La dignità della persona non è una “palla al piede” per il progresso

L’Arcivescovo Rino Fisichella riflette sulla “Dignitas personae”

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CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 1° marzo 2009 (ZENIT.org).- “La dignità della persona è una conquista faticosa dell’umanità, non una palla al piede per il suo progresso”, sostiene mons. Rino Fisichella, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita.

In un articolo apparso su “L’Osservatore Romano”, il presule riflette sui punti chiave dell’Istruzione Dignitas personae della Congregazione per la Dottrina della Fede, pubblicata il 12 dicembre scorso.

Da subito mons. Fisichella chiarisce che il documento vaticano non intende imporre divieti, ma difendere la persona e orientare eticamente la ricerca scientifica, che ha prodotto ottimi risultati nel superare per esempio le patologie dell’infertilità o nell’uso terapeutico delle cellule staminali adulte.

Successivamente, ha inquadrato la Dignitas personae nel contesto di preoccupazioni per i rischi di manipolazione della vita umana generati dalle nuove possibilità offerte dalle scienze biologiche e mediche.

“La dignità della persona – ha però avvertito – costituisce la base su cui ognuno costruisce la propria identità, le relazioni interpersonali che segnano la vita e la solidarietà che forma le diverse società sparse per il mondo intero”.

Infatti, ha spiegato, attorno al tema della vita “si gioca il futuro della società, delle giovani generazioni che in questo momento sono inconsapevoli spettatrici di quanto stiamo preparando per il loro modo di pensare e di comportarsi”.

“Merito di Dignitas personae è quello di ribadire con forza e a più riprese il valore dell’etica nella scienza, nella sperimentazione e nelle varie tecnologie biomediche”; perché “l’etica appartiene all’uomo di ogni tempo e di ogni cultura; è una condizione cardine dell’uomo nella sua ricerca di felicità.”

“Porla fuori gioco equivarrebbe a imporre spazi in cui entra solo la regola del più forte di turno, per le ingenti risorse finanziarie che si sono investite in questi ampi spazi della nuova economia”, ha affermato.

Ricordando che la vita è un bene indisponibile e un dono, mons. Fisichella ha poi detto che “la scoperta esistenziale di dipendere da qualcuno non è un dogma della Chiesa ma un principio filosofico ovvio e universalmente accolto”.

“È proprio nel riconoscimento di questa relazione di dipendenza che nasce la consapevolezza della gratuità e dell’enigmaticità dell’esistenza”, ha sottolineato.

Per quanto riguarda lo status degli embrioni, il Vescovo ha citato quanto affermato dalla Dignitas personae al n. 5: “La realtà dell’essere umano per tutto il corso della sua vita, prima e dopo la nascita, non consente di affermare né un cambiamento di natura né una gradualità di valore morale poiché possiede una piena qualificazione antropologica ed etica. L’embrione umano, quindi, ha fin dall’inizio la dignità propria della persona”.

“Come si nota – spiega mons. Fisichella – non si afferma esplicitamente che l’embrione è ‘persona’ per non entrare nel merito del complesso dibattito filosofico e giuridico; in ogni caso, implicitamente si ammette che lo sia perché se ne riconosce la ‘dignità’ dovuta alla persona”.

“È su questa strada che gli scienziati dovrebbero porsi perché la loro ricerca sia il più possibile conforme ai principi etici e capace di superare eventuali conflitti che potrebbero venire a crearsi con i giudizi etici e morali presenti nei diversi contesti culturali, religiosi e sociali”.

“La vera scienza si coniuga con l’umiltà non con l’arroganza; essa si nutre di gratuità non di facile guadagno”, conclude.

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ZENIT Staff

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