ROMA, martedì, 10 febbraio 2009 (ZENIT.org).- La morte di Eluana Englaro, la donna di 38 anni in stato vegetativo da 17 morta questo lunedì sera, non ha l'ultima parola, ha affermato il portavoce vaticano.
Padre Federico Lombardi S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha commentato la fine terrena di questa fragile vita, avvenuta mentre in Senato si dibatteva un disegno di legge per proibire la sospensione della nutrizione e dell'idratazione che mantenevano in vita la ragazza.
Il sacerdote ha ricordato Eluana come “una persona a cui abbiamo voluto bene e che negli ultimi mesi è diventata parte della nostra vita”.
In una nota diffusa attraverso la “Radio Vaticana”, di cui è direttore, il gesuita commenta che “ora che Eluana è nella pace ci auguriamo che la sua vicenda, dopo tante discussioni, sia motivo per tutti di riflessione pacata e di ricerca responsabile delle vie migliori per accompagnare nel dovuto rispetto del diritto alla vita, nell'amore e nella cura attenta le persone più deboli”.
Citando le parole pronunciate da Benedetto XVI durante l'Angelus di questa domenica, ha quindi menzionato le persone che “non possono in alcun modo provvedere a se stesse, ma sono totalmente dipendenti dalle cure altrui”.
“'La morte di Eluana non può non lasciarci un'ombra di tristezza per le circostanze in cui è avvenuta”, ha riconosciuto padre Lombardi.
“Ma la morte fisica non è mai per il cristiano l'ultima parola. Anche in nome di Eluana continueremo dunque a cercare le vie più efficaci per servire la vita”, ha quindi concluso.
La morte di Eluana è avvenuta nel terzo giorno senza alimentazione né idratazione presso la clinica “La Quiete” di Udine.
I Vescovi italiani avevano chiesto ripetutamente la sua difesa, perché non dipendeva dai macchinari per vivere, ma unicamente dalla somministrazione di alimentazione e idratazione.
Quando è stata resa pubblica la notizia della sua morte, la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha emesso un comunicato per manifestare il suo “grandissimo dolore” ed esprimere la speranza che la sua morte unisca “quanti credono nella dignità della persona e nel valore indisponibile della vita, soprattutto quando è indifesa”.
“Facciamo appello a tutti perché non venga meno questa passione per la vita umana, dal concepimento alla sua fine naturale”, hanno dichiarato i Vescovi.