ROMA, lunedì, 4 giugno 2007 (ZENIT.org).- “Non c’è vera giustizia senza carità e non c’è vera carità senza verità”, ha detto il Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il Cardinale Renato Martino.

Sono queste le parole pronunciate dal porporato nell'intervenire questo lunedì mattina alla seduta inaugurale della 18° Assemblea Generale della Caritas Internationalis, che si svolgerà fino al 9 giugno nell'Aula del Sinodo in Vaticano sul tema: "Testimoni di carità, costruttori di pace".

Di fronte ai rappresentanti delle 162 organizzazioni cattoliche operanti in più di 200 Paesi del mondo nel campo dell'assistenza, dello sviluppo e dei servizi sociali, il Presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ha spiegato che “la giustizia non è la carità, ed infatti non c’è nessun ordinamento statale giusto che possa rendere superfluo il servizio dell’amore”.

La giustizia, ha continuato, “ha bisogno della carità perché altrimenti non riesce a purificarsi dal prevalere dell’interesse e del potere che l’abbagliano”.

Secondo il porporato, “la realtà materiale non riesce a comprendersi veramente senza la trascendenza (…) la ragione ha bisogno, proprio per poter essere ragione, di venire purificata dalla fede; così la giustizia dalla carità. Lo testimonia il fallimento di tutti i sistemi che mettono Dio tra parentesi”.

“La realtà ha bisogno di Dio per essere veramente se stessa; i sistemi politici hanno bisogno della religione per essere pienamente se stessi; l'analisi razionale e critica ha bisogno della prospettiva di fede per incontrare la storia”, ha sottolineato.

In merito alla scelta preferenziale per i poveri e alla lotta politica per la giustizia, il Cardinale Martino ha ricordato quanto affermato dal Papa nel libro Gesù di Nazareth: “La povertà puramente materiale non salva, anche se di certo gli svantaggiati di questo mondo possono contare in modo particolare sulla bontà divina”.

“Ma il cuore delle persone che non posseggono niente può essere indurito, avvelenato e malvagio – colmo all’interno di avidità di possesso, dimentico di Dio e bramoso solo di beni materiali”, scriveva ancora il Pontefice.

Infatti, ha sottolineato il porporato, “il modo vero di servire i poveri non è partire dalla loro povertà in senso sociologico, ma partire da Cristo povero”.

“Per questo ad Aparecida il Papa ha proposto di partire dal Cristo della fede apostolica trasmessaci dalla Chiesa e ha incitato i fedeli latinoamericani alla rivitalizzazione della loro fede in Cristo, nostro unico Maestro e Salvatore, che ci ha rivelato l'esperienza unica dell'Amore infinito di Dio Padre per gli uomini”, ha quindi aggiunto.

A questo proposito il Presidente di Giustizia e Pace ha spiegato che l'erroneità della “Teologia della liberazione” sta nel suo voler “partire dalla prassi di liberazione anziché da Cristo liberatore”, così da depotenziare “la dottrina cristiana e l’insegnamento della Chiesa, ossia il luogo teologico a partire dal quale poteva diventare cristianamente provocatoria anche la povertà del continente latinoamericano”.

Il Cardinale Martino ha poi constatato che “in questo modo, queste correnti radicali della teologica della liberazione hanno avuto un effetto secolarizzante, alimentando alla fine la cultura relativista”.

“Capita così, purtroppo, per ogni forma di impegno sociale e di solidarietà, quando si concepisce solo come opera di giustizia e non anche e soprattutto di carità, della carità che ci è stata rivelata da Cristo e che continua ad esserci insegnata dalla Chiesa”, ha continuato.

“La carità cristiana non è un amore cieco, ma un amore intelligente – ha ribadito il porporato –. Colui ch’è animato da una vera carità è ingegnoso nello scoprire le cause della miseria, nel trovare i mezzi per combatterla, nel vincerla risolutamente”.

“L'evangelizzazione – ha proseguito – si è sviluppata sempre insieme con la promozione umana e l'autentica liberazione cristiana. Amore a Dio ed amore al prossimo si fondono tra loro: nel più umile troviamo Gesù stesso ed in Gesù troviamo Dio”.

Il Presidente del Dicastero Vaticano ha quindi precisato che “la Dottrina sociale della Chiesa svolge il lavoro di 'purificazione' e, in quanto annuncio di Cristo, sempre richiama l’operatore di giustizia e di pace, alle autentiche radici – cristologiche ed ecclesiali – del suo impegno per la carità e nella carità”.

Il Cardinale Martino ha continuato affermando che “come dice la Centesimus annus, noi dobbiamo inquadrare la lotta per la giustizia nella testimonianza a Cristo salvatore”

In conclusione, ha sostenuto che “Cristo ci mostra il volto di Dio, un volto di carità e di verità, inscindibilmente unite. Non pensiamo di poter testimoniare la carità senza la verità; l’annuncio della verità è anche una forma impegnativa di carità ed ogni atto di carità, se è puro, disinteressato e lungimirante, è anche una testimonianza della verità”.