25º anniversario della Fondazione Giovanni Paolo II

Celebrazione presieduta a Roma dai Cardinali Maida e Dziwisz

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ROMA, martedì, 31 ottobre 2006 (ZENIT.org).- Papa Giovanni Paolo II ha ispirato la natura e il nome di un grande numero di istituzioni e organizzazioni. Tra queste ce n’è una di cui egli stesso ha approvato gli Statuti.

Lo scorso fine settimana, i membri della Fondazione Giovanni Paolo II si sono riuniti a Roma per celebrare il loro 25° anniversario e discernere il loro orientamento nel futuro.

La commemorazione è stata inaugurata con una Messa nella Basilica di San Pietro e una processione alla tomba di Giovanni Paolo II. Il gruppo si è quindi trasferito alla “Casa del Pellegrino Giovanni Paolo II” per la benedizione speciale e per scoprire una targa commemorativa dedicata al suo benefattore.

Ha presieduto questi atti uno dei grandi pilastri della fondazione, il Cardinale Adam Maida di Detroit.

“Uno dei grandi doni che offre questa Fondazione – ha detto il porporato polacco-americano – è portare avanti questo meraviglioso scambio di fede e cultura di cui parlava il nostro precedente Santo Padre, e una manifestazione di ciò di cui il nostro attuale Santo Padre parla con tanto amore”.

Nel suo incontro con il gruppo di 800 persone nell’Aula delle Benedizioni il 23 ottobre, Benedetto XVI ha ricordato alcuni degli elementi di spicco del lavoro della Fondazione come ispirati dal suo “amato predecessore”.

Il Direttore generale della Fondazione, padre Stefan Wylezek, ha detto che il gruppo è rimasto piacevolmente colpito dal generoso spazio di tempo che il Papa gli ha dedicato.

“E’ stato molto emozionante per noi sentire la sincerità del Papa quando si è congratulato per il nostro lavoro ed ha sottolineato l’ispirazione di Giovanni Paolo II – ha detto in seguito a ZENIT –. Credo che possa vedere la presenza dello spirito del nostro fondatore tra quanti vengono a condividere le celebrazioni dell’anniversario”.

Secondo il sacerdote, Benedetto XVI ha ascoltato ogni rapporto individuale dei 40 Presidenti della Fondazione, che conta varie sezioni in 16 Paesi.

Ciascuno ha concentrato il proprio lavoro in stretta collaborazione con la comunità locale in base ai fini della Fondazione: studiare gli insegnamenti di Giovanni Paolo II ed educare la gioventù.

Alcune delle storie più belle vengono dalla patria di Giovanni Paolo II. Padre Wylezek, sacerdote diocesano di Wadowice, ha spiegato che attualmente sono stati avviati programmi dove insegnò Giovanni Paolo II, all’Università Cattolica di Lublino, per aiutare gli studenti dei Paesi del blocco comunista.

“Abbiamo 174 giovani di Paesi come Russia, Ucraina, Lettonia, ecc., che studiano in programmi di scambio sovvenzionati da noi – ha detto –. Papa Giovanni Paolo II ci diceva sempre di ‘insegnare, insegnare, insegnare e investire nella gente’, ed è il motivo per cui noi continuiamo”.

Il Cardinale Stanislaw Dziwisz ha ribadito il significato di questo concetto nella sua omelia di domenica scorsa, durante la celebrazione della Messa per i pellegrini. L’Arcivescovo di Cracovia, che per lungo tempo è stato Segretario particolare di Giovanni Paolo II, è ora Presidente della Fondazione.

Padre Wylezek ha raccontato che il Cardinale Dziwisz “ha considerato la ricompensa per il futuro delle nostre Nazioni, che possono avere intellettuali ben formati per la politica del governo pubblico, come opposta ai meri scambi finanziari che sono più limitati al ‘qui ed ora’ su questo pianeta, anziché più in là, in Cielo”.

Parlando in quella che a Roma è ormai conosciuta come la chiesa della Divina Misericordia, a Borgo Santo Spirito, il Cardinale Dziwisz ha detto al gruppo che ora più che mai possono contare sull’aiuto di Giovanni Paolo II, perché “egli lavora per noi dalla casa del nostro Padre celeste”.

Se qualcosa ha potuto incrementare il vigore o la motivazione di questa organizzazione, è stato il concerto vespertino internazionale offerto domenica scorsa in onore del Papa polacco.

Padre Wylezek ha detto: “Ascoltare la sua poesia, la musica, vedere immagini della sua vita proiettate sullo schermo, alternate a quelle delle nostre attività, faceva scendere le lacrime e dava più determinazione ai nostri cuori per portare avanti il nostro lavoro e farlo conoscere come meglio possiamo”.

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ZENIT Staff

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