dell´essere cristiani, che danno senso e valore al fare ed all´agire.

Prima di passare al tema che mi é stato chiesto di presentare a voi, permettetemi di ritornare su un punto che considero fondamentale nel documento. Mi riferisco alla struttura concettuale ed ai grandi fondamenti dottrinali dell´Enciclica.

Credo che si può affermare che l´asse trasversale che percorre tutto il documento é la proposta di un nuovo umanesimo, centrato nell´Amore incarnato, Gesù Cristo. Il Papa lo tratta in modo esplicito in entrambe le parti.

Nella prima, quando si riferisce alla novità della fede biblica, che permette di scoprire la vera natura dell´essere umano e nella seconda parte, quando parla dell´esercizio dell´amore da parte della Chiesa come “comunità d´amore”, il Papa presenta il motivo fondamentale che muove i cristiani nell´esercizio caritativo: “Desidero qui confermare esplicitamente quello che il mio grande predecessore Giovanni Paolo II ha scritto nella sua Enciclica “Sollicitudo rei socialis”, quando ha dichiarato la disponibilità della Chiesa cattolica a collaborare con le Organizzazioni caritative di queste Chiese e Comunità, poiché noi tutti siamo mossi dalla medesima motivazione fondamentale e abbiamo davanti agli occhi il medesimo scopo: un vero umanesimo, che riconosce nell´uomo l´immagine di Dio e vuole aiutarlo a realizzare una vita conforme a questa dignità” (DCE, 30b).

In quanto ai grandi fondamenti dottrinali, se ne possono scoprire facilmente tre: antropologico, teologico e socio-politico.

L´Enciclica ha un chiaro fondamento antropologico, tanto nella prima parte quando il Papa afferma che desidera “precisare… alcuni dati essenziali sull´amore che Dio, in modo misterioso e gratuito, offre all´uomo, insieme all´intrinseco legame di quell´Amore con la realtà dell´amore umano”; quanto nella seconda, che cerca di come compiere in forma ecclesiale il comandamento dell´amore al prossimo.

Il fondamento teologico il Papa lo esprime in due aspetti: l´immagine di Dio e l´immagine dell´uomo.

La realtá di Dio si é considerata sempre come un valore immutabile, che non può entrare in crisi. Tuttavia, il processo di secolarizzazione ha messo in crisi non soltanto il fatto religioso ma anche l´immagine di Dio che presenta la teologia e la spiritualità tradizionale.

In una società influenzata dal secolarismo, é necessario riproporre la realtà di Dio, presentando una nuova immagine, più vicina agli uomini ed alle donne del nostro tempo: é necessario capire la realtá dall´autonomia terrena, come impostava il Concilio Vaticano II, ed in costante evoluzione; stabilire un equilibrio armonioso tra immanenza e trascendenza, in cui Dio non é separato dal mondo né dissolto in lui; creare una spiritualità affermativa della creazione e della salvezza (cf Torres Queiruga, Andrés. “Fine del cristianesimo premoderno. Sfide ad un nuovo orizzonte”, pag. 26-27).

Il Papa imposta il fondamento socio-politico sottolineando la relazione tra Giustizia e Carità.

Con molta frequenza si presenta, tanto nella Chiesa come nella società, una dicotomía tra giustizia e carità: da una parte, si tende a parlare di una giustizia senza carità o di una giustizia senza amore; e dall´altra parte, di una carità al margine delle relazioni di giustizia.

La giustizia senza carità rimane ridotta al compimento esterno di una norma che é vicina alla crudeltà, come dicevano i romani: “Summum ius, summa iniuria”.

La carità senza giustizia non é autentica, si converte in sterile paternalismo e diventa un pretesto perché i governanti commettano ogni tipo di prepotenza.

La giustizia perché sia realmente tale, necessita di essere animata dall´amore alla dignità dell´essere umano; e la carità, da parte sua, deve precedere la giustizia, la deve ispirare nelle sue profonde motivazioni, sostenere nel suo esercizio e, finalmente, la deve sorpassare nella sua realizzazione posteriore.

Per questo il Papa afferma che “L’amore — caritas — sarà sempre necessario, anche nella società più giusta. Non c’è nessun ordinamento statale giusto che possa rendere superfluo il servizio dell’amore”. Così a tutti, però specialmente ai cristiani, corrisponde compiere non solo alle esigenze della giustizia, ma anche “captare le necessità degli altri nel più profondo del loro essere, per farle proprie”.

Se s´identifica la carità con la pratica di iniziative volontarie di beneficenza, l´azione sociale del cristiano si riduce a qualcosa di marginale, che non ha incidenza nella trasformazione della società, perdendo il suo contenuto più profondo d´amore per l´essere umano che tende a portarlo alla pienezza, passando da “condizioni meno umane a condizioni più umane”.

2. Il profilo specifico dell´attività caritativa della Chiesa

Una forma privilegiata di fare vita la fede che professiamo é l´attività pastorale, animata dalla carità, di profonda fondatezza biblica, vincolata allo stesso processo di liberazione del popolo di Israele dalla schiavitú d´Egitto, quando Dio ascolta le grida del popolo vede la sua situazione, lo libera dalla terra in cui era sottomesso e lo guida, attraverso di un´esperienza comunitaria, verso una nuova terra (cf Es 3, 7.15; Dt. 5, 6). Oggi anche la Chiesa, nuovo popolo di Dio, per mezzo di una pastorale animata dalla carità e da una pastorale della carità, compie la missione che il Signore le affidó di evangelizzare gli uomini e donne di tutti i confini della terra.

A questo proposito, il Papa constata che l´aumento di diverse organizzazioni che lavorano a favore dell´uomo nelle sue necessità, si spiega dal fatto che l´imperativo dell´amore al prossimo é stato inciso dal Creatore nella natura stessa dell´uomo.

Quando il Santo Padre parla dell´esercizio dell´amore da parte della Chiesa come “comunità d´amore” si riferisce alla carità come manifestazione dell´amore trinitario che deve animare tutta la vita pastorale nelle comunità ecclesiali.

Lo scopo della carità nella vita pastorale della Chiesa é la ricerca instancàbile del bene integrale dell´essere umano: “cerca la sua evangelizzazione mediante la Parola e i Sacramenti, impresa tante volte eroica nelle sue realizzazioni storiche; e cerca la sua promozione nei vari ambiti della vita e dell’attività umana”.

É molto importante che l´attività caritativa della Chiesa mantenga tutto il suo splendore e non si diluisca in un´organizzazione assistenziale generica, convertendosi semplicemente i
n una delle sue varianti.

Ed in seguito il Papa si domanda, quali sono gli elementi che costituiscono l´essenza della carità cristiana? E risponde con i seguenti punti:

a) Secondo il modello offerto dalla parabola del buon Samaritano, la carità cristiana é dapprima semplicemente la risposta a ciò che, in una determinata situazione, costituisce la necessità immediata: gli affamati devono essere saziati, i nudi vestiti, i malati curati in vista della guarigione, i carcerati visitati, ecc.

Come un esempio concreto di ciò, ricordo quando Madre Teresa di Calcutta fu invitata al Congresso Eucaristico Internazionale di Filadelfia nel 1976. Lei doveva pronunziare, assieme al famoso Arcivescovo di Olinda-Recife Dom Helder Camara, una conferenza sulla fame nel mondo. L´Arcivescovo, che era molto competente, parlerebbe sul problema della fame in senso generale e Madre Teresa presenterebbe la parte pratica. Fu una presentazione molto applaudita per la forma brillante in cui entrambi parlarono, oltre al prestigio degli espositori.

Alla fine furono invitati a partecipare in una specie di pannello in cui si doveva analizzare il problema. A tutti ci sorprese la risposta di Madre Teresa: In quello che voi teorizzate sulla fame e risolvete il problema, io me ne vado ad alimentare gli affamati che mi aspettano.

Credo che é la miglior maniera d´illustrare quello che il Papa termina di dirci: “la carità cristiana é dapprima semplicemente la risposta a ciò che, in una determinata situazione”. E si potrebbero presentare migliaia di esempi simili in cui tante religiose ed altri consacrati assieme ad una legione di laici sono tutti i giorni, in decine di migliaia d´istituzioni benefiche nel mondo, offrendo ammirevoli esempi di autentica carità cristiana con gli affamati, gli ignudi, gli ammalati, i carcerati.

A questo proposito Benedetto XVI dice che le organizzazioni caritative, cominciando dalla Caritas devono fare il possibile per mettere a disposizione i mezzi necessari e, sopratutto, gli uomini e donne che svolgono queste missioni.

E presenta l´esempio concreto di quelli che soffrono, com´é indispensabile offrire a loro una attenzione del cuore da persone professionalmente competenti. Questa deve essere la prima condizione.

Però questa non basta da sola. Infatti essendo esseri umani e gli esseri umani necessitano sempre qualcosa di più che una premura tecnicamente corretta. Hanno bisogno di umanità. Hanno bisogno dell´attenzione del cuore.

Chi lavora nelle istituzioni caritative della Chiesa deve distinguersi per non limitarsi a realizzare con destrezza il più conveniente in ogni momento, ma per la sua dedicazione all´altro che esce dal cuore.

Perciò, oltre alla preparazione professionale, a tali operatori é necessaria anche, e sopratutto, la “formazione del cuore”: occorre condurli a quell´incontro con Dio in Cristo, che susciti in loro l´amore e apra il loro animo all´altro, così che, per loro, l´amore del prossimo non sia più un comandamento imposto per cosí dire dall´esterno, ma una conseguenza derivante dalla loro fede che diventa operante nell´amore (cf Gal 5,6).

b) L´attività caritativa cristiana deve essere indipendente da partiti ed ideologie. Non è un mezzo per cambiare il mondo in modo ideologico e non sta al servizio di strategie mondane, ma é attualizzazione qui ed ora dell´amore di cui l´uomo ha sempre bisogno.

Benedetto XVI segnala che i tempi moderni, sopratutto dal XIX

secolo, sono dominati da una filosofia del progresso con diverse varianti la cui forma più radicale é il marxismo.

Parte della strategia marxista é la teoria dell´impoverimento: chi in una situazione di potere ingiusto aiuta l´uomo con iniziative di carità si pone di fatto a servizio di quel sistema di ingiustizia, facendolo apparire sopportabile, almeno fino ad un certo punto.

Viene cosí frenato il potenziale rivoluzionario e quindi bloccato il rivolgimento verso un mondo migliore.

Perciò la carità viene contestata ed attaccata come sistema di conservazione dello status quo.

In realtá, aggiunge il Papa, questa é una filosofia disumana. L´uomo che vive nel presente viene sacrificato al moloch del futuro, un futuro la cui effettiva realizzazione rimane almeno dubbia.

La verità é che non si puó promuovere l´umanizzazione del mondo rinunciando, per il momento, a comportarsi in modo umano.

La realizzazione storica del marxismo dimostró la crudeltà di questo sistema, che rinfacciava al mondo e particolarmente al mondo cristiano essere unito a una mistica, secondo i suoi ideologi, nociva ed antiquata.

A un mondo migliore si contribuisce soltanto facendo il bene adesso ed in prima persona, con passione e ovunque ce ne sia la possibilità, indipedentemente da strategie e programmi di partito.

Il programma cristiano, continua il Papa, il programma del buon Samaritano, il programma di Gesù, é un “cuore che vede”. Questo cuore vede dove c´é bisogno di amore e agisce in modo conseguente.

Ovviamente alla spontaneità del singolo deve aggiungersi, quando l´attività caritativa é assunta dalla Chiesa come iniziativa comunitaria, anche la programmazione, la previdenza, la collaborazione con altre istituzioni simili.

c) La carità, inoltre, non deve essere un mezzo in funzione di ciò che oggi viene indicato come proselitismo.

L´amore e gratuito, non viene esercitato per raggiungere altri scopi.

Naturalmente questo non significa che l´azione caritativa debba prescindere di Dio e di Cristo.

Non possiamo dimenticare che sempre è in gioco tutto l´uomo e sappiamo che con molta frequenza la radice più profonda della sofferenza é precisamente l´assenza di Dio.

Chi esercita la carità in nome della Chiesa, dice il Papa, mai cercherá d´imporre agli altri la fede della Chiesa.

Il cristiano sa quando é tempo di parlare di Dio e quando é opportuno tacere su di Lui, lasciando che parli solo l´amore.

Sa che “Dio é amore” (1 Gv 4, 8) e che si fa presente proprio nei momenti in cui non si fa più che amare.

Quindi, la migliore difesa di Dio e dell´uomo consiste precisamente nell´amore.

Le organizzazioni caritative della Chiesa hanno la missione di rafforzare questa consapevolezza nei propri membri, in modo che attraverso il loro agire, come attraverso il loro parlare, il loro tacere, il loro esempio, diventino testimoni credibili di Cristo.

[La seconda parte verrà pubblicata il 31 marzo 2009]

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ZENIT Staff

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