ROMA, mercoledì, 11 marzo 2009 (ZENIT.org).- “Ciascuno di noi oggi è ‘via della Chiesa’”, ha affermato il Cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia, in occasione del convegno “A 30 anni dalla ‘Redemptor hominis’. Memoria e profezia”, in svolgimento questo martedì e mercoledì presso la Pontificia Università Lateranense e organizzato dall’ateneo e dal Pontificio Istituto Pastorale Redemptor Hominis.
“Il vincolo che lega la Chiesa all’uomo e l’uomo alla Chiesa è indissolubile in quanto radicato nel mistero dell’incarnazione e redenzione del Figlio, indagato da Redemptor hominis nell’orizzonte di un ‘cristocentrismo obiettivo’”, ha osservato il Cardinale, come riporta “L’Osservatore Romano”.
“La Chiesa, quindi, per sua natura, non dovrebbe mai abbandonare l’uomo. Ma, a trent’anni dall’Enciclica, tanta immediata fiducia in tale semplice convinzione è realistica o non suona, piuttosto, come un’acritica pretesa?”, ha chiesto.
Il cammino compiuto dall’uomo occidentale nel percorso che va dalla modernità alla post-modernità, infatti, sembra documentare “il suo progressivo allontanamento da ogni sorta di legame e appartenenza ecclesiale”.
Secondo il porporato, il pensiero post-moderno, “nel giusto tentativo di superare le aporie della ragione illuminista, ha però anche finito col demolire l’uomo come ‘universale concreto’”, tema a cui la Redemptor hominis, fortemente ancorata nella Gaudium et spes, “fa continuo riferimento”.
In questa prospettiva, constata, “non si potrebbe più parlare né della singola persona intesa come soggetto integrale, frantumato nei singoli atti della sua volontà, né della sua ‘sorte’, totalmente affidata alle possibilità offerte dal connubio tra scienza e tecnologia, di volta in volta valutate unicamente in termini di scelte soggettive e utilità strumentale”.
“Se davvero parlare di uomo come persona-soggetto di diritti e doveri è il risultato di un arbitrio”, “allora la Chiesa, quand’anche riuscisse a proporsi all’altezza del ‘nobile Redentore’, non avrebbe più, propriamente parlando, il suo interlocutore – l’uomo concreto”, e la sua missione “risulterebbe priva di significato o tutt’al più, come da più parti le si rimprovera, soltanto un decisivo nodo di potere”.
In realtà, sostiene il Cardinale Scola, “ciascuno di noi oggi è ‘via della Chiesa’”, “e non in modo astratto, ma facendosi carico di tutte le sue determinazioni storiche che, anche nelle forme più radicali, caratterizzano la sua situazione”.
Quella che Giovanni Paolo II chiamava “antropologia adeguata” conserva quindi “tutto il suo valore” perché “tiene conto del fatto che quando l’uomo giunge a riflettere su di sé non può formulare il discorso prima di cominciare a essere uomo, ma è ‘obbligato’ a farlo sorprendendosi in azione”.
“Si trova già dentro un ‘esserci’ e, dall’interno di questo esserci, riflette su chi egli sia. Non v’è spazio per un’ipotetica riflessione aprioristica di carattere teorico sulla natura dell’uomo da cui dedurre una conoscenza da applicare successivamente alla vita”.
Il linguaggio della persona rivela quindi che l’uomo “è sempre storicamente situato”, perché “è nella storia che si gioca il dramma della sua libertà finita in cerca della libertà infinita di Dio”.
L’uomo di oggi, commenta il porporato, “non è pertanto meno desideroso di infinito di quello di ogni tempo. Il Redemptor hominis irrompe all’interno di questa sua costitutiva esperienza”.
La redenzione, constata, “non va intesa solo in chiave escatologica, come se l’azione di Cristo fosse esclusivamente finalizzata alla speranza di un riscatto in un astratto aldilà”, ma “è all’opera nella stessa possibilità donata all’uomo di dedicarsi incessantemente all’affascinante compito di svelamento dell’enigma del suo ‘esserci’”.
“L’uomo è prima e fondamentale via della Chiesa – ha concluso –. E lo è proprio in virtù della via tracciata da Cristo stesso, via che immutabilmente passa attraverso il mistero dell’Incarnazione e della Redenzione”.
Tra gli oratori del convegno figurano il prof. Dario E. Viganò, Preside del Pontificio Istituto Pastorale Redemptor Hominis, monsignor Rino Fisichella, Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense, e monsignor Luigi Negri, Vescovo di San Marino- Montefeltro.