di Inma Álvarez
JAÉN, mercoledì, 25 febbraio 2009 (ZENIT.org).- La nuova legge sull’aborto che il Governo spagnolo vuole approvare rappresenta una vessazione nei confronti dei professionisti sanitari e “risponde unicamente a motivi ideologici”, afferma in una nota l’Associazione Nazionale per la Difesa del Diritto all’Obiezione di Coscienza (ANDOC).
L’ANDOC è nata a Granada nel 2001 per difendere l’obiezione di coscienza dei farmacisti che la Giunta dell’Andalusia voleva costringere a vendere la pillola abortiva. Attualmente ha come missione fondamentale quella di difendere l’obiezione di coscienza del personale sanitario, e agisce anche in settori come l’istruzione e la pena di morte.
Nella nota, l’associazione afferma che il disegno di legge “vuole far cedere” i professionisti sanitari contrari all’aborto, costringendoli “al dilemma di piegarsi a un’ideologia o farsi carico delle conseguenze lavorative o professionali corrispondenti”.
“La situazione attuale dei medici spagnoli non offre troppe scappatoie, dato che la maggior parte di loro è impiegata nella sanità pubblica”, avverte l’ANDOC.
Con la nuova legge, la considerazione dell’aborto cambia totalmente, perché quello che prima era un “crimine depenalizzato” passa ad essere “un diritto che si può esercitare entro certi termini temporali”.
Questo, osserva la nota, presuppone una pressione aggiuntiva contro il personale sanitario, che prima poteva rifiutarsi di effettuare aborti senza dover invocare l’obiezione di coscienza. Con la nuova legge, visto che l’aborto viene considerato “un atto medico esigibile”, l’obiettore “si trova in una situazione di eccezione”.
Oltre a questo, l’ANDOC denuncia che il Governo ha falsato il dibattito della Sottocommissione, visto che attualmente “non esiste un’obiezione di coscienza istituzionale, ma la maggior parte dei medici e del personale ausiliare individualmente, per motivi legali (basati su sentenze), scientifici o etici, rifiuta di partecipare a un aborto”.
“Sarebbe auspicabile che i promotori di questa legge si chiedessero, onestamente, se la ‘svalutazione dell’aborto’ si deve solo agli ‘ostacoli’ rappresentati dai medici obiettori o dalla mancanza di sostegno delle Comunità Autonome o piuttosto al fatto che provoca un danno alla donna, pone fine a una vita umana, impoverisce moralmente una società e incentiva un’attività sordida come il traffico dell’aborto”, afferma la nota.
Contraddice la Costituzione
L’ANDOC avverte che la base legale utilizzata per promuovere la legge “contraddice l’ordinamento costituzionale e manca di giustificazioni etiche, mediche e sociali”, oltre a rispondere “esclusivamente a motivi ideologici”.
L’associazione ricorda che la menzione dei “diritti riproduttivi” è “estranea alle grandi Dichiarazioni dei Diritti internazionali accettate da tutti i Paesi” e che i riferimenti a questi diritti “appaiono in alcuni documenti internazionali approvati senza il consenso generale”.
La Costituzione spagnola, inoltre, “stabilisce, da un lato, che la vita umana è un processo continuo che inizia con la gestazione e che termina con la morte”, dall’altro che l’obiezione di coscienza è, in questo caso, “un diritto costituzionale che per il suo esercizio non ha bisogno di una regolamentazione specifica”.
L’aborto, afferma l’associazione, “entra in conflitto con l’etica del medico, che ha come primo dovere prendersi cura della vita umana (articolo 4 del Codice di Etica Medica)” e “obbliga molti medici a procedere contro ciò che vedono e sperimentano quotidianamente nel loro lavoro: che nel grembo di una donna incinta c’è qualcuno, non qualcosa”.
L’ANDOC chiede infine ai professionisti del settore sanitario di “ribadire la loro vocazione di servizio alla vita, soprattutto dei più deboli e bisognosi, e difendere con i fatti le loro libertà e dignità professionali”.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]