Brasile: la bambina violentata e costretta ad abortire non è scomunicata

Il commento sul caso del nuovo Arcivescovo di Rio de Janeiro

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di Alexandre Ribeiro

BRASILIA, mercoledì, 11 marzo 2009 (ZENIT.org).- Il nuovo Arcivescovo di Rio de Janeiro, monsignor Orani João Tempesta, sostiene che non è stata posta una domanda nel caso della bambina brasiliana di Recife stuprata dal patrigno 23enne che è rimasta incinta di due gemelli e ha abortito al quarto mese di gestazione: “Perché siamo arrivati a questo?”.

La madre e il padre biologico della bambina erano contrari all’aborto, ma i medici dell’ospedale hanno detto loro che la figlia sarebbe morta se avesse portato avanti la gravidanza. Il padre, dopo aver capito che i medici stavano mentendo, ha chiesto aiuto a un servizio giuridico per impedire l’aborto, un diritto garantito dalla legge brasiliana, che considera un reato far abortire contro la volontà dei genitori della minore.

I medici dell’ospedale, tuttavia, per garantire che l’aborto venisse realizzato anche contro la volontà paterna hanno disposto il trasferimento della bambina in una struttura in cui è rimasta fino a che la gravidanza non è stata interrotta.

Nell’articolo diffuso questo lunedì dalla Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), monsignor Tempesta richiama l’attenzione sul fatto che molto del clamore dato dai media brasiliani all’episodio è stato dovuto a emittenti “guidate da gruppi religiosi indipendenti”.

“Quando una persona che, avendo degli squilibri emotivi, è capace di abusare sessualmente e brutalmente di una bambina, la società dovrebbe chiedersi: ‘Perché siamo arrivati a questo?’”, osserva.

“Per come vanno le cose nel mondo, è possibile che quello che oggi è un crimine domani sia una virtù, com’è già avvenuto per molte altre situazioni, ad esempio la campagna a favore dell’aborto”.

Nel caso della gravidanza della bambina, monsignor Tempesta constata che “la magistratura ha saputo offrire solo un tipo di aiuto: quello di uccidere i bambini minacciando la madre della minorenne che si trovava in questa situazione. Si parla tanto di diritti per tutti e si critica la Chiesa perché difende tutti”.

“Non posso credere che i diritti umani valgano solo per una parte, così come non so come i cristiani riescano a difendere l’omicidio di innocenti”.

“Interessante è la deposizione della madre della bambina, la quale ha testimoniato che l’unico luogo in cui non stata maltrattata ma rispettata è stato l’ufficio della Caritas – ha riconosciuto –. In tutti gli altri posti ha ricevuto solo accuse e maltrattamenti”.

“La domanda, tuttavia, resta: perché accadono queste cose? La nostra risposta è nel cambiamento di epoca e di cultura che viviamo attualmente”.

“La mancata valorizzazione della vita, della famiglia, dei valori, della fede ha finito per portarci a uno stile di vita edonista, soggettivista, consumistico e lassista, che sembra non avere soluzione”.

“Ma noi crediamo che il nostro mondo ce la può fare! – scrive il presule –. E’ la nostra speranza e la nostra lotta!”.

“Le situazioni degradanti e complesse aumenteranno finché non avanzeremo verso una società moderna, in cui le persone si rispettano, rispettano la vita e sanno coltivare i valori”.

“Finché viviamo nell”età della pietra’, risolvendo le cose uccidendo gli innocenti e creando violenza nella nostra fragile società, l’uomo avrà sempre nostalgia dell’utopia del ‘mondo nuovo’”, afferma l’Arcivescovo.

Il presule invita i cattolici a pensare “a queste vie che percorriamo oggi mentre viviamo la Quaresima e la Campagna di Fraternità, che si interroga giustamente sulle basi della nostra società”, discutendo la questione della violenza e della sicurezza pubblica.

“Dalla risposta che daremo a questi interrogativi dipenderà il nostro futuro”, ha ammesso.

La questione della scomunica

L’aspetto della questione che ha suscitato più scandalo sono state le voci secondo le quali la bambina sarebbe stata scomunicata per aver abortito.

In realtà, la scomunica non ha colpito la bambina, ma le persone che hanno provocato l’aborto.

“Anche considerando che per la Chiesa, in base al Diritto Canonico, il fatto della morte di un innocente indifeso è un atto che esclude dalla comunione ecclesiale la persona che la effettua, dipende anche dalla libertà di coscienza con cui la persona lo fa”, ha dichiarato monsignor Tempesta.

L’Arcivescovo di Olinda e Recife, monsignor José Cardoso Sobrinho, aveva spiegato ai media che la scomunica in casi del genere è automatica. Si è così diffusa la voce per la quale il presule avrebbe scomunicato la madre della bambina e i medici.

“Non sono stato io a scomunicare le persone coinvolte nell’aborto”, ha dichiarato il presule. “L’aborto è un crimine previsto nelle leggi della Chiesa. Questa è la pena della Chiesa”.

[Traduzione dal portoghese e adattamento di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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