Giornata di preghiera e digiuno per i missionari martiri

Il motto della Giornata: “In catene per Cristo, liberi di amare”

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ROMA, martedì, 24 marzo 2009 (ZENIT.org).- Questo martedì la Chiesa in Italia si raccoglie intorno a quanti hanno reso testimonianza al Vangelo con l’offerta suprema della vita, facendo particolare memoria degli operatori pastorali che nel corso del 2008 sono morti per la violenza altrui o in servizio del prossimo.

L’iniziativa, nata nel 1993 ed estesa ormai a diversi altri Paesi, è promossa dal Movimento Giovanile Missionario delle Pontificie Opere Missionarie e cade nell’anniversario dell’uccisione dell’Arcivescovo di San Salvador, mons. Oscar Arnulfo Romero, avvenuta il 24 marzo 1980 durante la celebrazione dell’Eucaristia.

Nel Bimillenario Paolino, il motto scelto per questa Giornata – “In catene per Cristo, liberi di amare” – evoca le sofferenze della prigionia e gli altri disagi e patimenti sopportati dall’Apostolo delle Genti nello svolgimento della sua missione: un’esperienza, quella del sacrificio dei “testimoni”, che ha fecondato non solo la Chiesa delle origini, ma che ha connotato ogni epoca della sua storia.

Tra le indicazioni per la celebrazione della Giornata, il Movimento Giovanile Missionario ricorda che “la preghiera e il digiuno, nella tradizione cristiana, sono opere di amore e di comunione con Dio e con la Chiesa; viverle in occasione della giornata di preghiera e digiuno in memoria dei Missionari Martiri significa pregare Dio affinché sostenga le missionarie, i missionari e le comunità cristiane che vivono ancora oggi discriminazione e persecuzioni”.

L’elenco dei caduti per la fede e la carità nell’anno appena trascorso include mons. Paulos Faraj Rahho, Arcivescovo Caldeo di Mosul (Iraq), rapito all’uscita della chiesa dove aveva guidato la via Crucis, 16 sacerdoti, 1 religioso e 2 laici; rispetto ai Continenti e Paesi di origine, 9 provenivano dall’Asia (5 India, 1 Iraq, 1 Sri Lanka, 1 Kazakhstan, 1 Filippine), 6 dall’America (2 Messico, 1 Colombia, 1 Venezuela, 1 Brasile, 1 Ecuador), 3 dall’Africa (Kenya, Nigeria, R.D. Congo), 2 dall’Europa (Inghilterra, Francia).

Riguardo ai luoghi del sacrificio, il gruppo più numeroso di missionari ha perso la vita in Asia (4 India, 1 Filippine, 1 Iraq, 1 Sri Lanka, 1 Nepal), seguita dall’America con 5 vittime (2 Messico, 1 Venezuela, 1 Colombia, 1 Brasile), dall’Africa con 5 (2 Kenya, 1 Guinea Bissau, 1 Nigeria, 1 Repubblica Democratica del Congo) e dall’Europa con 2 (Russia). Tra i sacerdoti, 9 appartenevano al clero diocesano e 7 a ordini e congregazioni (2 Gesuiti, 1 Oblato di Maria Immacolata, 1 Salesiano, 1 Carmelitano, 1 Missionario di Mill Hill, 1 Saveriano delle Missioni Estere di Yarumal, Colombia).

In questo gruppo di martiri, vanno ricordati in modo particolare don Bernard Digal, dell’Arcidiocesi indiana di Cuttack-Bhubaneshwar, il primo sacerdote cattolico rimasto ucciso nella campagna di violenza anticristiana in Orissa e il sacerdote carmelitano, padre Thomas Pandippallyil, barbaramente assassinato in Andhra Pradesh mentre si recava a celebrare la Messa.

Come ogni anno, comunità parrocchiali e di vita consacrata, seminari e noviziati fanno memoria dei missionari uccisi con una veglia di preghiera, l’adorazione eucaristica e la via Crucis. Nei sussidi predisposti per le celebrazioni, oltre alla figura dell’apostolo Paolo e al significato delle sue tribolazioni viene messo in luce un altro aspetto fondamentale dell’esperienza del martire, quello della “ferialità” della fede, la fedeltà al Vangelo quotidianamente vissuta da chi è autenticamente “incatenato a Cristo” nella difesa dei più poveri, nella condivisione, nell’annuncio, nel perdono ai persecutori.

Alternate a brani della Scrittura, i testi riportano testimonianze dei martiri del Giappone, beatificati a Nagasaki nel novembre 2008, del Cardinale viertnamita François-Xavier Van Thuân, di catechisti uccisi in America Latina, della missionaria italiana Annalena Tonelli, uccisa in Somalia.

A sostegno dell’opera dei missionari nel mondo, alla preghiera va unita l’offerta della propria sofferenza e la testimonianza della solidarietà, con visite ad ospedali, carceri e case di riposo.

Quest’anno – spiega l’agenzia “Fides” – il progetto di solidarietà che si intende realizzare con le offerte raccolte dalla Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei Missionari Martiri riguarda un centro per ragazze diversamente abili, alcune anche abbandonate dalla propria famiglia, gestito dalle Suore Brignoline in India, nello stato del Kerala.

 

[Per maggiori informazioni: www.mgm.operemissionarie.it]

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ZENIT Staff

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