CITTA' DEL VATICANO, domenica, 1° marzo 2009 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha nominato, mons. Antonio Maria Vegliò, finora Segretario della Congregazione per le Chiese Orientali, nuovo Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

Il presule sostituirà in questo incarico il Cardinale Raffaele Renato Martino, che secondo quanto stabilito dal diritto canonico ha presentato le sue dimissioni al compimento dei 75 anni (ha compiuto 76 anni lo scorso 23 novembre).

Il Cardinale Martino, titolare di San Francesco di Paola ai Monti, è originario di Salerno, dove è stato ordinato sacerdote nel 1957. E' stato Nunzio apostolico in Thailandia, Singapore, Laos, Malesia e Brunei, ricoprendo per 16 anni l'incarico di Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite. Nel 2002 è stato nominato da Giovanni Paolo II Presidente del Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace”.

L'11 marzo del 2006 era stato chiamato da Benedetto XVI a guidare il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, quando vi fu l'accorpamento di questo Dicastero con quello di Giustizia e Pace, divenendo così il terzo Presidente di questo Pontificio Consiglio dopo i Cardinali Giovanni Cheli e Stephen Fumio Hamao.

Mons. Vegliò è nato il 3 febbraio 1938 a Macerata Feltria, in provincia di Pesaro e Urbino. E' stato ordinato sacerdote il 18 marzo 1962. Il 27 luglio 1985 è stato eletto Arcivescovo titolare di Eclano.

Prima di entrare a far parte della Curia romana ha maturato una lunga esperienza diplomatica tra il 1985 e il 1999, soprattutto in Africa (Senegal, Guinea Bissau, Mali e Capo Verde) e in Medio Oriente (è stato Nunzio in Libano e Kuwait).

Il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti è stato creato da Giovanni Paolo II, nel 1988, che attraverso la Costituzione Apostolica “Pastor Bonus” gli ha affidato il compito di “impegnarsi perché nelle Chiese locali sia offerta un’efficace ed appropriata assistenza spirituale, se necessario anche mediante opportune strutture pastorali, sia ai profughi ed agli esuli, sia ai migranti, ai nomadi e alla gente del circo”.