CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 11 marzo 2009 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha espresso questo mercoledì la propria tristezza per l’attentato mortale perpetrato sabato sera nelle caserme dell’Esercito inglese a Massereene (Antrim, Irlanda del Nord).
Al termine dell’Udienza Generale, il Pontefice ha affermato di aver appreso “con profondo dolore” “le notizie dell’assassinio di due giovani soldati britannici e di un agente della polizia nell’Irlanda del Nord”.
Assicurando la sua “spirituale vicinanza” alle famiglie delle vittime e ai feriti, ha espresso “la più ferma condanna per tali esecrabili atti di terrorismo”.
Azioni simili, ha dichiarato, “oltre a profanare la vita umana, pongono in serio pericolo il processo politico in corso nell’Irlanda del Nord”.
Allo stesso modo, “rischiano di spegnere le tante speranze da esso suscitate nella regione e nel mondo intero”.
Per questo motivo, ha affermato di pregare il Signore “affinché nessuno si lasci vincere nuovamente dall’orrenda tentazione della violenza, ma ognuno moltiplichi gli sforzi per continuare a costruire, attraverso la pazienza del dialogo, una società pacifica, giusta e riconciliata”.
In un comunicato emesso questo lunedì, i Vescovi della Conferenza Episcopale Irlandese hanno condannato duramente l’attentato, definendolo “un attacco diretto e atroce contro la santità della vita umana e gli sforzi per costruire un cammino di accordo politico in Irlanda del Nord”.
Martedì è stato invece diffuso un comunicato congiunto dei massimi rappresentanti delle confessioni cristiane presenti nel Paese – cattolica, metodista, presbiteriana e anglicana –, firmato dal Cardinale Séan Brady (per la Chiesa cattolica), dall’Arcivescovo Alan Harper (per la Chiesa anglicana) e dai reverendi Aian Ferguson (per metodisti) e Donald Patton (per i presbiteriani).
I leader cristiani ritengono l’attentato “un pericoloso tentativo di destabilizzare il processo di pace che non si deve permettere abbia successo”. Per questo, esortano le proprie comunità a condannare l’attacco e ad affermare “la fiducia in un futuro di riconciliazione”.