MILANO, lunedì, 2 marzo 2009 (ZENIT.org).- E' con “profonda gioia” che il Cardinale Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo di Milano, ha annunciato in una Lettera alla Diocesi la beatificazione di don Carlo Gnocchi, fissata da Benedetto XVI per il 25 ottobre prossimo, 107° anniversario della nascita del sacerdote.

“In tutta la sua vita, don Gnocchi fu 'seminatore di speranza' – così lo definì Giovanni Paolo II –, tracciando così un luminoso sentiero di amore nel buio del dolore innocente”, scrive il porporato.

“Fu un prete che in anni assai tormentati seppe con convinzione ed entusiasmo dare fiducia ai giovani e credere fermamente nel valore 'santo' del dolore, soprattutto di quello innocente dei bambini. Fu un vero uomo di Dio, totalmente affidato al Signore Gesù, 'roveto ardente' della sua vita, del suo ministero e del suo slancio apostolico”.

Don Gnocchi, ordinato sacerdote nel 1925, fu assistente di oratorio prima a Cernusco sul Naviglio e poi nella parrocchia di San Pietro in Sala a Milano. Nel 1936 venne nominato direttore spirituale all’Istituto Gonzaga dei “Fratelli delle Scuole Cristiane”.

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, venne arruolato come cappellano degli alpini e partecipò alla campagna di Albania e di Russia.

Il suo animo, spiega il Cardinale Tettamanzi, “rimase profondamente segnato dalla tragica ritirata di Russia, durante la quale ebbe modo di prodigarsi con eroica dedizione ad assistere gli alpini feriti e morenti, raccogliendone le ultime volontà e accompagnandoli all’incontro con Dio”.

“Questa esperienza di dolore fece maturare in lui il progetto di dedicarsi pienamente ai sofferenti. Nacque così la 'Fondazione Pro Juventute', ora 'Fondazione don Carlo Gnocchi', nella quale furono accolti tantissimi ragazzi provati dal dolore e da lui curati con amore paterno, delicato e forte. Erano ragazzi vittime innocenti della devastazione della Seconda Guerra Mondiale: bimbi mutilati, orfani di quegli alpini che aveva accompagnato e assistito nel gelo della steppa russa, bambini abbandonati, ragazzi sofferenti a causa della poliomielite, esplosa drammaticamente proprio in quegli anni”.

“Di tutto questo 'dolore innocente' don Carlo volle essere custode e ministro, perché non fosse disperso, ma raccolto e trasfigurato dall’amore di Cristo crocifisso e risorto”. Per questo, è noto come “l'apostolo dei mutilatini”.

Consumato dalla fatica e dalla malattia, don Carlo morì la sera del 28 febbraio 1956. Il suo ultimo gesto, in un'epoca in cui in Italia il trapianto di organi non era ancora diffuso, fu la donazione delle cornee a due ragazzi non vedenti.

Un'immensa folla partecipò ai suoi funerali, celebrati nel Duomo dall’Arcivescovo Giovanni Battista Montini. Uno dei bambini di don Gnocchi lo salutò dicendo: “Prima ti dicevo ciao don Carlo, adesso ti dico ciao san Carlo”.

“Maria Santissima, la Vergine Madre alla quale don Carlo dedicò tutti i suoi centri e affidò i suoi ragazzi, ci doni ora di seguire con umile coraggio il suo esempio, diventando noi pure – con rinnovato e più generoso amore verso i fratelli bisognosi, soli e disagiati, malati e sofferenti – autentici 'seminatori di speranza'”, conclude il Cardinale.

Negli ultimi 50 anni, la “Fondazione don Carlo Gnocchi” ha ampliato il proprio raggio d'azione a favore di ragazzi portatori di handicap, affetti da complesse patologie acquisite e congenite, ma anche nei confronti di pazienti di ogni età che necessitano di interventi riabilitativi neurologici, ortopedici, cardiologici e respiratori.

Dal 1981 l'attività si è estesa all'assistenza degli anziani, in prevalenza non autosufficienti, e negli ultimi anni anche ai malati oncologici terminali e alle persone con esiti di coma.

La Fondazione, che ha alle proprie dipendenze oltre 3.400 operatori, è riconosciuta dal Ministero per gli Affari Esteri come Organizzazione Non Governativa (ONG) e promuove e realizza progetti anche nei Paesi in via di sviluppo.

Il processo di beatificazione e canonizzazione di don Gnocchi è stato avviato nel 1987 dal Cardinale Carlo Maria Martini. Nel dicembre del 2002 Giovanni Paolo II, riconoscendone l'eroicità delle virtù, lo ha dichiarato Venerabile.