Vangelo e cultura per rispondere alle attese dell'uomo

Al via a Roma il Forum internazionale delle Università

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di Mirko Testa

ROMA, giovedì, 12 marzo 2009 (ZENIT.org).- “La Chiesa e l’Università sono chiamate, con una differente specificità di presenza e di azione, a promuovere una cultura che sia capace di rispondere alle vere e autentiche attese dell’uomo contemporaneo”, sostiene il Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano.

E’ quanto ha detto il porporato nell’introdurre questo giovedì i lavori del Forum internazionale delle Università sul tema “Vangelo e cultura per un nuovo umanesimo”, dopo la cerimonia inaugurale svoltasi nella Sala Protomoteca del Campidoglio, a Roma, con i saluti del Sindaco Gianni Alemanno, dei Presidenti di Provincia – Nicola Zingaretti – e Regione – Piero Marrazzo – e del Vicegerente della diocesi di Roma, mons. Luigi Moretti.

Oggi, ha esordito il Cardinale Bertone, “si fa sempre più urgente, la domanda sulle possibilità dell’uomo contemporaneo di vivere in pienezza la propria esistenza, in una situazione di forte accelerazione della storia e in un contesto di interdipendenze sempre più esigenti”.

Soprattutto, ha continuato, si avverte sempre più l’urgenza di riscoprire e attualizzare alla luce della crisi della modernità “questo dinamismo intrinseco del Vangelo e della cultura”.

“Infatti, se in passato la cultura era espressione della civiltà di un popolo o di una comunità, con i suoi valori e i suoi costumi, nella società contemporanea va sempre più emergendo il primato della cultura come conoscenza, fino ad assumere il ruolo genetico di una civiltà”.

“Questo passaggio epocale sta creando non poche difficoltà nella comprensione del concetto di cultura – ha aggiunto –, che assume un significato sempre più ambiguo e indefinito, favorendo il sorgere di diaframmi tra le culture, in quanto ognuna di esse tende ad essere autoreferenziale”.

“Ciò spiega perché negli ultimi tempi è invalsa la convinzione che l’incontro del Vangelo con la cultura, o le culture, possa avvenire solo a livello esistenziale in quanto – si sostiene – anche il cristianesimo appartiene al vissuto religioso di una comunità e quindi risulterebbe inidoneo ad un confronto con la società contemporanea, ormai lontana dal tempo delle antiche dinamiche di una civiltà”.

“In realtà, fin dalle origini, l’incontro del Vangelo con la cultura si è realizzato non solo con le sue manifestazioni storiche, qual è appunto la civiltà di un popolo, ma anche e soprattutto, con il suo nucleo generatore, che è l’uomo che cerca la verità, dal momento che il Vangelo non si identifica con nessuna civiltà ma le anima e le promuove dall’interno”.

Infatti, ha sottolineato il porporato, l’annuncio del Vangelo, come ricordato da Benedetto XVI nella sua prima Enciclica “Deus Caritas est”, “non è la proposta di una idea, o di un’etica, ma l’incontro con una Persona, il Logos-Persona, che è il fondamento della realtà cosmica e storica”.

Bertone ha quindi messo in guardia contro i “pericolosi e imprevedibili scontri di civiltà” cui è possibile ovviare impegnandosi “nella cultura-conoscenza per purificare e, nello stesso tempo, rispettare e promuovere le diverse forme di civiltà”.

“Senza la ricerca del vero nucleo generatore della cultura, che è la ricerca della verità, ogni sua manifestazione rischia di perdere il contatto con la storia e di provocare processi di distruzione dell’uomo, dalla sua nascita alla sua morte”, ha osservato.

Il porporato ha poi sottolineato il grande valore rappresentato, durante le giornate giubilari, dal Convegno internazionale “Ad ulteriores gentes. Il Cristianesimo in Medio Oriente dal I al VII sec.”, che si terrà il 12 e 13 marzo all’Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente, perché la Chiesa confida molto “nella collaborazione universitaria per la risoluzione dei problemi urgenti e gravi che pervadono le società medio orientali con conseguenze in tutto il mondo”.

In una delle due lezioni magisteriali di venerdì, il prof. Eric McLuhan, docente emerito presso l’Università di Toronto (Canada), riflettendo sul tema “Il Vangelo negli Areopaghi contemporanei”, ha tratteggiato il contesto attuale in cui viviamo come un ambiente saturo di “informazioni” e “software”, dominato da un “rinascimento globale”.

“Internet sta diventando un deposito dell’intera conoscenza umana – ha affermato – : la rete ci offre lo spettro della vecchia enciclopedia orale precedente all’alfabetizzazione […] anche se in una forma elettronica radicalmente nuova”.

“Per molti secoli la cristianità si è affidata al terreno dell’alfabetizzazione come strumento per diffondere e trasmettere il Vangelo – ha spiegato –. Ora che il terreno è stato sostituito da quello dell’informazione elettrica, ci troviamo in una cultura sempre più priva di legami con l’alfabetizzazione”.

“L’alfabeto fonetico ci ha fatto vivere per la prima volta l’esperienza del distacco: la separazione del suono dal significato – ha detto il docente –. Dall’alfabeto abbiamo appreso la separazione tra pensiero e sentimento, tra azione e reazione, tra chi conosce e ciò che è conosciuto. Il singolo spezza il legame tribale ed emerge dal gruppo”.

“La stampa ha accelerato enormemente questi processi e ha prodotto il grande rinascimento di recente memoria – ha aggiunto –. Oggi il rinascimento delinea, invece, il forte desiderio di un coinvolgimento sempre maggiore in ogni fase del gioco e della vita sociale e culturale. La mimesis, non l’obiettività, alimenta questo desiderio”.

“Le nostre modalità di conoscenza – ha quindi osservato – sono state deviate verso antichi schemi senza che ce ne rendessimo conto. Basta osservare l’attuale forma della pubblicità, dei videogame e della schiera di maschere, icone e ruoli partecipativi di cui ci facciamo carico quando ci avventuriamo su internet”.

Mimesis significa indossare la modalità della nuova cultura” e “noi indossiamo questi nuovi media ogni qual volta ci avventuriamo all’interno dell’ambiente globale”.

“Gli annunci pubblicitari moderni […] ci propongono non prodotti, ma stili, immagini di gruppo e culture aziendali, chiedendoci di partecipare”, ha spiegato il prof. Eric McLuhan.

In questo contesto “la tradizione culturale cattolica si trova a giocare il ruolo di controcultura nel mondo dell’elettricità”, perché “enfatizza l’alfabetizzazione sia direttamente, per la lettura delle Scritture e per il commento, sia indirettamente, attraverso la sua insistenza su identità, anima, responsabilità e salvazione come elementi privati e individuali”.

“Abbiamo posto fine all’alfabetizzazione quando abbiamo ucciso l’Idra, il pubblico lettore – ha detto – . Al suo posto sono emerse dozzine di baby-alfabetizzazioni avide di sapere. Il vecchio pubblico lettore è arretrato allo stadio precedente di piccoli gruppi di lettori, dei ‘club di lettura’”.

Oggi però, ha quindi precisato McLuhan, “il tempo è maturo per rivivere gli aspetti della cultura cattolica in sintonia con la nuova sensibilità e la rinnovata domanda di coinvolgimento mimetico”.

L’ambiente in cui viviamo fatto di “alfabetizzazioni multiple” è un segno sicuro che i due Libri della Natura e della Scrittura “stanno riprendendo il loro ruolo”: “l’istruzione moderna deve comprendere la formazione nella lettura di entrambi, il divino e l’umano, il Vangelo e la cultura”.

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ZENIT Staff

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