VENEZIA, venerdì, 22 giugno 2007 (ZENIT.org).- “La vita dei cristiani in Iraq diventa sempre più difficile”. E' il grido disperato lanciato questo giovedì da monsignor Louis Sako, Arcivescovo di Kirkuk dei Caldei, di fronte alla recrudescenza degli atti di violenza nei confronti delle comunità cristiane irachene.

Il presule, impossibilitato a partecipare ai lavori del Comitato scientifico del Centro internazionale studi e ricerche “Oasis” (www.oasiscenter.eu), che il 20 e 21 giugno si è riunito a Venezia, ha fatto pervenire un messaggio di appello, letto durante la conferenza stampa conclusiva per i giornalisti.

Nel messaggio l'Arcivescovo ha detto che “il governo attuale non riesce a garantire la sicurezza e ad applicare la legge. Non esistono milizie cristiane per difendersi. Quindi, un cristiano è vulnerabile per eccellenza”.

Inoltre, “in questi due ultimi anni sono aumentati gli attentati, le minacce e rapimenti”, ha aggiunto descrivendo una spirale di violenza in atto che non accenna a placarsi e che solo di recente ha visto l’assassinio di un sacerdote caldeo e di tre suddiaconi, avvenuto il 3 giugno a Mossul, e l'attacco del 5 giugno a due chiese nel quartiere di Dora, nella parte meridionale di Baghdad, dove si sta compiendo una vera e propria “pulizia religiosa” nei confronti dei cristiani.

“Insomma, data la situazione i cristiani lasciano l'Iraq per la Giordania, Siria, Libano, in attesa di un visto per l'Occidente o vanno verso il Nord - nel Kurdistan”, ha affermato.

Il Centro “Oasis” - che da sempre ha nel suo orizzonte di azione come prioritaria l’attenzione alle comunità di cristiani che vivono in Paesi a maggioranza musulmana - ha messo al centro dei lavori di quest’anno l’approfondimento di tutte le implicazioni riguardanti il “meticciato di civiltà e culture”.

Si tratta di un tema introdotto anni fa dal Cardinale Angelo Scola, Patriarca di Venezia, che nel suo intervento durante i lavori assembleari ha spiegato di aver utilizzato questa categoria per descrivere “il processo complesso ed in un certo senso inafferrabile di mescolanza di uomini e popoli ormai in atto a livello globale sul pianeta”.

Sempre nel suo messaggio, l'Arcivescovo di Kirkuk dei Caldei ha quindi detto che a suo avviso “il problema non è fra cristiani e musulmani. Il problema è il fondamentalismo che esclude l'altro e lo annienta per motivi religiosi, etnici..etc”.

“La soluzione – ha suggerito – è incoraggiare la cultura del pluralismo, e della convivenza. Aiutare la gente a riconoscere l'altro come una persona umana con valore assoluto (dopo Dio), e collaborare con tutti per una società migliore in cui ognuno viene rispettato”.

A questo proposito, l'Arcivescovo ha avanzato, infine, come proposta quella di “chiedere alla Lega dei Paesi arabi ed all'Organizzazione dei Paesi musulmani di fare di tutto per proteggere la vita degli iracheni e quella della comunità cristiana che è una realtà fondamentale nella storia e cultura irachena”.

Composto da personalità provenienti da tutto il mondo, da Paesi come Indonesia, Pakistan, India, Libano, Palestina, Arabia, Iraq, Tunisia, il Comitato scientifico internazionale si incontra una volta l'anno, alternativamente a Venezia e in un Paese del Medio Oriente, per permettere uno scambio di esperienze e giudizi tra i componenti, fare il punto sul percorso compiuto e tracciare quello futuro.

Il Centro Oasis dall’anno della sua fondazione, il 2004, ha visto crescere i suoi contatti nel mondo ed i suoi strumenti, che oggi sono: la rivista Oasis, semestrale plurilingue (quattro edizioni bilingui: inglese-arabo; francese–arabo; italiano-arabo; inglese-urdu) distribuita in Europa e nella maggior parte dei Paesi dell’Africa e dell’Asia; una newsletter online mensile (in italiano, inglese, francese), con iscrizione gratuita attraverso il sito; una collana di libri; e un sito internet www.oasiscenter.eu.