CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 14 giugno 2007 (ZENIT.org).- Cardinali e Vescovi hanno lanciato questo giovedì un appello affinché i cattolici manifestino con la loro generosità l’amore della Chiesa per le popolazioni indigene, afroamericane e contadine dell’America Latina.

E' quanto hanno detto a ZENIT il Cardinale Juan Sandoval Iñiguez, Arcivescovo di Guadalajara (Messico), e monsignor Edmundo Abastoflor Montero, Arcivescovo di La Paz (Bolivia).

Il Cardinale Sandoval Iñiguez, membro del Consiglio d’Amministrazione della Fondazione Pontificia “Populorum Progressio”, creata a questo scopo da Giovanni Paolo II, si è fatto portavoce delle enormi necessità che vivono queste persone.

“Questa Fondazione è una goccia d’acqua nel deserto, perché è poco quello che si dà per tutto il continente. Le necessità sono moltissime, ma è un gesto che deve essere imitato”, ha spiegato a ZENIT.

Il Consiglio d’Amministrazione della Fondazione ha approvato nella sua riunione annuale, conclusasi questo giovedì in Vaticano, donazioni per un valore totale di 1.884.000 dollari statunitensi a favore di 204 microprogetti di sviluppo in comunità, piccoli municipi o cooperative.

“Se la gente donasse più denaro alla Fondazione, i soldi si canalizzerebbero in aiuti ben orientati di autosviluppo”, ha spiegato il porporato, che accoglierà la riunione della Fondazione il prossimo anno a Guadalajara.

“La Fondazione si occupa di dare, non di prestare, per sostenere piccoli progetti di autogestione, di miglioramento delle abitazioni, di acqua potabile, di salute o di produzione”.

Dal 1992 al 2006, la Fondazione ha finanziato più di 2.000 progetti, il cui importo supera i 20 milioni di dollari. Attualmente, la principale fonte di aiuti è il Comitato della Conferenza Episcopale Italiana per gli Interventi Caritativi a Favore del Terzo Mondo.

“E’ una goccia nel deserto, sicuramente non è la soluzione, ma è un segno perché poi i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi, i cattolici facciano la loro parte. E’ un esempio”, ha affermato.

Riferendosi in particolare agli indigeni, il Cardinale ha considerato che è fondamentale sostenere l’istruzione delle popolazioni indigene “perché possano unirsi alla civiltà attuale senza perdere la loro cultura”.

“Come farlo?”, si è chiesto. “Il veicolo di fiducia è la Chiesa. La Chiesa può avvicinarsi a loro perché non perdano la loro cultura, ma anche perché non si isolino. Si tratta di un problema di istruzione, ma in cui interviene anche il problema della povertà e della salute”.

Da parte sua, monsignor Edmundo Abastoflor Montero, Arcivescovo di La Paz, ha confermato a ZENIT l’importanza di questa Fondazione soprattutto “nel settore dell’istruzione e dell’alleviamento della povertà”.

Il presule, che è anche membro del Consiglio d’Amministrazione della Fondazione, ha osservato che la Chiesa sta promuovendo inoltre un “dialogo interculturale più profondo”.

Secondo alcune fonti statistiche, gli indigeni in Bolivia rappresentano il 55% della popolazione, di poco più di nove milioni di abitanti.

In Bolivia, ad esempio, ha detto monsignor Abastoflor, la Chiesa ha creato la migliore biblioteca sui popoli autoctoni che vivono in nel Paese, perché raccoglie il 95% delle pubblicazioni di tutto il mondo nell’Istituto Superiore di Studi Teologici.

Questo materiale servirà da base per analizzare “come presentare il Vangelo in modo rispettoso e serio ai diversi mondi culturali dei nostri gruppi indigeni”.

“Con questo cerchiamo una conoscenza più profonda dei modi di pensare e di comprendere la realtà delle nostre popolazioni indigene, così da poter dialogare con le proposte del Vangelo, della Parola di Dio, che non contraddicono, ma valorizzano tutto ciò che di positivo esiste in queste culture, e mostrare altre vie per aspetti che forse non sono stati visti a sufficienza”.

“La Chiesa in Bolivia ha circa 1.500 centri educativi, che per la popolazione boliviana sono un numero considerevole”, ha proseguito l’Arcivescovo.“Non si tratta di centri privati, ma in rapporto di accordo con lo Stato, vale a dire lo Stato si impegna a coprire i costi, e la Chiesa si impegna a garantire un’istruzione di qualità che è molto apprezzata nel Paese”, ha concluso.