La povertà dei poveri è 'colpa' dei ricchi? (parte II)

ROMA, giovedì, 12 marzo 2009 (ZENIT.org).- Di seguito pubblichiamo le risposte di Padre Piero Gheddo, già direttore di “Mondo e Missione” e di “Italia Missionaria” e fondatore di AsiaNews, alle domande di due lettori sull’articolo “La povertà dei poveri è ‘colpa’ dei ricchi?”. 

 

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Spett. redazione,[…]1) Se ci sono i corrotti è perchè ci sono i corruttori!!! Quanti politici e capi di governo vanno a braccetto con le multinazionali che prendono tutto e lasciano poche briciole!!!
2) Quanti finanziamenti per sostenere gli armamenti invece di promuovere cultura e scienza con scuole, strutture sanitarie, specializzazioni agricole e industriali. Favorire le industrie delle armi che per produrre deve esserci un consumo del loro prodotto e guarda caso i conflitti sono sempre pieni di armi sofisticate.  Se le tribù nelle lotte tribali non fossero sostenute dall’industria bellica internazionale, certamente le contese ci sarebbero ugualmente perchè comunque fa parte dell’uomo questa attitudine, si tratta solo di gestirla e non di alimentarla. Ma dicevo che se non ci fossero gli interessi internazionali delle ditte di armi, almeno sarebbero ancora alle lance e cose del genere.  Mi risulta che le maggiori fabbriche delle armi siano occidentali, o meglio, di quei popoli che sempre si vogliono chiamare, cristiani.
3)  Le fabbriche farmaceutiche, scandalo della gestione salute nel mondo, cosa fanno per sollevare i popoli bisognosi? I loro forziere sono sempre più pieni di ricchezza e milioni di persone muoiono perchè non si possono permettre di pagare le medicine salva-vita che spesso il loro costo reale sarebbe minimo, a volte irrisorio.  Il problema, non è tanto regalare, o meglio ridistribuire il maltolto, ma almeno guadagnare meno e condividere di più.[…]Grazie dell’attenzione. – Daniele Beccari

Caro Amico,

grazie della sua lettera, nella quale lei afferma che io avrei scritto “tante menzogne”. Però non dimostra la falsità di quanto io dico nemmeno una volta. Lei parla d’altro. I suoi tre punti sono questi:

1) “Se ci sono i corrotti è perchè ci sono i corruttori!!! Quanti politici e capi di governo vanno a braccetto con le multinazionali che prendono tutto e lasciano poche briciole”. Ma, caro amico, lei pensa che numerosi capi di stato africani, per citare solo questi, abbiano bisogno di andare a braccetto con le multinazionali per diventare corrotti? Mi pare una grande ingenuità, rubano anche quelli di paesi poverissimi che non hanno multinazionali in casa. E poi io non difendo mica le multinazionali e non escludo affatto che a volte corrompano i grandi dei paesi poveri (come avviene anche in Italia). Ho solo scritto che una delle principali cause del sottosviluppo di parecchi paesi poveri sta nella corruzione di chi ha il potere, che a volte assume dimensioni abnormi. Punto.

2) “Quanti finanziamenti per sostenere gli armamenti invece di promuovere cultura e scienza con scuole, strutture sanitarie,   specializzazioni agricole e industriali”. Anche qui lei parla d’altro e non dimostra la falsità di quanto ho detto. Mai difeso chi produce armi, però questa non è certo la causa prima e radicale della miseria di certi popoli.

3) Stesso discorso vale per il suo terzo punto: “Le fabbriche farmaceutiche, scandalo della gestione salute nel mondo,cosa fanno per sollevare i popoli bisognosi?”. Lei parla d’altro, è certamente vero quel che lei dice, ma non è la causa prima e radicale della miseria dei popoli poveri! La domanda a cui rispondevo nell’articolo citato da ZENIT era questa: “E’ vero che la povertà dei poveri è colpa dei ricchi?”. E dimostravo, brevemente, che le cause profonde e radicali sono altre, dicendo espressamente che “i ricchi del mondo hanno tante responsabilità e colpe, ma non quella di essere stati la radice e la causa della povertà dei popoli poveri”.

Tutto qui, caro amico. La domanda a cui ho tentato di rispondere è nel volume “Ho tanta fiducia”, che ho scritto con Roberto Beretta (San Paolo, 2009, pagg. 202, Euro 14) ed è più lunga di quanto ZENIT ha potuto pubblicare. In altri libri ho approfondito quali sono le colpe del mondo ricco e quali sono le radici interne, culturali soprattutto, della povertà dei paesi poveri. Se le interessa legga “Davide e Golia. I cattolici e la sfida della globalizzazione”, che ho scritto col giornalista Roberto Beretta di Avvenire (San Paolo, 2003, pagg. 213, Euro 13).
           

La saluto cordialmente. Suo padre Piero Gheddo

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 Non posso di certo vantare la conoscenza ed il livello culturale di padre Piero, ma ho un minimo di esperienza missionaria in Asia (Bangladesh, e conosco alcuni sacerdoti del Pime), dove abbiamo costruito una scuola per i bambini poveri degli Slum. Con tutto il rispetto, non mi sento di condividere le affermazioni fatte sull’articolo in oggetto; che pare siano più il frutto di convinzioni ideologiche che storiche. Il fatto che contenga delle verità oggettive e condivisibili, non rafforza per questo le conclusioni a cui padre Gheddo vuole arrivare. Da quelle stesse verità, si possono e si dovranno trarre altre conclusioni. Alla luce della crisi che tutto il nostro sistema (nel suo complesso) stà iniziando a vivere, mi pare di poter affermare che la storia stà avendo l’ultima parola sull’ideologia anche per il mondo “Occidentale”, così come l’ha giustamente avuta per quello “Orientale” (vedi caduta del muro di Berlino). Grazie per la possibilità di aver potuto inviare questo mio umile pensiero. –Marcello Ugolini

Caro Amico,

grazie anche a lei della sua lettera. Lei non si sente “di condividere le affermazioni fatte sull’articolo in oggetto; che pare siano più il frutto di convinzioni ideologiche che storiche. Il fatto che contenga delle verità oggettive e condivisibili, non rafforza per questo le conclusioni a cui padre Gheddo vuole arrivare. Da quelle stesse verità, si possono e si dovranno trarre altre conclusioni”. E  parla della crisi attuale del mondo occidentale in campo economico-finanziario. D’accordo, ma questo cosa c’entra con la causa della povertà dei popoli poveri? Che il mondo dell’alta finanza sia egoista e corrotto nessuno lo nega e i Papi hanno insistito più  volte sul fatto che l’economia deve avere un’etica, dev’essere solidale con i poveri. Ma questo, ripeto, non può essere  interpretato come la causa prima e radicale della povertà dei paesi poveri. E io rispondevo a quella domanda. Grazie e cordiali saluti dal suo padre Piero Gheddo.

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ZENIT Staff

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