Discorso del Papa ai confratelli delle Misericordie d’Italia e dei Donatori di sangue "Fratres"

CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 11 febbraio 2007 (ZENIT.org).- Riportiamo il discorso pronunciato da Benedetto XVI nel ricevere sabato in udienza la Confederazione Nazionale delle Misericordie d’Italia e dei Donatori di sangue “Fratres”.

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Cari amici delle Misericordie d’Italia!

Sono lieto di accogliervi e rivolgo il mio cordiale benvenuto a tutti voi qui presenti, grato per questa visita, che mi offre l’occasione di conoscervi meglio. Saluto il Presidente della vostra Confederazione e ringrazio il caro Cardinale Antonelli per le gentili parole che mi ha indirizzato a nome di tutti voi. Le Misericordie – è doveroso sottolinearlo – sono la più antica forma di volontariato organizzato sorta nel mondo. Esse risalgono, infatti, all’iniziativa di san Pietro Martire da Verona, il quale, nel 1244, a Firenze, radunò alcuni cittadini, di ogni età e ceto sociale, desiderosi di “onorare Dio con opere di misericordia verso il prossimo”, nel più assoluto anonimato ed in totale gratuità. Oggi la Confederazione delle Misericordia d’Italia riunisce oltre 700 “confraternite” – come voi eloquentemente le chiamate –, concentrate specialmente in Toscana, ma presenti in tutto il territorio nazionale, in particolare nelle regioni centrali e meridionali. A queste bisogna aggiungere i numerosi gruppi di donatori di sangue denominati “Fratres“. Più di centomila sono pertanto i volontari riuniti nella vostra benefica organizzazione; essi sono in modo permanente impegnati nell’ambito socio-sanitario. La varietà dei vostri interventi, oltre ad essere una risposta ai bisogni emergenti nella società, è segno di uno zelo, di una “fantasia” nella carità che deriva da un cuore pulsante, di cui è “motore” l’amore per l’uomo in difficoltà.

Proprio per questo meritate apprezzamento: con la vostra presenza e la vostra azione contribuite a diffondere il Vangelo dell’amore di Dio per tutti gli uomini. Come, infatti, non ricordare l’impressionante pagina evangelica nella quale san Matteo ci presenta l’incontro definitivo con il Signore? Allora, così ci ha detto Gesù stesso, ci sarà chiesto dal Giudice del mondo se nel corso della nostra esistenza abbiamo dato da mangiare all’affamato, da bere all’assetato; se abbiamo accolto il forestiero ed aperto le porte del cuore al bisognoso. In una parola, nel giudizio finale Dio ci domanderà se abbiamo amato non in modo astratto, ma concretamente, con i fatti (cfr Mt 25,31-46). E mi tocca sempre veramente il cuore, leggendo di nuovo queste righe, che Gesù, il Figlio dell’uomo e Giudice finale, ci precede con questa azione facendosi lui stesso uomo, facendosi povero e assetato e, alla fine, ci abbraccia stringendoci al cuore. E così Dio fa quanto vuole che noi facciamo: essere aperto per gli altri e vivere l’amore non con le parole, ma con i fatti. Alla fine della vita, amava ripetere san Giovanni della Croce, saremo giudicati sull’amore. Quanto è necessario che anche oggi, anzi specialmente in questa nostra epoca segnata da tante sfide umane e spirituali, i cristiani proclamino con le opere l’amore misericordioso di Dio! Ogni battezzato dovrebbe essere un “vangelo vissuto”. Tante persone, infatti, che non facilmente accolgono Cristo ed i suoi esigenti insegnamenti, sono però sensibili alla testimonianza di quanti comunicano il suo messaggio mediante la testimonianza concreta della carità. L’amore è un linguaggio che giunge diretto al cuore e lo apre alla fiducia. Vi esorto allora, come faceva san Pietro con i primi cristiani, ad essere sempre pronti “a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi” (1 Pt 3,15).

Vorrei poi aggiungere un’altra riflessione: la vostra realtà associativa costituisce un tipico esempio dell’importanza che ha il conservare le proprie “radici cristiane” in Italia e in Europa. Le vostre confraternite, le Misericordie sono una presenza viva e vivace, molto realistica, di queste radici cristiane. Al giorno d’oggi le Misericordie non sono un’aggregazione ecclesiale, ma le loro radici storiche restano inequivocabilmente cristiane. Lo esprime il nome stesso: “Misericordie”, e lo manifesta anche il fatto, già ricordato, che alla vostre origini c’è l’iniziativa di un Santo. Ora, le radici, per continuare a portare frutti, devono mantenersi vive e salde. E’ per questo che opportunamente proponete per i vostri soci dei periodici momenti di qualificazione e di formazione, per approfondire sempre più le motivazioni umane e cristiane delle vostre attività. Il rischio, in effetti, è che il volontariato possa ridursi a semplice attivismo. Se invece resta vitale la carica spirituale, può comunicare agli altri ben di più che le cose materialmente necessarie: può offrire al prossimo in difficoltà lo sguardo di amore di cui ha bisogno (cfr Enc. Deus caritas est, 18).

Desidero, infine, manifestarvi un terzo motivo di apprezzamento: insieme con altre associazioni di volontariato, voi svolgete un’importante funzione educativa. Contribuite cioè a tener viva la sensibilità ai valori più nobili, quali la fraternità e l’aiuto disinteressato a chi si trova in difficoltà. In particolare i giovani possono trarre beneficio dall’esperienza del volontariato, perché, se bene impostato, esso diventa per loro una “scuola di vita”, che li aiuta a dare alla propria esistenza un senso e un valore più alto e fecondo. Possano le Misericordie stimolarli a crescere nella dimensione del servizio al prossimo e a scoprire una grande verità evangelica: che cioè “c’è più gioia nel dare che nel ricevere” (At 20,35; cfr Deus caritas est, 30).

Cari amici, domani, 11 febbraio, festa della Madonna di Lourdes, ricorre la Giornata Mondiale del Malato, giunta ormai alla sua 15.ma edizione. Quest’anno l’attenzione è rivolta in modo speciale alle persone affette da malattie inguaribili. A molti di questi anche voi, cari amici, dedicate i vostri servizi. La Vergine Immacolata, Madre della Misericordia, vegli su ogni vostra confraternita, anzi, su ciascuno dei membri delle Misericordie d’Italia. Vi aiuti a compiere con autentico amore la vostra missione, contribuendo così a diffondere nel mondo l’amore di Dio, sorgente di vita per ogni essere umano. A voi qui presenti, a tutte le Misericordie d’Italia e ai donatori di sangue Fratres imparto di cuore la mia Benedizione.

[© Copyright 2006 – Libreria Editrice Vaticana]

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ZENIT Staff

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