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Nel mondo moderno dove sembra contare solo la perfezione, il fisico atletico, la famiglia tutta sorrisi senza problemi, il tutto e subito, secondo le immagini veicolate dai mezzi di comunicazione di massa, la realtà concreta, fatta di insoddisfazioni, di salute in pericolo, di crisi esistenziali, sembra bussare prepotentemente alla porta con tutto il suo carico di problemi.
L’omologazione di tutto, l’egoismo, grande male di oggi, sembra aver rubato la gioia vera, sapore di altri tempi lontani. La frenesia della vita contemporanea riesce a colpire alcuni individui più deboli, sbattendoli come canne al vento. Si finisce per vivere come tanti mondi paralleli, che non si incontrano mai, cercando sempre di nascondere le proprie lacrime, le proprie solitudini. La medicina per sconfiggere questa malattia moderna può essere solo quella dei piccoli gesti, del fermarsi per ascoltare, del dare una mano.
Spendersi concretamente nel mare odierno dell’egoismo, in cui il mondo è come una nave alla deriva, può sembrare anacronistico. Ma questo è possibile, vivendo in una comunità, in cui si viva l’amore. Ogni comunità nasce attraverso alcuni piccoli sì di condivisione, un’adesione ad un progetto più grande, per dare un tetto ai naufragi dei nostri tempi. Solo l’amore riesce a cambiare la vita delle persone, riscoprendo la gioia di vivere ed il dono grande, immenso, della vita.
Nella comunità Caritas di Foligno in quattro anni sono passati 12.000 giovani, attivi dopo il terremoto del 1997. In una villa del Cinquecento, immersa nel verde, sede della Caritas, si impara a prendersi cura dell’ambiente. Chi vive l’esperienza del volontariato, diventa poi un segno di speranza, imparando che solo un uomo può raccogliere le lacrime di un altro uomo, solo un uomo può impegnarsi nella relazione con altri uomini e con Dio.
Nel 2001 la diocesi di Spoleto-Norcia ha promosso una comunità, con 30 ettari di terra con olivi e boschi, dove ragazzi travolti dall’esperienza della droga potessero riscoprire la capacità di entrare in relazione con altre persone. Una vita essenziale, faticosa, responsabile, serve per riscattare una vita che si è rischiato di perdere.
Sul lago Trasimeno c’è un’altra azienda, con 16 ettari di terreno con una villa e varie case, dove attraverso la fatica si cerca di costruire qualcosa di prezioso, un luogo dove chi arriva possa trovare il calore di un’accoglienza fraterna. Il bene non è solo una poesia, ma è esigente, perché rompe le certezze, ti piega, ma poi ti rende docile e buono. Solo il bene rende possibile il miracolo di far passare un uomo dalla morte alla vita.
Nella diocesi di Orvieto-Todi, a Massa Martana, presso l’abbazia di San Faustino, è nata la più giovane realtà della Caritas umbra. In un luogo con una lunga storia, iniziata nel XIII sec., rifiorisce ora la vita, rialzando i muri crollati, ritrovando nel silenzio antico quella pace che il caos moderno ci ha tolto.
Il vero modo di vivere è imparare a voler bene, e questa è una lezione che non finirà mai. Come è bello quando qualcuno accoglie chi bussa al suo cuore.
Nel 1999 dal campo di Nocera Umbra alcuni giovani sono partiti per il Kossovo, dove hanno trovato persone distrutte dall’atrocità della guerra. Hanno cominciato ad andare a trovare le famiglie, ricostruire case distrutte, accogliere i bambini abbandonati. Piccoli gesti di bontà e di condivisione riescono ancora a commuovere le persone, a farle uscire dal dolore.
Tutto questo è stato fatto per andare dietro al fiume della carità. Ad un certo punto ti ritrovi a dire di sì sempre, a compiere i passi della carità, che sono lo stesso linguaggio che Dio ha usato con l’uomo.
Quanta abbondanza d’amore nella moltiplicazione dei pani e dei pesci, nel vino delle nozze di Canaan, sulla croce, dove l’amore per essere donato, doveva essere inchiodato. Tutti i volti umani si riassumono in un unico volto, quello di Cristo crocefisso, in cui l’amore di Dio per l’uomo ha toccato il vertice della bellezza di Dio. Questa è la vera sfida in un mondo dominato da troppe parole inutili. Nell’Umbria mistica, Francesco d’Assisi ha trovato Dio nel lebbroso. Oggi per uscire dalla crisi esistenziale, dal nulla, serve una via semplice, essenziale, la via è quella di Gesù. Mentre noi abbiamo troppa certezza di saper vedere, possedendo tanti beni, solo Gesù può ridonarci la vera vita, la vera bellezza di Dio.
Noi abbiamo bisogno di gente che si innamori di Gesù, per riscoprire poi il Suo volto in quello di tutti i fratelli. C’è bisogno oggi di santità collettiva, vissuta in comunità, dove nessuno sarà mai solo. I giovani drogati, i cosiddetti delinquenti, possono aiutarci a riscoprire la vera vita, quella della condivisione; loro ci interrogano sul valore della vita, sulla vita vera.
Non dobbiamo dimenticare che la carità è per tutti, come il Vangelo è per tutti, anche se talvolta ci fa un po’ paura perché mina le nostre presunte certezze.