CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 3 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Il digiuno quaresimale ha lo scopo di “contenere il proprio io” per “fare spazio per l’offerta di sé a Dio”, perché solo Lui è la felicità a cui anela l’uomo.
E’ quanto ha affermato questo martedì mattina il Cardinale Paul Josef Cordes, Presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, intervenendo alla conferenza stampa di presentazione del Messaggio di Benedetto XVI per la Quaresima 2009, sul tema “Gesù, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame” (Mt 4, 2).
Il digiuno, ha spiegato il porporato, “vuole imprimere un taglio netto alla nostra vita”.
Questa pratica è presente anche in altre religioni: nel buddismo, ad esempio, ha l’obiettivo di distaccare dal corpo e dal mondo terreno, visti come fonte di sofferenza, mentre per l’islam è un pilastro della fede che viene “reso più vivo dalla lettura del Corano e dai tempi di preghiera”.
Il Cardinale ha sottolineato che esiste tuttavia “una differenza fondamentale tra il rifiuto del mondo da parte del Buddha o le leggi del ramadan islamico da una parte, e la Quaresima cristiana dall’altra”.
Il Buddha, infatti, “vuole liberare dal peso che la terra rappresenta; sopprimere lo stato di caduco attaccamento dell’uomo ad essa”. Dietro a ciò “si nasconde una visione del mondo gnostica, come se fosse buona solo la realtà spirituale, mentre quella corporale sarebbe necessariamente cattiva”.
Per l’islam, osserva, “esiste un’altra ragione per dimenticare ciò che è terreno. Dio ha il suo trono in una distanza infinita. Non si fa trovare nel mondo. Comunica con la creazione e con l’uomo solo mediante la sua legge, la sharia”.
La motivazione che induce il buddismo e l’islam al digiuno è quindi “la lotta contro il potere della materia sull’uomo”, con il digiuno che assume “una colorazione negativa; si tratta di liberarci dal peso che le cose create caricano su di noi”.
Questo atteggiamento, sottolinea il Cardinale Cordes, “rischia però di isolare l’uomo, e dunque di chiuderlo e di ripiegarlo su se stesso”. Per il cristiano, invece, “il desiderio mistico non è mai la discesa nel proprio sé, ma la discesa nella profondità della fede, dove incontra Dio”.
In un mondo sempre più simile a “un supermercato di tutte le possibili religioni”, il porporato sostiene la necessità di “imparare dalle altre religioni, ma anche di non cancellare i contorni della propria fede, di non scegliere sostituti o surrogati, ma di restare fedeli all’eredità ricevuta e di conoscerla sempre meglio”.
La “differenza fondamentale con gli obiettivi del digiuno” delle altre religioni, ha spiegato, è che la Quaresima “offre al cristiano un percorso spirituale e pratico per esercitare senza tagli e riserve l’offerta di noi stessi a Dio”.
Il digiuno durante la Quaresima non ha dunque una connotazione negativa. “Come potremmo noi disprezzare la nostra carne, se il Figlio di Dio l’ha assunta diventando davvero nostro fratello!”, ha esclamato.
“Lo spogliarsi e il rinnegarsi sono pienamente positivi: mirano all’incontro con questo Cristo”, ha proseguito, sottolineando che “i cristiani quando digiunano non girano attorno a se stessi. Si uniscono al loro Signore che digiuna e per quaranta giorni e quaranta notti nel deserto non ha preso cibo”.
“In Cristo cercano la comunione con il Tu divino. In Lui ricevono nuovamente in dono quell’amore che rinnova il loro essere cristiani. Ed è così che si impegnano nella lotta alla miseria e diventano messaggeri dell’amore di Dio”.
Ricordando che nella Quaresima è importante ricordare il ruolo fondamentale della carità per i cristiani, il Cardinale Cordes ha concluso osservando che il Messaggio di Benedetto XVI esorta a donare “rinunciando a ciò che è ‘buono e utile’”.
“Questa azione – sottolinea – deve avere per i fedeli un significato cristiano: contenere il proprio io deve fare spazio per l’offerta di sé a Dio; poiché solo Lui è, in fin dei conti, la felicità cui aneliamo”.