I bambini con Trisomia 21 stanno perdendo il diritto di nascere

La Santa Sede rende omaggio a Jérôme Lejeune

Share this Entry

di Anita S. Bourdin

ROMA, mercoledì, 18 febbraio 2009 (ZENIT.org).- A distanza di cinquant’anni, la scoperta del professor Jérôme Lejeune ha rivoluzionato l’attenzione nei confronti dei bambini affetti da Trisomia 21, ha affermato questo martedì il professor Bruno Dallapiccola, docente di Genetica medica presso l’Università “La Sapienza” di Roma.

“Qualcosa di importante è cambiato nella storia”, ha osservato. C’è stata una “vittoria”. Ora, tuttavia, grazie a questa scoperta i bambini trisomici non arrivano a nascere.

“Le nuove frontiere della genetica e il rischio dell’eugenetica” è il tema del congresso organizzato dalla Pontificia Accademia per la Vita che si svolgerà in Vaticano il 20 e il 21 febbraio in occasione dell’assemblea annuale di questa istituzione.

Il congresso è stato presentato in Vaticano dal Vescovo Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia, da monsignor Ignacio Carrasco de Paula, cancelliere, e dal professor Dallapiccola.

Durante la conferenza stampa di presentazione, ZENIT ha chiesto del rapporto tra il progresso scientifico e il progresso etico, partendo dal caso della scoperta della Trisomia 21 da parte del professor Lejeune.

Jérôme Lejeune (1926-1994) è stato il genetista francese che ha scoperto che la sindrome di Down è dovuta alla presenza di un cromosoma in più. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, ma mai il Premio Nobel per la Medicina, secondo alcuni a causa delle sue posizioni etiche, in particolare della sua opposizione all’aborto. Giovanni Paolo II lo ha nominato primo presidente della Pontificia Accademia per la Vita.

La possibilità di diagnosticare la Trisomia ha finito per permettere tecnicamente di abortire i bambini affetti da sindrome di Down.

Monsignor Carrasco, che è stato amico del professor Lejeune, ha osservato che questi “non si è mai pentito della sua scoperta”. “L’etica è possibile!”, ha aggiunto, citando l’esempio dell’ospedale cattolico Gemelli di Roma, dove “si vive l’etica”.

“I bambini con Trisomia lì vengono al mondo. E grazie al miglioramento delle loro condizioni di vita possiamo risolvere i problemi che devono affrontare”, ha spiegato.

Il professor Dallapiccola ha ricordato che i bambini con Trisomia 21 “sono riusciti a raggiungere un’autonomia mai vista prima grazie alle cure psicomotorie e possono integrarsi discretamente nella società. Ottengono titoli. La scoperta del professor Lejeune ha potuto permettere questa vittoria”.

Nonostante questo, il docente non ha sottovalutato il fatto che la “selezione prenatale” faccia sì che un bambino su 2.000 portatore di una malattia rara “non abbia il diritto di nascere”, e che la diagnosi abbia anche condotto alla morte di embrioni che erano stati riconosciuti affetti da questi fattori.

Ad ogni modo, ha sottolineato che, nonostante la diagnosi, ogni anno conosce tra le 10 e le 20 famiglie che decidono di portare avanti la gravidanza e di accogliere un bambino affetto da Trisomia 21.

Nel 1963, il professor Dallapiccola ha fatto visita al professor Lejeune a Parigi. Da allora, ha dichiarato, “qualcosa di importante è cambiato nella storia” e nella società per quanto riguarda questi bambini, e di questo “non bisogna pentirsi”.

Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione