Arcivescovo Celli: Dio ha un ruolo nella sfera mediatica

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DALLAS (Texas, Stati Uniti), martedì, 3 febbraio 2009 (ZENIT.org).- Dio ha un ruolo nei media e la Chiesa dovrebbe evangelizzare le anime attraverso tutti i mezzi di comunicazione moderni, sostiene il presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali.

L’Arcivescovo Claudio Maria Celli lo ha affermato intervenendo venerdì sul tema “Il ruolo delle comunicazioni di massa nell’evangelizzazione” durante una conferenza promossa dalla New Evangelization of America.

Il presidente del dicastero vaticano ha parlato della natura interrelazionale del Dio Trinitario come base teologica per comprendere l’importanza della comunicazione, sottolineando che quest’ultima “non è solo un’altra attività della Chiesa, ma la vera essenza della sua vita”.

“La comunicazione della buona novella dell’amore di Dio per tutti gli uomini, come espressa nella vita, morte e resurrezione di Gesù Cristo, è ciò che unifica e dà senso a tutti gli altri aspetti della vita della Chiesa”, ha osservato.

Secondo il presule, senza comunicazione non c’è evangelizzazione e i media che stanno emergendo dovrebbero essere usati a tale scopo. Per questo, ha rimarcato l’importanza di essere preparati a livello sia tecnico che culturale.

Due chiavi

L’Arcivescovo ha spiegato che “ci sono due dimensioni di questa necessaria attenzione culturale: in primo luogo è importante che il comunicatore o l’evangelizzatore conosca la cultura generale del proprio pubblico – conoscerne le preoccupazioni, le paure e le speranze; in secondo luogo, deve avere familiarità con le specifiche sfide culturali presentate dall’ambiente dei nuovi media quando i cambiamenti della tecnologia hanno provocato modifiche significative nei trend di consumo dei media stessi”.

Il presule ha quindi espresso la propria speranza nei confronti del contesto culturale, visto che gli uomini sono creati a immagine di Dio, indipendentemente dal fatto che lo riconoscano.

“Essendo stati creati a immagine e somiglianza di Dio, è radicato nella natura umana il desiderio di essere amati e di amare. Questa intuizione mi dà una fiducia assoluta nel fatto che il messaggio centrale del Vangelo continuerà a risuonare nel cuore degli uomini”.

“La nostra missione – ha aggiunto – è portare la buona novella dell’infinito amore di Dio per tutti ai nostri fratelli e alle nostre sorelle come il più grande servizio che possiamo fare loro”.

“La nostra evangelizzazione non riguarda mai l’aumento dei nostri numeri o una maggiore influenza, ma si preoccupa di liberare la gente dai falsi dei che possono invadere la sua esistenza in modo semplice e furtivo”.

Una voce del coro

Il presidente del dicastero vaticano ha sottolineato la necessità di “far fronte alla cultura mediatica specifica che sta nascendo nel contesto dell’attuale rivoluzione delle tecnologie della comunicazione”.

Per questo, ha parlato della sfida della Chiesa di “considerare come cercherà di comunicare il suo messaggio nella nuova cultura delle comunicazioni che sta emergendo”.

La logica delle comunicazioni, ha continuato, “è stata radicalmente modificata: l’attenzione sui media è stata sostituita da una concentrazione sul pubblico, che è sempre più autonomo e deliberativo nel suo consumo mediatico”.

L’Arcivescovo ha ricordato la necessità di studiare i nuovi modelli sull’uso dei media, il loro effetto sul pubblico e lo sviluppo di forme dialogiche o interattive di “insegnamento e presentazione”.

Le comunità e i network, osserva, sono formati attraverso Internet e creano un “continente digitale” in cui “quasi un terzo dell’umanità” si riunisce per “cercare informazioni, esprimere i propri punti di vista e crescere nella comprensione”.

“Dio e la religione non sono esclusi da questa sfera mediatica, anzi, hanno entrambi un nuovo ruolo sociale al suo interno e sono argomenti di dibattito in una sorta di ‘ricerca di senso’ globale”.

“La Chiesa è parte di questo coro, una voce tra le altre, che proclama l’immagine di Dio che il Signore Gesù Cristo ha rivelato nel Vangelo”.

Una strategia perfezionata

L’Arcivescovo Celli ha riconosciuto la presenza della Chiesa in questo “continente” attraverso i siti Internet delle organizzazioni e delle Diocesi cattoliche, i blog di sacerdoti e religiose e varie altre pagine web.

“Dobbiamo sviluppare una presenza più strategica e integrata”, ha commentato. “Dobbiamo assicurare una presentazione più efficace, articolata e coesa della Buona Novella. Bisogna promuovere la comunione tra le migliaia di iniziative che stanno già emergendo”.

“Ognuno ha il suo carisma specifico, ma ciascuno è chiamato a riflettere la missione universale della Chiesa”, ha constatato.

A questo proposito, ha ricordato un nuovo progetto sviluppato con il Pontificio Consiglio: un database delle radio e delle televisioni cattoliche a livello di diffusione e produzione, Intermirifica.net.

“Si spera anche di ampliare il database includendo liste di podcast cattolici, agenzie di notizie, giornali e dipartimenti di comunicazione delle università cattoliche”.

L’Arcivescovo ha concluso il suo intervento portando ad esempio San Paolo, “il cui impegno nella proclamazione della Buona Novella a tutti i popoli lo ha portato non solo a viaggiare instancabilmente, ma anche a sforzarsi in modo disinteressato a capire quanti voleva evangelizzare”.

“L’impegno a raggiungere gli altri richiede la volontà di cambiare per essere più chiari e testimoni più autentici della fede che proclamiamo”.

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ZENIT Staff

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