YAOUNDÉ, giovedì, 19 marzo 2009 (ZENIT.org).- “Siamo giunti dai quattro punti dell’orizzonte e siamo qui, Signore, nella tua casa”, cantavano questo giovedì quaratamila voci nello stadio “Amadou Ahidjo” di Yaoundé, in Camerun, giunti per prendere parte alla prima Messa in terra africana di Benedetto XVI.
Nel fare il suo ingresso in “papamobile”, il Santo Padre è stato accolto con il tipico grido africano di allegria. Presenti nella tribuna delle autorità, il Presidente del Camerun Paul Biya, un tempo seminarista, insieme alla moglie Chantal e ai loro figli.
Nel suo indirizzo di saluto al Papa, l’Arcivescovo di Yaoundé, mons. Victor Tonyé Bakot, ha detto che quella attuale “è veramente l’ora dell’Africa”: “il sole non dimentica nessun villaggio, dice un proverbio africano, e questo è quello che sta facendo lei con noi”.
In ewondo, la lingua bantu che si parla in Camerun, ha spiegato il presule, “Mvamba” è il termine per indicare il nonno, “simbolo della bontà, della saggezza, della tenerezza, dell’affetto e dell’amore. “Mvamba” è però anche “segno di benedizione”. “Santo Padre, voi siete il Gran Mvamba della nostra tradizione”, ha detto.
“La grande speranza della Chiesa è l’Africa – ha poi aggiunto – e questo perché l’Africa si è lasciata sedurre da Cristo”, “il cristianesimo è a casa sua in Africa”, “l’Africa è la seconda patria di Gesù”.
Il Santo Padre ha presieduto poi l’eucaristia dall’altare, posto all’interno dello Stadio di Yaoundé, sotto una abitazione tradizionale africana, all’interno di una grande piroga.
Più tardi nella sua omelia, richiamando la festività di San Giuseppe, suo onomastico, Benedetto XVI ha esortato la Chiesa africana ad essere lievito di speranza per la propria terra.
In particolare, il Santo Padre ha incoraggiato i padri e le madri camerunensi ad accogliere con fiducia in Dio il ruolo di essere genitori per trasmettere ai propri figli i valori umani e spirituali.
“In questo nostro tempo, in cui tante persone senza scrupoli cercano di imporre il regno del denaro, disprezzando i più indigenti, voi dovete essere molto attenti”, ha detto.
“L’Africa in generale, ed il Camerun in particolare, sono in pericolo se non riconoscono il Vero Autore della Vita! Fratelli e sorelle del Camerun, voi che avete ricevuto da Dio tante qualità umane, abbiate cura delle vostre anime!”, ha poi esclamato.
“Non lasciatevi affascinare da false glorie e da falsi ideali – ha aggiunto –. Credete, sì, continuate a credere che Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, è il solo ad amarvi come voi vi aspettate, che è il solo a potervi soddisfare, a poter dare stabilità alle vostre vite. Cristo è l’unico cammino di Vita”.
“Come in altri continenti – ha poi spiegato –, oggi la famiglia conosce effettivamente, nel vostro Paese e nel resto dell’Africa, un periodo difficile […] Alcuni valori della vita tradizionale sono stati sconvolti”, tanto che “la qualità dei legami familiari ne risulta profondamente intaccata”.
“Sradicati e resi più fragili – ha sottolineato –, i membri delle giovani generazioni, spesso – ahimè! – senza un vero lavoro, cercano rimedi al loro male di vivere rifugiandosi in paradisi effimeri e artificiali importati di cui si sa che non arrivano mai ad assicurare all’uomo una felicità profonda e duratura”.
“A volte anche l’uomo africano è costretto a fuggire fuori da se stesso, e ad abbandonare tutto ciò che costituiva la sua ricchezza interiore”, ha osservato.
Tuttavia, il Papa ha invitato tutti a “sperare contro ogni speranza”, rivolgendo in particolare parole di incoraggiamento per i giovani, perché si donino docilmente a Cristo, fino al sacerdozio e alla vita consacrata.
Un messaggio di comprensione e affetto il Santo Padre lo ha rivolto anche ai più piccoli: “Ai bambini che non hanno più un padre o che vivono abbandonati nella miseria della strada, a coloro che sono separati violentemente dai loro genitori, maltrattati e abusati, e arruolati a forza in gruppi militari che imperversano in alcuni Paesi, vorrei dire: Dio vi ama, non vi dimentica e San Giuseppe vi protegge! Invocatelo con fiducia”.
Al termine, dopo la benedizione papale il Papa ha pronunciato un breve discorso prima di consegnare a ciascuno dei rappresentanti delle 42 Conferenze episcopali dell’Africa il testo dell’Instrumentum laboris della Seconda Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, che si terrà a Roma nel prossimo ottobre sul tema “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”.
Per l’occasione, la corale di seicento cantori e strumentisti, la “Mega Chorale 600”, ha intonato un inno all’Africa nel cui ritornello risuonava il tema del prossimo Sinodo dei Vescovi.
Nel suo discorso il Papa ha spiegato che l’Instrumentum laboris “rispecchia il grande dinamismo della Chiesa in Africa, ma anche le sfide con le quali essa deve confrontarsi e che il Sinodo dovrà esaminare”.
“Auspico vivamente che i lavori dell’Assemblea sinodale contribuiscano a far crescere la speranza per i vostri popoli e per il Continente nel suo insieme” e “contribuiscano ad infondere a ciascuna delle vostre Chiese locali un nuovo slancio evangelico e missionario al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace, secondo il programma formulato dal Signore stesso: ‘Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo’”, ha detto.
“Che la gioia della Chiesa in Africa di celebrare questo Sinodo sia anche la gioia della Chiesa universale!”, ha poi concluso.
[Con informazioni di Nieves San Martín]