Condizioni drammatiche per i rifugiati dello Zimbabwe

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 10 febbraio 2009 (ZENIT.org).- La Caritas ha espresso la propria preoccupazione per circa 3.000 uomini, donne e bambini dello Zimbabwe che vivono in condizioni disperate in un campo di Musima (Sudafrica) circondato da fili metallici.

Il luogo ha le dimensioni di un campo di calcio e non ha strutture sanitarie e alloggi adeguati per ospitare queste persone.

I rifugiati hanno abbandonato uno Zimbabwe devastato dalla carestia che minaccia metà della popolazione, dall’epidemia incontrollata di colera e dalla violenza e dalla repressione diffuse. Il Governo del Sudafrica li considera migranti per motivi economici, il che vuol dire che può essere loro negato l’asilo.

“La situazione dei rifugiati dello Zimbabwe a Musina è terribile”, ha detto suor Aine Hughes di Caritas Sudafrica. “Sono ammassati senza alcuna considerazione per la loro dignità di esseri umani. Non viene fornito loro alcun alloggio. Stanno seduti sotto un sole cocente durante il giorno e si stringono l’uno all’altro sotto le stelle la notte per cercare sicurezza e calore”.

Nella prima settimana di febbraio, le precipitazioni nella zona sono state di 80 millimetri. I rifugiati cercano di raccogliere pezzi di plastica per coprire i loro magri averi e i bambini.

Solo a un lato di questo campo di sono 14 bagni chimici. Ci sono due strutture improvvisate per lavare, decisamente inadeguate, con il risultato che gli uomini e le donne sono costretti a lavare all’aria aperta.

Le tangenti sono gli unici mezzi di sopravvivenza, e chi è troppo povero per conformarsi a questa pratica è soggetto a ogni forma di discriminazione possibile.

“Le donne con cui ho parlato hanno affermato che di notte si rannicchiano in gruppo sperando di proteggersi a vicenda, ma nonostante questo molte sono state ripetutamente violentate, abusate sia dai propri connazionali che dai responsabili del campo, che in teoria dovrebbero difenderle”, ha detto suor Aine.

I rifugiati dello Zimbabwe devono anche affrontare gli abusi nella comunità locale. La settimana scorsa 48 bambini sono stati cacciati da scuole che li avevano accettati perché non indossavano la divisa giusta. Altri bambini sono stati minacciati di espulsione dai loro insegnanti perché il loro permesso di soggiorno è valido solo per sei mesi.

L’Ufficio Responsabile di Musina ha confermato che molti cittadini dello Zimbabwe si sono lamentati di essere stati truffati nelle paghe e minacciati di arresto e deportazione, nonostante abbiano lavorato, ma visto che non hanno potuto presentare una domanda di asilo avevano troppa paura e hanno lasciato il lavoro.

Il Dipartimento per gli Affari Interni registra circa 20 domande di asilo al giorno da parte di cittadini dello Zimbabwe. Si dice che si tratta di miranti solo a scopo economico e quindi non hanno le caratteristiche per richiedere l’asilo, per cui molte domande sono rifiutate. Per giorni l’iter è stato bloccato anche perché l’unità mobile non aveva carta sufficiente o non disponeva dei moduli adatti.

“La situazione dei rifugiati dello Zimbabwe a Musina è contraria a tutte le convenzioni e ai principi di assistenza umanitaria e dovrebbe essere affrontata con la massima urgenza”, ha osservato la religiosa.

I gruppi di aiuto hanno offerto tende per alloggiare i rifugiati, ma la municipalità di Musina ha respinto l’offerta.

La Chiesa cattolica a Musina fornisce cibo a 260-270 persone ogni giorno, tra cui circa 100 nuovi arrivati. Questo schema è operativo dal maggio 2008 e ha un costo di 6.800 dollari a settimana.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione