A Verona è emersa “la Chiesa popolare”, sostiene il Vescovo di Spoleto-Norcia

SPOLETO, venerdì, 27 ottobre 2006 (ZENIT.org).- Con una riflessione intitolata “A Verona una esperienza di popolo”, pubblicata sul sito della Conferenza Episcopale Umbra (www.chiesainumbria.it), monsignor Riccardo Fontana, Arcivescovo di Spoleto-Norcia, ha voluto sottolineare l’emergere di quella che ha chiamato la “Chiesa popolare”.

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Monsignor Fontana, che è stato delegato della Conferenza Episcopale Umbra al IV Convegno Ecclesiale Nazionale e che attualmente ricopre la carica di delegato dei Vescovi umbri per il servizio della carità e migrante, ha spiegato che a Verona è emerso una parte della Chiesa che “non è per niente antitetica a quella gerarchica, ma solo aliena dal curialismo e dalla burocrazia”.

In occasione del Convegno Ecclesiale, ha continuato il Vescovo di Spoleto-Norcia, “come in una sorta di psicodramma dove si invertono le parti tra attori e spettatori, è emerso il mondo dei delegati, espressione di un laicato maturo, che esiste ormai su quasi tutto il territorio nazionale”.

Monsignor Fontana ha affermato che “la passerella di personaggi dotati di una certa notorietà” non ha “impedito agli attenti osservatori di accorgersi come la Chiesa c’è, direi, quasi citando per assonanza l’espressione che Manzoni riserva alla Provvidenza”.

“I commenti di corridoio (…) esprimono l’altra faccia della medaglia. Sono quell’Italia cattolica, matura e saggia che vuole profezia; ha pazienza, ma sa dove andare. Accoglie con religioso rispetto il Verbo di Dio, ma con senso critico il verbo degli uomini”, ha aggiunto.

“A Verona sono emerse alcune realizzazioni dell’ultimo decennio. Nel dibattito tra i delegati sono anche state dette con libertà talune stanchezze e, soprattutto, gli obiettivi da privilegiare per il futuro”, ha quindi osservato.

Secondo monsignor Fontana “al popolo dei cattolici italiani interessano meno le diatribe tra diverse impostazioni ideologiche e virtuosismi bizantini. (…) Interessa di più creare convergenza sui problemi veri”.

“Sono quaranta anni che si dice di dare più spazio al laicato, ma ora, finalmente, abbiamo potuto vedere che i laici ci sono e contano nelle Chiese diocesane”, ha sottolineato.

Il presule ha quindi rilevato che “gli applausi scroscianti ogni volta che si è chiesta più semplicità e maggiore adesione ai problemi della gente la dicono lunga sulle consapevolezze nuove e sull’intesa fortissima che si manifesta tra preti, Vescovi e laicato”.

In merito all’intervento del Pontefice Benedetto XVI, monsignor Fontana ha scritto: “Era dall’epoca di Paolo VI che non sentivamo più, nel fraseggio dei discorsi pontifici, lo stile personale e il dominio della materia trattata, come nello splendido discorso sull’identità cattolica tenuto da Papa Benedetto a Verona”.

“Rallegra il cuore e crea ascolto la libertà con cui l’antico teologo maneggia la Dottrina, fornendone sintesi sempre nuove. Rallegra il cuore ascoltare il successore di Pietro che insegna, non solo con l’autorevolezza del ruolo, ma anche con la capacità personale di avventurarsi nel tesoro della Tradizione, per dire la fede di Pietro con le parole di Benedetto XVI. E’ un linguaggio piano e concettoso, capace di intercettare quello del nostro tempo”, ha commentato.

“Alla libertà di un popolo credente – ha aggiunto il Vescovo di Spoleto-Norcia –, si affianca la libertà del pastore, affascinato dalla Verità, ma sempre pronto a ripetere a tutti che l’unico modo per mostrar vero ciò che diciamo è la carità”.

“A Verona – ha concluso monsignor Fontana –, in barba a tutte le dietrologie e i tentativi di lettura ideologica degli eventi, i cattolici italiani sono stati fedeli all’appuntamento che si erano dati. Più di tutto ha prevalso la voglia di essere ‘Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo’ e l’umile, efficace forza di volerlo essere”.

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ZENIT Staff

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