Questo sospiro di sollievo – che ha avuto eco sui media internazionali – applaude il patto raggiunto a Pechino sull’arresto del programma militare nucleare nordcoreano, frutto dei negoziati che hanno incluso Russia, Giappone, Stati Uniti, Cina e le due Coree.
L’agenzia “Fides” della Congregazione vaticana per l’Evangelizzazione dei Popoli ricorda che Pyongyang ha sottolineato che l’accordo prevede una “sospensione delle attività”, non la loro definitiva interruzione.
L’accordo stabilisce che entro 60 giorni Pyongyang debba avviare le procedure per il blocco delle installazioni e soprattutto del suo unico reattore di Yongbyon; in cambio riceverà immediatamente 50.000 tonnellate di combustibile – o l’equivalente in fondi o aiuti alimentari.
La Corea del Nord accetta anche di fornire – in cambio di altre fonti energetiche – un inventario della quantità di plutonio che possiede e di permettere le ispezioni dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA).
Poco dopo la firma dell’accordo, sono arrivati dalla Chiesa cattolica in Corea l’espressione della sua “gioia e soddisfazione” per questo fatto e il ringraziamento alle Nazioni che hanno contribuito “ad evitare una vera catastrofe per l’intera umanità”, come ha dichiarato l’Arcivescovo di Seul – e amministratore di Pyongyang –, il Cardinale Nicholas Cheong Jin-suk, all’agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere “AsiaNews”.
Per il porporato, l’accordo “ha evitato una catastrofe di portata inimmaginabile”. “Siamo soddisfatti e ringraziamo Dio per come si sono concluse le cose”, ha aggiunto.
L’accordo “presenta luci ed ombre, dato che l’energia che il regime vuole in cambio dello smantellamento andrà, come prima cosa, nei serbatoi dei mezzi militari – ha proseguito –. Tuttavia, dobbiamo pensare anche alla popolazione che, seppure in maniera inferiore, ne beneficerà”.
Da parte sua, il Governo degli Stati Uniti ha alluso martedì all’avvio di conversazioni in Corea del Nord volte a stabilire piene relazioni diplomatiche, e ha annunciato che nei prossimi due mesi avvierà i procedimenti per rimuovere Pyongyang dalla lista dei Paesi che sostengono il terrorismo, oltre a eliminare le sanzioni economiche per il Paese, ha sottolineato l’agenzia del PIME.
Il lancio di missili e la prova nucleare realizzata quattro mesi fa dal regime nordcoreano guidato da Kim Jong-Il sono stati il detonatore dell’allarme nella comunità internazionale.
“AsiaNews” ricorda che le forniture energetiche richieste dalla Corea del Nord per consegnare il suddetto inventario le permetteranno di mantenere attive le industrie destinate al programma di vendita di missili a Siria, Libia e Iran.
Nelle pagine del quotidiano “Avvenire” si sostiene che la vittoria diplomatica del regime di Pyongyang non tocca la popolazione coreana.
Per questo si riportano le cifre della fame: sono necessari almeno cinque milioni di tonnellate di alimenti, ma il Paese ne produce meno di quattro milioni.
I 23 milioni di abitanti del territorio vivono in una situazione aggravata quest’anno dalle forti piogge e dalle sanzioni imposte dopo gli esperimenti nucleari del 9 ottobre scorso, così come dalla sospensione dell’invio di 500.000 tonnellate di alimenti dalla Corea del Sud.
La “Caritas” ha già lanciato l’allarme per questa situazione a dicembre, e il Programma Alimentare Mondiale ha informato del fatto che 1,9 milioni di persone hanno bisogno di aiuti urgenti.
Ad ogni modo, in piena ondata di ottimismo per l’accordo di Pechino, Seul ha rilanciato la proposta di porre ufficialmente fine alla guerra di Corea (1950-1953), tecnicamente ancora in situazione di armistizio, come ha auspicato il Presidente sudcoreano Roh Mooh Yun, il cui viaggio ufficiale in Europa – ricorda “Fides” – prevede una tappa in Vaticano, fissata per giovedì.