ROMA, venerdì, 13 marzo 2009 (ZENIT.org).- La vista di Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma, prevista per l’autunno prossimo, sarà “un gesto importante che segna la volontà di continuare un approccio di rispetto e di amicizia, una volontà di costruire insieme e di camminare insieme, ciascuno tenendo conto delle diversità, di guardarci con simpatia”.
Lo ha affermato ai microfoni della “Radio Vaticana” il Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, confermando quanto annunciato durante la trasmissione “Porta a porta” dal presidente della Comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici.
“L’invito è stato fatto e sembrerebbe che verrà – ha dichiarato Pacifici rispondendo a una domanda del conduttore, Bruno Vespa -. Aspettiamo conferma scritta. Quella verbale è arrivata, la visita sarà in autunno”.
La visita del Papa alla Sinagoga è stata confermata questo giovedì dal direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, S.I.
Parlando all’emittente pontificia, il Rabbino capo di Roma Di Segni ha ricordato l’“episodio epocale” rappresentato dalla visita di Giovanni Paolo II alla Sinagoga di Roma, nel 1986.
“Si è trattato di un evento che non accadeva da millenni… – ha ribadito -. C’è un precedente di un Papa in una sinagoga romana, sicuramente almeno uno: io mi riferisco a Pietro. Il gesto di Giovanni Paolo II è stato un gesto storico e ha aperto una nuova era”.
Di Segni si è quindi riferito al viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa, previsto per maggio, sottolineando che “anche in questa occasione la presenza del Papa significa attenzione, condivisione, rispetto, e volontà di partecipare ad un progetto di pace che deve essere condiviso”.
Allo stesso modo, il rabbino ha espresso apprezzamento per la Lettera che il Pontefice ha inviato a Vescovi del mondo circa la remissione della scomunica ai quattro Vescovi consacrati illecitamente da monsignor Marcel Lefebvre, definendo il testo “molto importante”.
“Ci stupisce positivamente la sottolineatura sul fatto che siano stati proprio gli amici ebrei a comprendere le parole del Papa – ha confessato -. Quindi, va letta come un gesto di attenzione nei nostri confronti”.
Nonostante questo, ha riconosciuto che nel confronto ebraico-cristiano ci sono “tanti problemi”: “problemi teologici, storici molto delicati che ci dividono. Alcuni ci dividono in maniera insormontabile perché chiaramente le differenze ideologiche non possono essere colmate. Altri ci dividono dal punto di vista storico-emozionale”.
“Però abbiamo anche impegni di testimonianza comune, possibilità di agire nella società con i valori che condividiamo – ha ammesso –. Se si toglie la parte conflittuale, ogni cosa che ne consegue può essere un grande frutto e un grande bene per tutti”.
In questi giorni, ha concluso il Rabbino, “molte delle nubi che si erano addensate non ci sono più. Prevale un clima di buona volontà che è molto importante”.