CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 13 marzo 2009 (ZENIT.org).- In questa Quaresima, Benedetto XVI invita a vivere il digiuno “non solo come prassi ascetica, ma anche come preparazione all’Eucaristia e come arma spirituale per lottare contro ogni eventuale attaccamento disordinato a noi stessi”.
E’ questa la proposta che ha presentato ricevendo in udienza questo venerdì i partecipanti alla Plenaria della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il cui Prefetto è il Cardinale Antonio Cañizares Llovera.
In occasione della Quaresima, “che costituisce non soltanto un cammino di più intenso tirocinio spirituale, ma anche una efficace preparazione a celebrare meglio la santa Pasqua”, il Papa ha esortato a incoraggiarsi a vicenda “a riscoprire e vivere con rinnovato fervore il digiuno”.
“Questo periodo intenso della vita liturgica ci aiuti ad allontanare tutto ciò che distrae lo spirito e ad intensificare ciò che nutre l’anima, aprendola all’amore di Dio e del prossimo”, ha auspicato.
Nella sua Assemblea Plenaria, ha ricordato il Papa, il dicastero vaticano ha riflettuto “sul Mistero eucaristico e, in modo particolare, sul tema dell’adorazione eucaristica”.
Il Pontefice spiega di aver “accolto volentieri” la proposta della trattazione dell’adorazione, “nella fiducia che una rinnovata riflessione collegiale su tale prassi potesse contribuire a mettere in chiaro, nei limiti di competenza del Dicastero, i mezzi liturgici e pastorali con cui la Chiesa dei nostri tempi può promuovere la fede nella presenza reale del Signore nella Santa Eucaristia e assicurare alla celebrazione della Santa Messa tutta la dimensione dell’adorazione”.
Come ha sottolineato nell’Esortazione apostolica Sacramentum caritatis, tra celebrazione dell’Eucaristia e adorazione c’è una “relazione intrinseca”, ha osservato, ribadendo in primo luogo che l’Eucaristia “è alle origini stesse della Chiesa ed è la sorgente della grazia, costituendo un’incomparabile occasione sia per la santificazione dell’umanità in Cristo che per la glorificazione di Dio”.
“In questo senso, da una parte, tutte le attività della Chiesa sono ordinate al mistero dell’Eucaristia e, dall’altra, è in virtù dell’Eucaristia che ‘la Chiesa continuamente vive e cresce'”, ha aggiunto.
“Nostro compito è percepire il preziosissimo tesoro di questo ineffabile mistero di fede”.
Quanto all’adorazione, il Papa ha sottolineato le diverse accezioni del vocabolo in greco e in latino. Se la parola greca proskýnesis indica “il gesto di sottomissione, il riconoscimento di Dio come nostra vera misura, la cui norma accettiamo di seguire”, quella latina ad-oratio “denota il contatto fisico, il bacio, l’abbraccio, che è implicito nell’idea di amore”.
“L’aspetto della sottomissione prevede un rapporto d’unione, perché colui al quale ci sottomettiamo è Amore – ha osservato -. Infatti, nell’Eucaristia l’adorazione deve diventare unione: unione col Signore vivente e poi col suo Corpo mistico”.
A questo proposito, Benedetto XVI ha ricordato quanto ha detto ai giovani sulla Spianata di Marienfeld, a Colonia, durante la Messa della XX Giornata Mondiale della Gioventù, il 21 agosto 2005: “Dio non è più soltanto di fronte a noi, come il Totalmente Altro. È dentro di noi, e noi siamo in Lui. La sua dinamica ci penetra e da noi vuole propagarsi agli altri e estendersi a tutto il mondo, perché il suo amore diventi realmente la misura dominante del mondo”.
Allo stesso modo, ha ricordato la Lettera Apostolica Spiritus et Sponsa di Giovanni Paolo II, in cui il Pontefice polacco “esortava ad intraprendere i passi necessari per approfondire l’esperienza del rinnovamento”, “importante anche rispetto al tema dell’adorazione eucaristica”.
“Tale approfondimento sarà possibile soltanto attraverso una maggiore conoscenza del mistero in piena fedeltà alla sacra Tradizione ed incrementando la vita liturgica all’interno delle nostre comunità”, ha commentato Benedetto XVI.
“A questo riguardo – ha confessato -, apprezzo in particolare che la Plenaria si sia soffermata anche sul discorso della formazione di tutto il Popolo di Dio nella fede, con una speciale attenzione ai seminaristi, per favorirne la crescita in uno spirito di autentica adorazione eucaristica”.
Come diceva infatti S. Tommaso, ha concluso, “Che in questo sacramento sia presente il vero Corpo e il vero Sangue di Cristo non si può apprendere coi sensi, ma con la sola fede, la quale si appoggia all’autorità di Dio”.