Da una frode a un uomo d’affari nasce il Rosario Mondiale

Rivela il protagonista, Guillermo Estévez Alverde

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CITTA’ DEL MESSICO, giovedì, 4 ottobre 2007 (ZENIT.org).- Gli affollati incontri di preghiera planetari in occasione della Giornata Mondiale del Rosario sono nati dall’esperienza spirituale di un uomo d’affari che era stato truffato.

Lo confessa Guillermo Estévez Alverde, messicano, promotore della prima celebrazione di questo evento, nel 1996, in alcune dichiarazioni a ZENIT.

Decine (o centinaia) di milioni di persone, in gruppi piccoli o grandi, di ogni condizione sociale e di praticamente tutti i Paesi del pianeta, spesso in luoghi pubblici, si uniranno il primo fine settimana di ottobre per la Giornata Mondiale del Rosario.

Si tratta di un’iniziativa nata da laici messicani che riunirà in luoghi privati e soprattutto pubblici milioni di persone.

“A 40 anni non avevo mai recitato il Rosario – ha raccontato Estévez Alverde –. Mi dedicavo agli affari e avevo successo. A causa di una truffa di cui sono stato vittima sono dovuto andar via dal luogo in cui abitavo e ho sofferto per il fatto di dover lasciare i miei figli per 9 mesi, mentre si risolvevano i miei problemi giudiziari”.

“Mi sono avvicinato alla Chiesa, e ho cambiato il mio dio denaro per il Dio vero – ha confessato –. Ho iniziato a recitare il Rosario perché ho sentito che la Madonna chiedeva che si recitasse e si promuovesse”.

“Ho iniziato a recitare il Rosario ogni giorno per il mio socio, che mi aveva truffato, e per il mio avvocato, che mi aveva tradito”.

“Dall’angoscia che mi attanagliava ho iniziato a trovare la pace, al punto che ho parlato a chi mi aveva truffato per perdonarlo, così come all’avvocato”, ha spiegato.

“Ho perso l’ambizione di accumulare denaro e ho iniziato a cercare di far sì che i miei amici abbandonassero le loro preoccupazioni e vivessero più felici stando più vicini alla Madonna. Attraverso il Rosario mi sentivo molto vicino a lei”.

“Passato del tempo ho formato gruppi di preghiera in casa, tutti i martedì pomeriggio. Vi partecipavano mia moglie, i miei figli, quelli che lo volevano… Non è mai stato un dovere, era un invito. Si univano tutti i martedì fino a 60 o 80 amici”.

“Molti non li conoscevo neanche ma erano benvenuti, e il tema era recitare il Rosario. Ciascuno presentava le sue intenzioni a voce alta, e questo ci ha aiutati a conoscere l’animo di ciascuno”.

“Quando arrivavamo a 80, chiedevo a quelli che frequentavano da più tempo di non venire a casa, ma di organizzare nuovi gruppi in casa loro. In questo modo siamo partiti e aumentati”.

“Quell’anno Giovanni Paolo II stava per compiere 50 anni di sacerdozio e un sacerdote mio amico mi ha detto che bisognava fare qualcosa per il Papa come regalo”.

Da lì è nata l’idea di realizzare il Rosario più grande del mondo, fissato per il 20 ottobre 1996.

La recita del Rosario, spiega Estévez Alverde, non è “antica”, come alcuni potrebbero pensare.

“Io la vedo più attuale che mai. A me ha dato pace, e mi ha avvicinato a Dio. E mi ha fatto vivere molto felice”.

Il promotore del Rosario ha ripercorso i messaggi di posta elettronica che ha ricevuto e ha trovato testimonianze o adesioni di gruppi provenienti da Sudafrica, Australia, Nuova Zelanda, Congo, Cina, Vietnam, Russia, Repubblica Ceca….

Una delle cose più difficili, ha riconosciuto, è a volte comprendere la lingua di gruppi di preghiera che aderiscono all’iniziativa e che scrivono con alfabeti mai visti.
[Per maggiori informazioni e per comunicare la propria adesione, si può visitare la pagina web www.churchforum.org/rosario/ o inviare un messaggio a rosario@churchforum.org]

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ZENIT Staff

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