Benedetto XVI invoca la libertà religiosa da parte della Turchia

Nel discorso ai Vescovi di questo Paese denuncia le violenze contro i credenti

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CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 2 febbraio 2009 (ZENIT.org).- La laicità come legittima distinzione tra sfera civile e religiosa va salvaguardata, ma lo Stato deve al tempo stesso garantire la libertà di culto: è quanto ha sottolineato Benedetto XVI nel discorso ai Vescovi della Turchia, ricevuti questo lunedì in Vaticano in occasione della loro quinquennale visita ad limina Apostolorum.

Per questo il Papa ha auspicato la creazione di una commissione bilaterale con la Turchia che esamini le questioni ancora irrisolte per il riconoscimento giuridico della Chiesa cattolica.

“La comunità cristiana del vostro Paese vive in una nazione retta da una Costituzione che afferma la laicità dello Stato, ma dove la maggior parte degli abitanti è musulmana”, ha detto il Santo Padre nel suo discorso in francese.

“È dunque molto importante che cristiani e musulmani si possano impegnare insieme per l’uomo, per la vita, come pure per la pace e la giustizia”, ha poi aggiunto.

Benedetto XVI ha quindi spiegato che “la distinzione fra la sfera civile e la sfera religiosa è certamente un valore che deve essere tutelato”.

Tuttavia, ha precisato, “spetta allo Stato assicurare in maniera effettiva ai cittadini e alle comunità religiose la libertà di culto e la libertà religiosa, rendendo inaccettabile qualsiasi violenza nei confronti dei credenti, qualunque sia la loro religione”.

Nonostante la costituzione laica sancisca la totale libertà di culto, i cattolici così come le altre minoranze religiose vivono una costante discriminazione di fatto, tanto che molti cristiani turchi preferiscono non esibire la propria fede in pubblico.

La Chiesa cattolica, poi, continua ad essere non riconosciuta, senza avere nemmeno lo status di “confessione ammessa” che il Trattato di Losanna del 1923 ha conferito agli ortodossi, agli armeni e agli ebrei.

Il mancato riconoscimento si estende alla questione dei beni e delle proprietà, ma anche a tutte le strutture come diocesi e parrocchie e al clero che non viene considerato come tale. In un contesto simile, risulta impossibile costruire nuove chiese o seminari, mentre il permesso di residenza per sacerdoti stranieri dipende dalla buona volontà delle autorità.

Nel suo discorso il Papa ha quindi elogiato la volontà di dialogo dei presuli con le autorità turche in particolare al fine di un “riconoscimento giuridico” della Chiesa cattolica e dei suoi beni, che “non potrà che avere delle conseguenze positive per tutti”.

Il Pontefice non ha poi mancato di soffermarsi sull’Anno paolino, che riveste un’importanza particolare nella terra dove l’Apostolo delle Genti è nato ed ha fondato numerose comunità.

“Mi compiaccio vivamente – ha detto il Papa – per la dimensione ecumenica” impressa alle iniziative in Turchia per l’Anno paolino auspicando che possano registrarsi nuovi passi in avanti nel cammino verso la piena e visibile unità di tutti i cristiani.

Allo stesso modo, si è quindi augurato che in Turchia sia sempre più facilitato ai pellegrini l’accesso ai numerosi luoghi significativi per la fede cristiana.
  
Il Papa si è quindi soffermato sui tanti discepoli di Cristo che hanno testimoniato il Vangelo in Turchia, fino al dono supremo della vita come don Andrea Santoro, ucciso a colpi di pistola da un ragazzo musulmano il 5 febbraio 2006, nella chiesa di Santa Maria a Trebisonda. Un omicidio a cui sono seguite altre aggressioni e minacce contro missionari cattolici.

Il loro esempio, ha proseguito, sia di incoraggiamento a testimoniare l’amore di Dio per tutti gli uomini.

“Il popolo di Dio – ha detto ancora – troverà un sostegno efficace alla sua fede e alla sua speranza nell’autentica comunione ecclesiale”, sottolineando il ruolo dei Vescovi come primi responsabili della realizzazione concreta di questa comunione.

La moderna Turchia, nata dallo sfaldamento dell’Impero Ottomano alla fine della Prima Guerra Mondiale, è stata proclamata una Repubblica democratica, laica e costituzionale,dal generale Mustafa Kemal Atatürk (1881-1938) il 29 ottobre 1923, dopo il Trattato di Losanna.

La Chiesa cattolica in Turchia è composta da tre circoscrizioni ecclesiastiche di rito latino. Sono presenti anche le comunità di rito orientale legate a Roma e guidate in tutto da sette Vescovi: l’armena-cattolica, quella caldea e quella siro-cattolica.

Su oltre 70 milioni di abitanti, il 99% è rappresentato da musulmani, per la maggior parte sunniti. I cattolici sono lo 0,05%.

Ai primi del Novecento, i cristiani erano all’incirca 2 milioni mentre oggi ne sono rimasti solo 150mila, quasi tutti concentrati nelle grandi città di Istanbul, Smirne e Mersin, il resto sparso in Anatolia in minuscole comunità.

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ZENIT Staff

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