CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 23 settembre 2008 (ZENIT.org).- La preghiera e il dialogo sono le armi per vincere l’ondata di anticristianesimo che sta attraversando l’India, ha affermato il Cardinale Oswald Gracias, Arcivescovo di Bombay e presidente della Conferenza Episcopale Indiana.
“In India tutte le persone di buona volontà, anche induiste e musulmane, provano orrore, sono scioccate, di fronte alle diaboliche azioni di coloro che non esitano a dare la caccia ai cristiani per ucciderli, a distruggere e incendiare case e chiese, senza alcun rispetto per la dignità e i diritti umani”, ha sottolineato riferendosi agli attacchi che i cristiani e le loro proprietà stanno subendo in queste settimane in vari Stati del Paese.
“Non riesco a spiegare questa campagna di odio contro i cristiani”, ha confessato in un’intervista a “L’Osservatore Romano”. “In India tutti si dicono scioccati per gli avvenimenti in Orissa. Ma solo dopo che la Corte suprema ha emanato direttive e svolto alcune indagini il Governo locale è parso svegliarsi”.
“La preghiera, anche per coloro che ci odiano, resta la nostra principale arma”, ha rivelato il Cardinale. “Non bisogna cedere alla tentazione della rassegnazione e tantomeno della vendetta. Alla fine non sarà il fondamentalismo a prevalere”.
Accanto alla preghiera, “è vitale, fondamentale” il dialogo, e “solo un vero dialogo interreligioso permetterà di eliminare ogni possibile causa di tensione e di disaccordo tra gruppi religiosi ed etnici in India”.
“Serve un dialogo profondo che non deve però mai essere impoverito dal sincretismo. Invece, alla luce del carisma di ciascuno, deve svilupparsi nel rispetto reciproco”.
La Chiesa cattolica in India, ha sottolineato, “non ha mai mancato” nel promuovere il dialogo, e continuerà a farlo rimanendo “dalla parte dei poveri, dei malati, senza guardare se sono induisti, musulmani o cristiani” e “riaffermando il diritto alla vita per tutti”, perché “è orribile che neonati vengano uccisi perché di sesso femminile”.
“Si tratta, in fin dei conti, di annunciare Gesù con la propria vita per contribuire a un nuovo sistema mondiale costruito sull’amore e sulla fiducia reciproca”.
La Chiesa indiana, ha proseguito, “prega e lavora perché i problemi che tanto ci stanno facendo soffrire siano estirpati alla radice e perché nella giustizia tutti gli Indiani possano essere uniti, senza distinzioni”.
“Abbiamo un obiettivo chiaro – ha dichiarato il Cardinale Gracias –: nessuno vada a letto affamato; nessuna dignità sia offesa; nessun diritto delle minoranze, compresa la libertà religiosa, sia negato; nessun povero sia abbandonato”.
Ritenendo “parola di Dio e speranza” “le grandi prospettive per l’India”, il porporato ha quindi alluso al tema del prossimo Sinodo dei Vescovi, che inizierà il 5 ottobre in Vaticano, definendolo un argomento “provvidenziale”.
“Spero che dopo il Sinodo tutti comprenderemo meglio che la parola di Dio è un messaggio di amore diretto a ciascuno di noi”, ha spiegato, osservando che l’incontro potrà donare all’India “una più profonda comprensione della Scrittura” in grado di rimuovere “equivoci e pregiudizi”.
“L’India è un grande Paese su cui sono riposte molte speranze. Ma ha innanzitutto bisogno di speranza”, ha riconosciuto.