Don Giussani: l’amico a fianco nel viaggio della vita

Don Massimo Camisasca parla del fondatore di Comunione e Liberazione

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di Antonio Gaspari

ROMA, domenica, 15 febbraio 2009 (ZENIT.org).- E’ appena arrivato in libreria il volume scritto da don Massimo Camisasca “Don Giussani: la sua esperienza dell’uomo e di Dio” (San Paolo, 2009, pp. 165, Euro 14).

Si tratta di una introduzione al pensiero di don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione (CL), scomparso il 22 febbraio 2005. Una sorta di biografia spirituale, in cui si cerca  di far conoscere il pensiero del sacerdote lombardo.

Secondo Camisasca, “Giussani è stato un genio, un genio dell’umano e della fede, ma soprattutto l’amico che avresti voluto trovare sul sedile accanto a te, durante il viaggio della vita”.

Don Camisasca è stato per lungo tempo a fianco di don Giussani. I due erano insieme quando il fondatore di CL insegnava al liceo Berchet a Milano nel 1960.

Il libro inizia con un capitolo sulla vita di Giussani e spiega il suo pensiero, soprattutto il rapporto bellezza-verità. Nel volume viene esaminata poi la vocazione di educatore del sacerdote lombardo, mentre un’analisi particolare è dedicata alla catechesi fondamentale (il PerCorso) che Giussani offriva agli aderenti di CL.

Don Camisasca racconta anche la crisi del 1968 e il suo rapporto con la fine di Gioventù Studentesca e la nascita di CL nel 1969. Periodo in cui don Giussani individua, prima di altri, le radici nichiliste della contestazione in quello che ha chiamato “l’effetto Chernobyl” o “l’anoressia dell’umano”.

Nell’insegnamento di don Giussani è forte la “passione per l’uomo” e l’indicazione della vita come vocazione. Da qui i concetti di santità, lavoro, preghiera, e i tre consigli evangelici (obbedienza, povertà, verginità) che il fondatore di CL propone come ideale per la vita di tutti, compresi gli sposati.

Gli ultimi capitoli raccontano della devozione di don Giussani per Maria e la Misericordia.

“La cosa più bella da dire – scriveva don Giussani – è che abbiamo ad essere misericordiosi, ad avere misericordia gli uni verso gli altri… di fronte a tutti i peccati della Terra sarebbe ovvio dire: ‘Dio distrugga questo mondo così!’. Invece Dio muore per un mondo così, diventa uomo e muore per gli uomini, tanto che questa misericordia rappresenta il senso ultimo del Mistero.”

Per approfondire la conoscenza e gli insegnamenti di don Giussani, ZENIT ha intervistato  
don Massimo Camisasca.

Qual è la ragione che l’ha spinto a scrivere questo libro?

Don Camisasca: Sono passati solo quattro anni dalla scomparsa di don Giussani, e la sua persona è più viva e più presente ora che mai, in mezzo a quelli che l’hanno conosciuto. C’è anche però un grande desiderio di poterlo conoscere, da parte di molti che non hanno avuto la possibilità di ascoltarlo o di vederlo, e che non conoscono le sue opere.

Il mio libro nasce qui, dal desiderio di poter fare incontrare don Giussani, soprattutto a coloro che non l’hanno ancora visto, incontrato, conosciuto. Per questo ho pensato di trarre dal lungo corso della mia vicinanza di lui e della mia frequentazione dei suoi scritti, una sintesi della sua esperienza, un racconto cronologico, certo, che andando a ripercorrere l’itinerario delle sue opere ce ne ridia lo spirito, la sensibilità e il pensiero.

Ci può descrivere brevemente la struttura del suo testo?

Don Camisasca: Ho cominciato dalle prime opere, quelle nate negli anni Cinquanta ancora prima della nascita del movimento di Comunione e Liberazione, quando era insegnante di teologia. Poi ho ripercorso l’itinerario dei primi testi di Gioventù Studentesca, e infine il “PerCorso” della scuola di comunità, a cui attendono migliaia e migliaia di persone con un ritmo settimanale o quindicennale.

Poi ho attinto alle opere più importanti, come “Il rischio educativo”, come “Si può vivere così”. Ho mostrato le linee della sua passione per Cristo e per la Chiesa, e anche il suo fondamentale ecumenismo, la sua apertura, e infine ho percorso gli ultimi anni della sua vita, la sua attenzione verso Maria, il suo desiderio di fare penetrare l’uomo nello sguardo con cui la madre guardava il figlio, strada fondamentale per arrivare fino a Gesù, e infine la rivelazione di Dio come misericordia, rivelazione conclusiva di tutta la sua esistenza, come è stato per Giovanni Paolo II.

C’è un punto centrale del suo pensiero, una chiave di lettura da indicare a chi si accosta per la prima volta a Giussani?

Don Camisasca: Dal libro si può notare quanto vari siano stati i temi affrontati da don Giussani, quante mutazioni siano avvenute nel suo linguaggio, all’interno di una traiettoria costante, che è stata quella di portare Gesù agli uomini, soprattutto ai giovani, e mostrare quanto questa persona sia affascinante, risolutiva e infine chiarificatrice per la vita di ogni uomo e di ogni donna.

Ho visto in don Giussani anche un precorritore del concilio Vaticano II, e dico questo non per apologetica sciocca, ma perché sono profondamente convinto di questa mia tesi. Come il Vaticano II, egli ha sentito profondamente il grande allontanamento che si stava creando fra la Chiesa e gli uomini, e quindi fra Cristo e gli uomini, e ha inteso lavorare perché questo allontanamento venisse superato, perché gli uomini potessero riscoprire il fascino della persona di Gesù e della sua proposta, perché la Chiesa potesse tornare ad albergare nel cuore delle persone non come un ospite autoritario sgradito, ma come una presenza che dà calore e intelligenza.

Cosa ha da dire questo libro alla Chiesa tutta?

Don Camisasca: Questo libro, che spero possa essere tradotto presto almeno nelle lingue fondamentali, traccia un itinerario di riforma della vita della Chiesa, che a mio parere può essere utile per le altre chiese europee, oltre all’Italia, ma anche per le situazioni come negli Stati Uniti, Canada e il Latino America, dove la Chiesa sta cercando le vie dell’evangelizzazione.

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ZENIT Staff

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